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Laureati nello sport: valore aggiunto, però emarginati

E' il caso di Nicola Scrignaro e Gianluca Raineri, i migliori del corso allenatori di secondo livello, che non hanno trovato spazio nelle strutture del fondo, federali e non. Il primo ora collabora con fondoitalia.it

 24 LUGLIO - A lume di buonsenso un laureato dovrebbe essere considerato un valore aggiunto, in grado di contribuire a far fare un salto di qualità nell’ambiente in cui viene chiamato a dare la sua collaborazione. E questo per le maggiori conoscenze maturate in tanti anni di studio. Certamente più cultura che va poi finalizzata con la pratica, che è una cosa  che la scuola non insegna.  E’ uno dei motivi per cui, in certi ruoli, quelli pubblici in particolare, la laurea agevola la carriera. Nello sport questo non sempre accade o addirittura è esattamente il contrario: contano di più il nome che uno si è fatto nell’attività agonistica o la pratica maturata sul campo. Il mestiere, insomma, la “gavetta”se vogliamo dirla in altri termini. (lo vediamo in una foto in Sardegna).

Verso il laureato c’è una certa prevenzione che, in una certa ottica, si può pure capire ma non giustificare quando viene ostacolato o persino bandito. Capita: gli esempi non mancano. Un caso che vogliamo sottolineare è quello che vede protagonista Nicola Scrignaro. Carnico di Paluzza, terra di campioni. Il nome ricorrente è quello dei Di Centa: prima Manuela, adesso Giorgio

Anche Nicola è stato fondista. Di buon livello, ma con qualche limite che lo ha portato a sacrificare lo sport attivo per dare priorità allo studio per farsi la sua strada. Si è quindi laureato in scienze motorie e successivamente in scienza dello sport. E’ poi diventato  allenatore di secondo livello di sci di fondo e titolare dei corsi di "storia e cultura  dello sport" e del modulo di "sci di fondo" al corso di laurea specialistica in scienza dello sport dell'Università di Udine.

Con il bergamasco Gianluca Raineri è stato il migliore al recente corso in cui ha conseguito il patentino: gli esaminatori, che fanno parte della Direzione Agonistica, ne hanno preso atto e non hanno mancato di congratularsi.

All’atto pratico, però, il loro patentino possono solo metterlo in cornice come si fa con la laurea: se non hai appoggi, non apre nessuna strada nel loro campo specifico. Raineri, per la verità, l’allenatore per qualche tempo l’ha fatto: con i ragazzini di Schilpario che ha cercato di far crescere senza forzature fisiologiche. Aveva anche inventato la gimkana, presentandola in un CD nella riunione allenatori convocata a Bobbio da Albarello.  A Schilpario l’hanno esonerato solo perché non arrivavano i risultati sperati.

Ha poi seguito l’amico Gianfranco Pizio quando è stato chiamato alla guida della nazionale spagnola. A lui è stata affidata la squadra juniores. Un’esperienza bella e gratificante, durata solo un anno: a casa aveva creato un’azienda che non poteva seguire da lontano ma richiedeva la sua presenza in loco. Ci sono in ballo posti di lavoro e quindi i destini di più famiglie, e vi aveva investito per il suo futuro; l’interesse immediato ha forzatamente prevalso sulla passione per lo sci di fondo che ha abbandonato del tutto. Amaramente deluso. Le sue conoscenze le ha dirottate verso la pallavolo: allena una squadretta e la porta alle gare.

Più o meno analogo il discorso che si può fare per  Nicola Scrignaro. Era allenatore di fondo presso il liceo per gli sport invernali dell’istituto d’istruzione superiore Ingeborg Bachmann  di Tarvisio, un corso istituito dall’anno scolastico 2000/2001. Si studia e si fa sport; in più alcuni moduli teorici e pratici, svolti nell’ambito dei curricola scolastici, sono riconosciuti al fine del conseguimento del brevetto di maestro di sci (legge regionale del  novembre 2001). Malgrado i suoi titoli e il buon lavoro svolto non è stato riconfermato: il bando di concorso ha privilegiato un maestro di sci locale la cui anzianità di servizio ha prevalso, in termini di punti, sui titoli accademici. Come i tanto deprecati magistrati, insomma, per i quali l'anzianità conta più della bravura e dell'operosità.

E’ solo uno dei tanti che, sulla propria pelle, ha dovuto rendersi  conto che diverse cose nel mondo dello sci di fondo non girano come dovrebbero.  Disponibile a dare il suo contributo ad un cambio di mentalità che è ancora possibile malgrado gli esempi, alcuni recentissimi, di riciclaggio in ruoli tecnici di personaggi che tecnici non sono per niente. Si sono fatti strada solo a seguito della  politica federale messa in campo dall’attuale presidente della Fisi Giovanni Morzenti. Lo abbiamo cooptato in questo sito che è ormai diventato un importante punto di riferimento per il fondo. Per un motivo semplicissimo: abbiamo le stesse idee e siamo allineati su identici obiettivi. Chi scrive lo fa da più di 40 anni; lui, per evidenti ragioni anagrafiche, da minor tempo ma con identica passione.

La sua collaborazione può quindi diventare preziosa in quanto può coinvolgere altri che la pensano come noi e che, forse anche per questo, si ritrovano emarginati. Come Pippo Gazzotti e Diego Maranetto, giusto per fare il nome di due allenatori della nazionale juniores che hanno portato alla Fisi medaglie a mazzi. Liberi pensatori, “schiene dritte”, disturbavano il manovratore, quella vecchia guardia superata dai tempi e dagli avvenimenti che non vuole lasciare il pallino ai più giovani forse privi della stessa esperienza ma certamente più dotati di idee innovatrici.

Il primo apporto di Nicola Scrignaro a fondoitalia.it riguarda appunto la figura del laureato nello sport. La propone così:

Nel mondo dello sport attuale si sta diffondendo una nuova figura: il laureato. Questo può essere un laureato di 1° livello, con tre anni di studio, pari a 4500 ore accademiche, o di 2° livello, con 5 anni di studio, pari a 7500 ore accademiche. Questa figura professionale proveniente dal mondo universitario (quindi senza l'impegno di CONI e federazione), possiede nozioni in ambito fisiologico, psicologico, paramedico, orientate all'attività motoria e sportiva nonché competenze metodologiche e didattiche indubbiamente superiori rispetto a quelle di un tecnico federale (di qualsiasi federazione essa sia). Questo non vuole declassare l'insegnamento a carico delle federazioni, ma indubbiamente il tempo che un laureato impiega nel suo corso di studi è nettamente superiore a qualsivoglia corso di formazione.

Inoltre, con l'evoluzione che il nostro sport ha subito negli ultimi anni, il bagaglio notevole di discipline sportive cui il laureato può attingere per la preparazione potrebbe tornare molto utile. In accordo con il Piano Nazionale di Formazione dei Quadri Tecnici che riporta al modello a cinque livelli approvato dalla Comunità Europea, al quale diversi Paesi fanno riferimento, la massima qualifica raggiungibile all'interno della nostra federazione è quella di allenatore di secondo livello, riconosciuta come terzo livello in ambito europeo. Non a caso, nella medesima classificazione, al laureato è riconosciuto un 5°livello (vedi Home page > Formazione per Tecnici sportivi su http://scuoladellosport.coni.it).

Chiaramente in nessun modo il laureato potrebbe sostituirsi al tecnico federale. Nonostante in diversi atenei sia stato inserito un modulo didattico di Sci di Fondo, questo sicuramente non è sufficiente a fornire le componenti tecniche  necessarie, ma, vista la sua preparazione teorica e metodologica, potrebbe coadiuvare il lavoro dei nostri allenatori aumentando la qualità dell'intervento portato.

In diverse discipline sportive (atletica, calcio, basket...) esiste la figura del preparatore atletico che, guarda caso, il più delle volte è un laureato. Ma perché allora nel nostro mondo questa figura professionale viene trascurata o emarginata quasi facessero paura le novità che potrebbe portare?

Non dimentichiamoci inoltre che diversi tecnici federali sono anche laureati, quindi in possesso sia delle nozioni “teoriche” del mondo accademico, sia di quelle tecnico-pratiche dell'allenatore specialista della disciplina. Non sarebbe forse il caso che la STF aprisse le porte anche a loro? Senza nulla togliere a quanti hanno dato negli anni alla scuola tecnici federali e a quanti continuano tuttora a dare, se c'è la voglia di innovare la disciplina, o meglio rincorrere le sue evoluzioni, ci sarà la necessità di innovare anche i formatori dei nostri tecnici andando oltre altre alla “tradizione”.

Mi sembra poi ridicolo il fatto che un laureato non sia esonerato dai moduli teorici nei corsi di formazione: se non per intero, perlomeno per quelle materie che dimostra siano inserite nel piano di studi dell'ateneo dal quale proviene.

Quanto detto non vuole essere una critica sterile alla federazione e alla STF in particolare, ma piuttosto uno stimolo a riflettere sulla situazione del nostro sport e su eventuali modifiche da portare nell'operato dei tecnici e nella loro formazione.

Il laureato è una figura di alta qualità disponibile a costo zero per la federazione: sarebbe un peccato non sfruttarla. Probabilmente di concreto non si vedrà nulla, ma, ora come ora, riuscire a far riflettere qualcuno sul bene del fondo è già un grande risultato!

Nicola Scrignaro




Da staff, Venerdì, 25 Luglio 2008 08:05, Commenti(0)
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