FIS ROLLERSKI WORLD CHAMPIONSHIP 2002

INTERVISTA A MARCO ALBARELLO


Presente in qualità di testimonial alla cerimonia di apertura dei Campionati Mondiali di Skiroll, il neo direttore agonistico parla del progetto di sviluppo agonistico dello sci di fondo italiano.

 

Comunicato stampa 10/2002 del 29 agosto 2002

Da quando sono rientrato dall’ultima gara di Coppa del Mondo sto girando come una trottola…” esordisce così l’Alba nazionale del fondo, maresciallo degli alpini con un palmares di tutto rispetto. Marco Albarello come sempre è disponibile e a lingua sciolta ci parla del suo nuovo incarico.

Essere direttore agonistico è ovviamente molto importante e di grande responsabilità” prosegue Albarello “e soprattutto in questi tempi, non è certo un incarico facile”. Come scontato il discorso cade sulla situazione della Federazione. “La FISI sta attraversando un momento critico, soprattutto sul piano economico, e come tutti sanno è una diretta conseguenza dello stato di salute del CONI, ma io, e in primis il presidente Gaetano Coppi, stiamo lavorando perché si possa sviluppare il progetto che abbiamo in testa.” E a questo punto Albarello si sbottona un po’ di più. “L’idea prevede prima di tutto un radicale cambiamento di mentalità, a tutti i livelli, dai tecnici ai dirigenti, atleti compresi. La meritocrazia deve essere il metodo in futuro per la costruzione dei quadri delle squadre”. Quindi nessun posto garantito? “Assolutamente no. Tutti quanti dobbiamo essere consci del fatto che i tempi sono duri e non c’è più spazio per posti acquisiti di diritto”. Che cosa intende è presto detto con un esempio sugli atleti. “Esiste una squadra di massima che sta lavorando con una certa preparazione ma effettueremo al momento opportuno delle gare test, dei veri e propri trial per la definizione degli atleti che parteciperanno alle gare di Coppa e ai Mondiali”. E questo vale per tutti? “Assolutamente si, da chi ha già conquistato medaglie a chi è giovane e vuole conquistare uno spazio al sole. Alle nuove leve dobbiamo lasciare la possibilità che se valgono possono ambire ad un posto in squadra, anche lasciando a casa atleti di maggior fama”. Il riferimento a Valbusa e Fauner è chiaro … “Con loro il discorso è stato chiaro: sono atleti esperti e sanno cosa fare, e comunque non sono esclusi tanto che Silvio è nel gruppo rosso dopo l’abbandono di Jevne e la squalifica di Muehlegg ed è seguito da Chenetti”. Quest’ultimo è la punta di un gruppo di giovani tecnici che da qualche anno lavora con gli atleti del nostro fondo. “Questo è il secondo punto del nostro programma, puntare sui giovani, sia per quanto riguarda gli atleti – e il programma Torino 2006 è li a dimostrarlo – sia per i tecnici, soprattutto quelli preparati e che vogliono mettersi in gioco”. E il resto? “…è una continua corsa contro il tempo, e contro un budget sempre più risicato, ma sono certo che se tutti faranno la propria parte, compresi i corpi militari, potremo ancora ambire a risultati eccellenti”. Il movimento fondistico d’elite deve ringraziare i cinque corpi militari ma in questi ultimi tempi i rapporti con loro sono a volte critici. “Serve un accordo tra i ministeri e i vari gruppi militari, perché spesso mi trovo a dover gestire atleti e tecnici richiamati in servizio proprio quando sono previsti i ritiri per la preparazione. E questo non aiuto di certo il nostro lavoro, ma sono certo che i risultati li otterremo lo stesso”.

Insomma per uno che è notoriamente un pessimista, questa ventata di positività è davvero sorprendente.

 


Ufficio stampa a cura di COMeta PRess

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