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Piller Cottrer 6° trionfo con record nel Grand Prix Sportful

Battuto di un minuto il primato stabilito da Muehlegg nel 2001. Successo determinato da grandi avversari e condizioni ottimali di forma, di tempo e strada. La Yambaeva sullo squadrone russo che la esclude. Un record anche di partecipazioni, con quasi trecento iscritti

 6 OTTOBRE – Vittoria, la sesta, e record. Filotto per Pietro Piller Cottrer nella trentesima edizione del Gran Prix Sportful, prova in salita  (km 11.3) da Feltre Pedavena a Passo Croce d’Aune. Un’impresa considerando il campo dei partenti e il tempo stabilito (33.48”6) inferiore di un minuto e sette decimi a quello stabilito da Johann Muehleg il 7 ottobre 2001. Un Muehlegg che, come avrebbero dimostrato 5 mesi dopo le Olimpiadi di Salt Lake City, non era certo in odore di santità, imbottito di Nesp fino alla cima dei capelli.

Dopato e giustamente squalificato proprio nella giornata di chiusura dei giochi, che fu invece trionfale per la nostra Paruzzi, che si guadagnò l’oro della 30 km in classico. Con la squalifica Muehlegg venne privato di tre medaglie d’oro e chiuse in modo ignominioso la sua carriera di fondista. Reietto anche dalla Spagna e dal re Juan Carlos che aveva già programmato di tributargli tutti gli onori del caso. Dall’altare nella polvere nel giro di poche ore.  In quell’occasione Pietro arrivò quarto, a 20 secondi, preceduto dagli slovacchi Batory e Bajcicak che se la giocarono con il tedesco naturalizzato spagnolo fino all’ultimo tornante.

 A 12 mesi di distanza il primo dei 6 successi, condiviso pari tempo (36’26”6) con Giorgio Di Centa, continuato con altri 4 e interrotto solo l’anno scorso dallo stesso Di Centa.

Stavolta non ce n’è stato per nessuno. Che fosse in gran forma se n’erano accorti anche i compagni di squadra negli ultimi raduni: una spanna sopra tutti, una spinta di braccia terrificante anche per Clara, che pure pensava di detenerne il monopolio. In questa occasione, al di là della forma eccezionale, tutto ha giocato a suo favore a differenza degli ultimi anni quando si è corso anche sotto la pioggia. Condizioni climatiche eccezionali con la giornata soleggiata ma fresca, l’umidità contenuta, la strada ripulita dalle foglie e liscia come un biliardo, come del resto nel giorno di Muehlegg, e gara tirata fin dall’inizio a velocità folle.

Subito battaglia per il traguardo volante davanti alla birreria, dove Nicola Morandini (nella foto) ha preceduto Jules Pession, e ritmo elevatissimo anche sui primi tornanti, il tratto più duro, quando, a dettare il passo per quasi 6 km, si è messo Roland Clara marcato stretto dal russo Legkov. Il più combattivo di uno squadrone che allineava anche Dementiev, l’oro del pursuit di Torino 2006. Sono rimati in una ventina, tutti in fila per sfruttare al  massimo il relativo vantaggio della scia, perdendo progressivamente pezzi all’uscita di ogni tornante, dove la velocità veniva rilanciata. Tutti fondisti, per il semplice fatto che sono nel momento migliore della preparazione e questa è una salita tagliata per loro, con due soli skirollisti, Alfio Di Gregorio e Simone Paredi  (nella foto), che stanno invece chiudendo la loro stagione agonistica e hanno concluso al 12° e 13° posto. Migliorando entrambi i loro tempi precedenti.

A 3 km dal traguardo si sono ritrovati in tre: KillerPiller, il sorprendente finlandese Juha Lallukka, che dopo aver tentato di staccare i compagni di fuga  si è un po’ piantato, e Legkov (nella foto sotto), l’ultimo a mollare quando Pietro ha allungato guadagnando quei pochi metri che gli hanno assicurato il successo. Il record ormai era certo: se n’era reso conto controllando il cronometro al cartello dei -3 km, dove inizia la gara dei giovanissimi. “Continuando di quel passo l’avremmo battuto d i parecchio. Ci tenevo, era il mio primo obiettivo, ha confessato al traguardo, mentre ancora ansimava per lo sforzo violentissimo. Ma per ottenerlo, ovviamente era indispensabile vincere. Per questo ci ho messo tutto nello scatto con il quale mi sono liberato di Legkov, che in volata è fortissimo, e aveva fatto tutta la gara di testa senza manifestare il minimo cedimento. Lo guardavo negli occhi, che denunciavano freschezza e determinazione quando lo affiancavo mentre salivamo ancora intruppati e mi spostavo lateralmente per vedere come eravamo messi.

E stava ancora ottimamente quando ci siamo ritrovati in tre, e fortunatamente né lui né il finlandese, che non conoscevo bene e non sapevo quanto valesse con gli skiroll e su una salita del genere, hanno cercato di fare i furbi. Combattivi e leali fino all’ultimo: è stato bello. Ognuno ha  fatto la sua parte, alla fine ho vinto io. Non era certo una vittoria scontata poiché qui c’era gente che ha già vinto tanto in carriera. Nello sci di fondo ma anche, ultimamente, in gare di skiroll contro gli scandinavi. Tutti preparati per vincere, non certo per fare semplice atto di presenza. Proprio per questo la mia soddisfazione è ancora più grande.” (nella foto il podio maschile)

Il suo trionfo era stato preceduto di pochi minuti da quello di Tatiana Yambaeva, russa che corre "isolata" dallo squadrone dei connazionali. E’  magra e smunta e all'apparenza insignificante, ma è una fondista di vaglia. Nello skiroll ha vinto il mondiale di pursuit l’anno scorso sulle salite di Oroslavjein Croazia, ed è stata battuta dalla nostra Marianna Longa nel recente campionato europeo al Sestriere. Salita da percorrere in classico, tecnica in cui l'azzurra eccelle. Anche per buoni risultati precedenti si aspettava di essere inserita nella squadra di Coppa del Mondo, ma non l’hanno presa in considerazione. Così  qui è quindi venuta sola, accompagnata dal suo allenatore, per prendersi una prima rivincita. Lontana dai connazionali in sala da pranzo, implacabile in gara quando Olga Rotcheva ha imposto il suo ritmo alla gara. Che, per la prima volta dopo 29 edizioni, ha visto le donne correre non più inserite nella partenza unica con i maschi.

Farle partire un quarto d’ora prima è sicuramente la più bella trovata di questo trentennale, celbrato alla grande dalla Sportful, che da questa decisione ci ha guadagnato anche in fatto di spettacolarità poiché le 30 partecipanti hanno potuto effettuare ognuna la propria corsa secondo tattica e forza individuali senza  trovarsi immischiate nel plotone maschile che tutt’al più le può favorire sul piano cronometrico ma non certo su quello agonistico derivante dal confronto diretto. Che c’è stato subito, innescato dal traguardo volante che metteva in palio cartoni di birra e si è immediatamente frazionato sul primo tornante quando, dietro la Rotcheva, si è piazzata in stretta marcatura la Yambaeva seguita dalla finlandese Riitta Roponen.

Poco più dietro Arianna Follis con Evgenia Medvedeva e, a ridosso, Antonella Confortola che di li’ a poco si sarebbe messa in caccia delle battistrada ormai scaglionate. Yambaeva prima staccandosi in  progressione e guadagnando subito una cinquantina di metri su Rotcheva, Roponen in difficoltà perdendo inesorabilmente terreno e posizioni. Situazione che alla fine si consolidava con Yambaeva che vantava una cinquantina di metri su Confortola che nel frattempo aveva raggiunto e staccato Rotcheva. Distacco inalterato fin sul traguardo, dove Follis precedeva Rotcheva raggiunta proprio all’ultimo tornante  e staccata di forza (nella foto sopra il podio femminile).

 Due azzurre sul podio, Longa settima e Sabina Valbusa nona con 6 russe alle loro spalle costituiscono un bilancio inaspettato in termini tanto consistenti. Stanno a dimostrare che Alfred Staurer sta lavorando bene con la squadra femminile come del resto Marco Selle con quella maschile e che potremo affrontare la prossima stagione di Coppa e i Mondiali di Liberec ancora in termini concorrenziali come è avvenuto nel recente passato e come dovrebbe essere nel futuro a breve termine se i nostri “vecchietti” manterranno lo spirito e la vitalità attuale e i loro immediati rincalzi, Clara (nella foto in testa ai battistrada), Checchi e Moriggl li sapranno imitare. Come ha dimostrato Di Centa uscito con lo stomaco travagliato dal viaggio un po’ avventuroso fra la Val Senales e  Feltre ma ugualmente combattivo in gara. La professionalità non è certo in discussione: non altrettanto quella di certi dirigenti che dovrebbero assicurarne, nel prossimo decennio, attraverso le nuove leve, una continuità fin qui garantita da medaglie olimpiche e mondiali delle quali non sono mai stati mai valutati abbastanza la portata e il peso, oltre che l’importanza di una programmazione che dovrebbe essere univoca e non lo è affatto.

Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it




Da staff, Lunedě, 06 Ottobre 2008 09:55, Commenti(0)
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