Skiroll.it: Aggiornato il 15-09-07.

SKIROLL: Luci e ombre dei Mondiali, le commenta il CT Pierluigi Papa

Rispettate dai risultati le previsioni della vigilia: delle 12 medaglie ipotizzate ne sono arrivate 11 per la mancata la partecipazione alla staffetta juniores femminile. Concorrenza sempre più qualificata, nettamente migliorate le prestazioni, ma la squadra azzurra resta ancora la più forte: per gli atleti, ma pure per lo staff tecnico. Organizzazione perfetta nelle due gare cittadine, disastrosa per quelle in salita

 5 SETTEMBRE - In sede di previsioni, tenendo conto dei risultati di Coppa del Mondo di questa stagione e dei precedenti Mondiali di La Tremblade, avevamo ipotizzato la possibile conquista di 12 medaglie in Croazia. Da Oroslavje la squadra italiana è tornata con 11: 3 d'oro, 4 d'argento e 3 di bronzo, contro il 4 4 3 russo, il 2 1 1  norvegese, i due ori  svedesi, l'oro e i due argenti tedeschi, i tre argenti dell'Ukraina e i 2 bronzi della Croazia. I conti non erano sbagliati: a mancare è quella della staffetta femminile junior per l’impossibilità di schierare la formazione disponendo di due sole atlete, Solange Chabloz e Silvia Rusconi. La terza, Ilenia Casali, era   rientrata in Italia. Purtroppo di più il convento non passa: la categoria juniores è ridotta ai minimi termini. Quella femminile poi, in più di una gara ha contato su una sola atleta, Marta Vicini, la "morosa" di Simone Paredi, per di più neofita dello skiroll. Con il senno di poi la si sarebbe potuta portare in Croazia. Visto il risultato della gara, se Russia e Germania si sono dimostrate fuori portata della nostra formazione, il terzo posto sarebbe stato invece sicuro anche con questa esordiente. Le previsioni, dunque, erano azzeccate; bisogna dare atto al CT , avv. Pierluigi Papa (nella foto), di aver fatto i conti giusti. Doveroso, a questo punto, chiedergli il suo parere su questi Mondiali (nella foto sopra il podio della staffetta femminile, l'unico che non ha visto presenza italiana).

 E’ un'Italia carica di medaglie di medaglie quella che torna da Oroslavje….
Mi sto rendendo conto a poco a poco della impresa che abbiamo compiuto in Croazia, grazie soprattutto alle telefonate dei nostri tifosi. Nei giorni dei Mondiali non c’è infatti tempo per nulla, finita una gara non riesci a realizzare sino in fondo cosa è successo e come sia realmente andata. Tutti intorno erano sorridenti e soddisfatti. Da ogni parte c’era un italiano che si congratulava e si complimentava, ma la tua testa sta pensando già alla gara successiva, se è sfuggito qualche particolare, ripeti mille volte la cronologia di quello che deve ancora succedere, e non c’è tempo di riflettere su quello che invece è già accaduto.
Oggi, piano piano, mi sto rendendo conto che abbiamo fatto un grande mondiale, con molte luci e alcune ombre, che non avevo messo in preventivo.

Forse perché è aumentata la concorrenza?
Punto di partenza di ogni analisi, è il livello che si è registrato a Oroslavje. Mi aspettavo concorrenza, e quindi era d’obbligo la prudenza, ma una senior che sale col tempo del turco Kizilarzan, che in quella salita è arrivato secondo in Coppa del Mondo due anni fa, è oltre ogni legittima aspettativa.

D’altro canto lo stesso penseranno gli altri di noi: cinque podi individuali senior su sei disponibili, con l’en plein perso di un soffio, è un’impresa anch’essa oltre ogni legittima aspettativa. Tutti i ragazzi convocati hanno al collo una medaglia, tranne due, che sono arrivati quarto (Sbabo) e quinto (De Pauli).

 Cerchiamo di entrare un po’ nei dettagli….
Le senior hanno corso in affanno, dando comunque il massimo: la nostra quarta azzurra del prologo abbassa, sotto la pioggia che ha accompagnato tutta la gara, il tempo della prima di Coppa dello scorso anno (la nostra Druidi) di 45 secondi. La prima arrivata abbassa il tempo dello scorso anno di sei minuti….., prendendo un distacco da Di Centa (nella foto all'arrivo) di tre minuti, e da Alfio di soli due su mezz’ora di gara! Chiunque ha partecipato a una gara in salita di skiroll, può capire la straordinarietà di questi tempi.

Quella che dominava in salita sino a ieri, la russa Vedeneva, è finita settima a dieci minuti dalla prima. La sprinter svedese Maria Magnusson, che ricorda un orsetto di peluche da coccolare, col suo viso sempre un poco triste, ha vinto la finale con un secondo e mezzo sulla russa Firsova, mentre nei maschi Bogatec ha perso la finale maschile con Berlanda per un centesimo di secondo (foto in basso).

Prendiamo atto della forza della concorrenza, e lavoriamo da oggi per due anni sino al prossimo Mondiale, per recuperare il terreno perduto. E godiamoci il risultato della nostra Junior Casali, che sarebbe finita sul podio anche delle senior, e ha chiuso con sei minuti di vantaggio sulla seconda.

 Qualche considerazione sui singoli….
 I nostri senior sono stati i dominatori dei Mondiali: Giorgio Di Centa si è presentato in piena condizione di forma, Alfio Di Gregorio ha fatto il suo miglior Mondiale di sempre, Sergio Bonaldi è un fuoriclasse, un regalo che il destino ci ha voluto riservare (nella foto il trio d'oro). Alessio Berlanda era perfetto: sicuro, non ha sbagliato un passo, una partenza, non un colpo a vuoto né una esitazione. David Bogatec pure, con una partenza meno brillante del compagno. Lo junior Michael Galassi, che doveva fare esperienza per il prossimo Mondiale, è arrivato terzo e ha vinto il prologo. Stessa grande gara per Michele De Pauli, finito sotto una macchina appena due mesi fa. Splendido anche Simone Miceli, compito assegnato perfettamente eseguito, con una serietà e una maturità esemplari. I nostri leader, i fratelli Pizzutto, hanno vissuto un Mondiale all’opposto: perfetto il più giovane Folco, fuori condizione il maggiore Glauco, sul quale avrei scommesso ad occhi chiusi (nella foto il podio juniores). Ha pagato le poche gare disputate quest’anno, di cui nessuna in salita, e una concorrenza che non permette più a nessuno di potere concedere qualcosa agli avversari se si vuole ottenere il risultato.

 

 In campo femminile, una grande promessa per il futuro dello sci e dello skiroll: Ilenia Casali
Coccolata dalle nostre senior, che l’hanno coperta di complimenti all’arrivo di ogni gara. Lo skiroll permette di misurare con una perfezione maggiore dello sci il motore di ogni atleta. Non c’era, nelle gare Mondiali, l’incognita dei materiali e delle scioline, non c’è la discesa che permette recuperi e richiede tecnica. Ci sei tu, e la salita. C’è il blocco delle ruote che ti permette di trasmettere al terreno tutta la tua potenza, e i puntali che intagliano l’asfalto. La Casali (al centro del podio nella foto in basso - Photo Pierre Teyssot) in queste condizioni, ha dimostrato di essere semplicemente, un talento e una fuoriclasse. Adesso entra nell’Esercito, il corpo militare che coltiva entrambe le discipline, e pertanto spero che abbia iniziato con noi un percorso che la porti al pieno di medaglie iridate in queste due discipline. Intanto ci siamo conosciuti, e penso piaciuti reciprocamente.

 Per il resto vale quanto già detto: tanto di cappello alle prestazioni delle nostre avversarie. Rammarico per la condizione di Mateja Bogatec, che ha perso un argento alla sua portata nello sprint, e la medaglia in staffetta, dopo averci portato i due ori di La Tremblade 2005, e l’oro e l’argento di Mosca 2006.

Una postazione azzurra ogni   cinquecento metri, e una ogni  chilometro nell’inseguimento. Un primato anche questo….
 Abbiamo salvato il bronzo in staffetta, dopo la rottura del puntale di Alfio, solo perché possiamo contare su uno staff tecnico unito, tutti grandi amici, e tutti con una grande competenza. Un grazie a tutti loro, prima al volante per mille chilometri, poi sotto la pioggia per ore a supportare i nostri azzurri e qualsiasi atleta di qualsiasi squadra avesse necessità. Il quarto senior, ucraino, ha ricevuto il cambio del bastoncino da noi nell’inseguimento. Grazie a tutti loro, che sono il tassello indispensabile della nostra squadra.

Luci e ombre dei Mondiali di Oroslavje

Belle le gare cittadine, nel deserto quelle in salita

 Detto degli atleti, è indispensabile un commento anche  sull’organizzazione di questi Mondiali, che faceva capo al delegato tecnico nazionale Zarko Galjanic, che a Piglio, in occasione della gara di Coppa del Mondo, era il delegato tecnico Fis. La Federazione internazionale in questa occasione era rappresentata dal francese Pierre Teyssot e dal direttore di gara Jurg Capol.

Sono stati Mondiali caratterizzati da chiari e scuri, luci e ombre, non derivanti solo dalle condizioni del tempo, splendido nelle giornate dello sprint e della staffetta, coperto il giorno dell’inseguimento, ma con acqua incessante e violente raffiche di vento in occasione della prova a tecnica classica in salita che ha aperto la manifestazione.

Eccezionali, come già era avvenuto nelle precedenti gare di Coppa del Mondo, le due gare nel centro cittadino. Anello perfetto, tutto chiuso al traffico e recintato nella zona di maggior afflusso del pubblico. Garantita, quindi, la piena sicurezza degli atleti. Perfetto il rettilineo dello sprint, troppo poco tecnico l’anello della staffetta. Piatto, con tre sole curve per giunta facili, impossibile fare selezione. Infelice la posizione del traguardo, posto a meno di 70 metri dall’ultima curva, dopo la quale era praticamente impossibile il sorpasso.

 Nel ciclismo, per esempio, il rettilineo d’arrivo dovrebbe essere lungo non meno di 200 metri. Qui chi vi entra per primo vince, il che significa che la volata va impostata da lontano per non correre il rischio di accopparsi in curva (foto a lato) per tentare il sorpasso. Probabilmente sarebbe stato meglio usare come postazione del traguardo la stessa dello sprint, 150 metri prima, oppure posizionare la linea d’arrivo 200 metri dopo la zona cambio (foto sotto). Soluzione macchinosa ma sicuramente più pratica.

Con le gare in centro città, di gente ce n’è stata parecchia, con piena soddisfazione degli atleti che si sono visti gratificare da questa presenza massiccia e dal tifo caloroso lo sforzo profuso nella competizione. Purtroppo lo stesso non è avvenuto nelle due gare in linea, entrambe in salita. Partivano entrambe da due diverse località isolate, e si concludevano in cima alla montagna, in località altrettanto isolate, rispettivamente dopo 6 e 18 km. Una rotonda nel caso del classico con partenze a cronometro; lo spiazzo antistante un albergo, unico edificio del luogo, per l’inseguimento a skating. Località deserte, quasi da incubo: come pubblico soltanto gli addetti ai lavori sia sul percorso che all’arrivo. Nessuna possibilità di riparo in caso di maltempo: manco un tendone o, almeno, un gazebo; gli unici disponibili quelli dei cronometristi e dello speaker dove l’acqua, spinta dal vento, arrivava ugualmente a fiotti. Per cambiarsi ci si doveva arrangiare nel pulmino. Per i bisogni corporali, più igienico rifugiarsi nel bosco che nei box predisposti. Organizzazione piuttosto approssimativa, quindi.

 Quanto alle condizioni della strada, bellissima quella per il classico con l’asfalto nuovo, disastrosa quella per lo skating. Fondo fatto di ciottoli mescolati con una bava di asfalto per un buon terzo di gara, buche e rappezzi malfatti per il resto. Una tortura per i concorrenti, che si sono ovviamente lamentati: roba da spaccare le gambe o causare cadute. Che si sono verificate. Condizioni inaccettabili in sede di omologazione del tracciato, che è stato invece approvato dal delegato tecnico. Non per fare dello sciovinismo, ma da noi un percorso del genere non sarebbe stato omologato. Anche per una questione di rispetto per chi lo deve affrontare, e che qui è mancato. Per molto meno in Presolana c’erano state contestazioni proprio da parte dello stesso Zarco Galjanic. Il delegato croato, del resto, aveva avuto da dire anche sull’organizzazione di Piglio dove c’era stato qualche casino nello sprint e nelle classifiche della mass start di cui, nel suo ruolo specifico di delegato tecnico Fis, era stato il principale autore. Trovando purtroppo valida mano nel giudice di gara italiano, la signora Vischi.

 Tutte cose da tenere in considerazione per i prossimi Mondiali per i quali Piglio ha già avanzato la propria candidatura, alla quale al momento si contrapporrebbe quella russa. Che non si capisce su quale credibilità possa contare dopo che in agosto non è stato possibile effettuare a Mosca la quarta prova di Coppa del Mondo a seguito della mancata concessione dei visti a ben 6 nazioni, Italia compresa. E questo appare strano dopo gli splendidi Europei organizzati l’anno scorso in Russia, a Yaroslavl. Forse, più che di visti, potrebbe trattarsi  di una questione economica a seguito di sponsorizzazioni mancate che ha costretto gli organizzatori alla rinuncia. Budget scarso, insomma (nelle foto i tre azzurri impregnati nella staffetta: in alto Di Gregorio, al centro Pession, sotto Paredi).

 Fortunatamente questo non è certo il caso di Piglio che, con la prossima Coppa del Mondo, sosterrà il test definitivo in vista dei Mondiali 2009 la cui localizzazione verrà decisa a fine mese nella riunione della Sottocommissione Fis dello skiroll a Zurigo. Dove, con tutta probabilità, verrà affrontata anche un’altra questione, la presidenza della stessa Commissione, che sarà votata al Congresso FIS 2008 nel maggio prossimo in Sud Africa.

Bagarre in vista. Da tempo, infatti, si sta tramando alle spalle dell’attuale presidente, il francese Jean Pierre Cochet, gentiluomo e galantuomo di quello stampo di cui si va perdendo traccia, creandogli il vuoto attorno e prospettando come sostituto Zarko Galianic.
Il diretto interessato ne era logicamente tenuto all’oscuro, e questo tipo di manovre non fa certo onore allo sport. Non crediamo che lo skiroll ne guadagnerebbe nel cambio: sarebbe un ritorno all’età della pietra, alle pastette che tante volte ne hanno inquinato l’evoluzione da sport di pochi “patiti” a coinvolgimento dei campioni dello sci di fondo. Come è avvenuto quest’anno a Oroslavje con Giorgio Di Centa, oro olimpico di Torino 2006 nella staffetta e nella 50 km che ha dato maggior lustro ai Mondiali con la sua presenza. Che avrà sicuramente seguito ed espansione nei prossimi Mondiali poiché Giorgio (nella foto in basso durante la sfilata), felice di questa esperienza in Croazia, farà certamente proseliti nella nazionale di fondo.

I mondiali giorno per giorno

Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it

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Aggiornato il 15-09-07.