E' venuto anche il momento di Giorgio Di Centa: argento nel double pursuit

Battuto solo da uno scatenato Vittoz, che ha scaricato nella volata tutta la rabbia accumulata con il sospetto di doping fugato dalle controanalisi. Respinto dal fotofinish il disperato ritorno di Estil che lo aveva ostacolato sull'ultima salita ed era poi stato staccato.
La medaglia individuale è un sogno cullato fin da bambino, un traguardo raggiunto a 32 anni ma non destinato a risultare estemporaneo: staffetta e 50 km TC possono dare altre soddisfazioni

OBERSTDORF – 20 febbraio - Ancora gloria per l’Italia del fondo: Giorgio Di Centa è medaglia d’argento nel double pursuit dietro Vincent Vittoz (nella foto) e precedendo al fotofinish Frode Estil. Nella gara più massacrante del programma di questi Mondiali, resa ancor più dura dalla neve fresca che ai tedeschi gran favoriti ha causato problemi nella preparazione dei materiali, mettendoli in grosse difficoltà, l’azzurro finora più in forma e regolare ha conquistato la sua prima medaglia individuale mondiale. Un sogno che inseguiva da bambino, quando la sorella maggiore Manuela sbancava Olimpiadi, Mondiali e Coppa del Mondo, lui l’ha raggiunto a 32 anni, padre di tre splendide bambine, concretizzando il frutto di un lavoro misconosciuto, partito da lontano, e portato avanti con una professionalità e una tenacia incredibili.

Sul podio mondiale ci era già salito due volte, a Trondheim nel 1997 e a Ramsau due anni dopo, ma soltanto in staffetta: terzo gradino. Sempre in staffetta era stato secondo alle Olimpiadi di Salt Lake City. Il miglior piazzamento individuale era stato il 5° posto, in questa stessa gara, alle Olimpiadi, divenuto poi 4° a seguito della squalifica di Muehlegg per doping. Allora erano due frazioni di 10 km. Raggiunto e preceduto di un niente da Elofsson proprio sul rettilineo finale. Una delle tante beffe che hanno costellato la sua carriera.

diCenta.jpg (73909 byte)Tre giorni fa, in occasione dell’incredibile accoppiata Piller Cottrer/Valbusa nella 15 km TL, è stato protagonista  per due terzi di gara, venendo a mancare nel finale, là dove solitamente è autore di prodigiosi recuperi. Una giornata sbagliata: capita anche ai migliori, scrivevo. Ma se nello sport c’è senso di giustizia, auspicavo, Giorgio la medaglia la troverà alla prima occasione. Che è stata appunto questo “doppio inseguimento” che ha interpretato come meglio non avrebbe potuto. Ha patito  nella frazione in classico, tecnica di cui è il nostro massimo esponente attuale, tanto da arrivare al cambio con poco meno di mezzo minuto dal battistrada Botvinov, ma ha recuperato poi a skating, in progressione. Con gran fatica, senza farsi prendere dall’affanno quando Vittoz con uno stacco imperioso è riuscito a chiudere il buco che ancora li divideva dai battistrada e lui ne ha perso le code. Non si è perso d’animo. Ha tirato il fiato e si è riportato sotto nel giro di un chilometro, approfittando di un rallentamento del quintetto che fino a quel momento aveva guidato la corsa: il ceco Bajcicak, l’austriaco Botvinov, lo svedese Soedergren, il norvegese Estil e il bielorusso Dolidowitsch, vera sorpresa della giornata.

Da questo momento in avanti ha letteralmente cambiato marcia e tattica di gara. Per una volta tanto, facendo violenza al suo carattere di combattente, si è comportato da attendista, sfruttando il lavoro altrui per recuperare le energie spese nella rimonta e prepararsi per l’affondo finale. Che è venuto a poco più di 3 km dall’arrivo, quando Vittoz ha preso l’iniziativa scattando in salita e provocando la selezione immediata. I soli a resistergli Giorgio e Soedergren. Una cinquantina di metri di vantaggio, annullati sull’ultima salita, quando al traguardo mancavano poco più di 700 metri. Ancora un allungo di Vittoz  al centro della pista, con replica di Soedergren a destra e Giorgio a sinistra proprio mentre dall’esterno sta cercando di infilarsi Estil. La punta dello sci destro del norvegese si appoggia sulla coda di quello sinistro di Di Centa. Ne spezza l’azione, e l’azzurro, frenato di colpo, va quasi in rotazione.  E’ questione di un attimo, corre il rischio di una caduta o della rottura di un bastoncino, come poco prima era capitato al bielorusso, e proprio nel momento in cui si sta decidendo la gara. Si divincola rabbiosamente e riparte, riportandosi addosso a Vittoz e con lui si butta in discesa e inizia la volata sul rettilineo.

 Sci velocissimi per entrambi, che fanno la differenza, ma anche quelli di Estil, che torna sotto a doppia velocità con Bajcicak in scia. Il francese è chiaramente più veloce: in questa volata butta tutta la rabbia accumulata nei giorni scorsi per il sospetto di doping emerso dopo l’analisi del primo campione di urina ma fugato dopo che le controanalisi sul secondo campione hanno dato esito negativo. Nel frattempo, però, macerandosi, non si era più allenato e aveva perso faccia e credibilità di bravo ragazzo.  Tanta adrenalina accumulata da riuscire ad aumentare ulteriormente frequenze di spinta già elevatissime, così da prendersi qualche metro di vantaggio sulle pattinate più lunghe ma meno redditizie dell’azzurro che arriva sul traguardo quasi rialzato. Solo all’ultimo Giorgio si accorge del rientro di Estil, che riesce a respingere con un tentativo malriuscito di spaccata che risulta comunque sufficiente a dargli il secondo posto con qualche centimetro di vantaggio. Per l’assegnazione dell’argento ci vuole però il fotofinish. Che una volta tanto lo favorisce; sarebbe stata l’ennesima beffa. 

Arrivano il CT Albarello e Chenetti che, con questo nuovo exploit, si sono tolti un grosso peso dallo stomaco perché su Di Centa avrebbero scommesso anche carte false tanto erano convinti. Argento e, in più, altra grossa prestazione di squadra con Valbusa 9° e in lotta per la medaglia fino a 3 km dal traguardo, con Piller Cottrer 20° e Checchi 24° dopo essere stato il più reattivo nella frazione in classico e per un terzo della seconda a skating. Il primo ad abbracciarlo, però, è il fratello Andrea che lo ha raggiunto a Oberstdorf con papà Gaetano, fresco campione italiano ai campionati ANA nella categoria degli alpini più anziani, mentre Manuela è rimasta a Paluzza a tener compagnia alla mamma. Rita, la moglie, l’ha corsa l’ha seguita in TV, nella casa di Treppo Carnico con le tre figlie: Laura, Martina e Gaia: 8 anni, quasi 5 e 6 mesi e mezzo rispettivamente. La piccina non è certamente in grado di capire l’impresa di papà, ma ha sofferto la loro tensione  per poi condividerne la gioia dopo l'arrivo. Una famiglia che, in tutta semplicità, quasi anacronisticamente vive ancora valori che al giorno d’oggi sembrano ormai dimenticati, stretta attorno all’unico uomo di casa che la sua professione di fondista campione tiene troppo spesso lontano.

 Ma non glielo fanno pesare: sono consapevoli che questa è la sua vita, che ha scelto in piena libertà, per passione per quello sport che dai 17 anni, quando è stato arruolato, è diventato la sua professione. Lo sci di fondo che affronta con una serenità che va ben oltre lo spirito di sacrificio che è patrimonio genetico di chi si impegna in sport di fatica cavandone soddisfazioni che non sono certo e soltanto economiche. Lo stipendio da carabiniere e i premi di classifica sotto questo aspetto. Ma bisogna salire sul podio o piazzarsi bene. C’erano gli incentivi federali, ma sono sospesi da anni. Buono come il pane ma agonista e combattivo in tutto. Pure quando gioca a carte.

Una vita dura, che costringe a viaggiare in continuazione. Anche quando non è via per le gare o per i raduni della nazionale, come è capitato in questo inverno senza neve pure in Carnia, che lo costringeva ad espatriare quotidianamente in Austria per potersi allenare. Un’ora e mezzo d’auto per raggiungere la favolosa pista di Obertillach e altrettanto per ritornare, su una strada da far venire il voltastomaco tanto è piena di curve. In piedi già alle 7 del mattino anche dopo essere rientrato in piena notte da una gara di Coppa del Mondo che l’ha portato magari a centinaia di chilometri di distanza, per osservare alla lettera il programma di lavoro  predisposto da Chenetti, con ritorno nel pomeriggio inoltrato. E a casa, si sa, con tre bambine e il bosco e qualche animale da curare, anche se questo è un hobby, gli impegni non mancano….

Però ci sono momenti di felicità, come questa prima medaglia individuale,  che cancellano anche la fatica più ingrata. Ne sono stati protagonisti venerdì Pietro Piller e Bubo Valbusa, con tutta la squadra che ha tirato notte a far caciara, ora è venuta la sua volta di rivivere la scena di cui sono stati protagonisti i due compagni che, con lui e Zorzi, tenteranno il colpo grosso in staffetta. Le premesse ci sono, la gara odierna autorizza a crederci. Poi c'è sempre  la 50 km a tecnica classica con partenza in linea di domenica prossima: ci sarà da divertirsi a vederla, ma anche la prospettiva di festeggiare di nuovo.

E’ commosso Di Centa quando la giornalista della Rai lo intervista.  Parla trattenendo a fatica le lacrime. “Ho vissuto una settimana difficile, prima per la tensione della vigilia, poi trovando una giornata negativa nella gara d’apertura. Così nella mia mente sono cresciuti tanti dubbi, si è fatta larga la paura di avere sbagliato qualcosa nella preparazione. Oggi è stata una corsa durissima e al tempo stesso indimenticabile, soprattutto nell'alternato dove non pensavo di soffrire talmente tanto. L'argento è il premio per una vita di sacrifici, sono arrivato a 32 anni per sentirmi ripagato di anni e anni passati sugli sci. Per questo ringrazio mia moglie Rita e le mie figlie Laura, Martina e Gaia che avranno fatto un tifo infernale per me".

Fra un complimento e l'altro, c'è anche tempo per pensare alle prossime sfide. "Purtroppo nei prossimi giorni cominciano le prove a tecnica classica dove soprattutto i norvegesi la fanno da padroni. Noi siamo un passo indietro rispetto alla concorrenza, ma con l'entusiasmo per gli ultimi risultati possiamo chiudere il gap che ci separa dagli avversari".

 Giorgio Brusadelli         
www.fondoitalia.it           

Classifica double prsuit

1. Vittoz Vincent FRA 1.14.34.6; 2. Di Centa Giorgio ITA +0.8 FF; 3. Estil Frode NOR  +08 FF; 4. Bajcicak Martin SVK +1.3; 5. Soedergren Anders +2.1; 6. Dolidowitsch Sergei BLR +8.8; 7. Skjeldal Kristen NOR +11.5; 8. Botvinov Mikhail AUT+11.5; 9. Valbusa Fulvio ITA +48.0; 10. Pankratov Nikolai RUS +49.2; 11. Jauhojaervi Sami FIN +57.2; 12. Fredriksson Mathias SWE +1.02.6; 13. Similae Tero FIN +1.05.5; 14. Filbrich Jens GER +1.08.0; 15. Hasler Markus LIE +1.22.4; 16. Leybyuk Roman UKR +1.28.2; 17. Angerer Tobias  GER +1.32.7; 18. MagarJiri CZE +1.32.8; 19. Veerpalu Andrus EST +1.36.0; 20. Piller Cottrer Pietro ITA +1.36.7; 21. Olsson Johan SWE +1.44.4 ; 22. Dementiev Evgenji RUS +1.46.5 ; 23. Perrillat Christophe FRA +2.21.8 ; 24. Checchi Valerio ITA +2.28.8 ; 25. Bierke Esper Harald NOR +2.35.5 ; 26. Bundi Gion Andrea SUI +2.35.2 ; 27. Koukal Martin CZE +2.39.6 ; 28. Sommerfeldt Rene GER +2.40.3; 29. Mae Jaak EST +2.44.2; 30. Teichman Axel GER +3.28.3

I filmati delle gare

World Cup 2005 XC-skiing Otepae in 500kbit quality and
Xvid encoding, with audio in 64kbit mono mp3, English (avari181.mt.luth.se).

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