Marco Selle profeta in Gran Bretagna

Invitato dal presidente della Fis Marathon Cup per conto della Federazione inglese, ha tenuto a Londra un seminario di 3 giorni per tecnici non solo britannici ma anche scozzesi e irlandesi

In Gran Bretagna il fondo non ha una gran tradizione. Questione di neve che manca o, quando c’è, dura poco. Difficilmente vengono battute piste. Chi vuol praticare sci nordico, dunque, deve trasferirsi in Scozia, dove di neve ce n’è di più ma manca un’organizzazione. La soluzione migliore, dunque, resta quella di prendersi una vacanza e andarsene in Norvegia: il problema economico può essere risolto con i voli a basso costo. C’è però un inglese che di fondo ne mastica parecchio ed è Paddy Fields che, nell’ambito della Fis, è il responsabile  delle gare popolari, quelle del circuito della Fis Marathon Cup. Era a Livigno, nel dicembre scorso, quando la Sgambeda ha aperto il calendario stagionale. Con gli italiani ha stabilito da tempo un buon rapporto, con Marco Selle in particolare. (Foto: SciFondo).

L’allenatore della Nazionale Lunghe Distanze l’ha conosciuto quando, alla prima edizione della Fis Marathon Cup, si è presentato con la squadra delle Fiamme Oro cercando in questo circuito internazionale quella visibilità che, per ragioni di organico, non avrebbe trovato nelle gare nazionali perché, obiettivamente, gli altri gruppi sportivi militari sono certamente più attrezzati. Per numero e qualità di atleti in quanto da anni, purtroppo, la Polizia di Stato non apre concorsi e a Moena arrivavano soltanto atleti “aggregati”. Giovani che finora hanno vissuto solo di speranze.

La situazione pare comunque sbloccata e dalla prossima stagione dovrebbero riprendere gli arruolamenti. Si pongono le premesse perché il gruppo sportivo della Polizia di Stato torni a rivivere il glorioso passato del decennio dopo il 1953, quando alla caserma di Moena approdarono, via via, Ottavio Compagnoni, Luigi Sommavilla, Innocenzo Chatrian, Arrigo Delladio, Andrea Dalmasso, Gioacchino Busin, Valentino Chiocchetti, Antonio Schenatti, Eugenio Martinelli, Balbo Bernardi, Innocenzo Chatrian, Eugenio Mayer,  Angelo Genuin, Franco Manfroi, con un corollario di titoli nazionali. Alcuni di loro, poi, presero moglie e vi si stabilirono definitivamente.

 Uno squadrone quello in maglia color amaranto: nel fondo come in tante altre discipline, a cominciare dall’atletica leggera. Primo in assoluto in campo nazionale. Per anni il podio della staffetta era prenotato e non  solo il primo gradino. Al di là delle Fiamme Gialle, con le quali c’era alternanza, solo la sorprendente A.S. Cauriol-Ziano di Fiemme, formazione “civile”, riuscì ad avere la meglio nel biennio ’58/59 potendo contare su tre fuoriclasse del calibro di Giulio De Florian, poi arruolato dalla Finanza, Giuseppe Steiner e Federico De Florian.

Tempi entusiasmanti senza ulteriore seguito finché Marco Selle non ha avuto la pensata di dirottare sulla Fis Marathon Cup, la Coppa del Mondo delle granfondo, i fondisti delle Fiamme Oro dei quali era diventato allenatore dopo essere stato fra i protagonisti dello sci-orientamento, per indirizzare verso questo nuovo traguardo i migliori atleti di cui disponeva. E cioè Gianantonio Zanetel, Faustino Bordiga, Pierluigi Costantin e Marco Cattaneo che erano entrati a far parte delle squadre nazionali ma con alterna fortuna. Un “riciclaggio” alla grande, che sul piano internazionale fu accolto inizialmente con scetticismo che tuttavia si trasformò progressivamente in ammirazione per quello che le Fiamme Oro prima e la Nazionale Lunghe Distanze poi  furono in grado di combinare.


Alcuni atleti della Nazionale Italiana Lunghe Distanze durante la recente American Birkebeiner

 

Tre successi maschili in 5 edizioni (Maurizio Pozzi  della Forestale e due volte Zanetel), e sempre sul podio in tutte. L’anno scorso, con il ceco Stanislav Rezac vincitore, ad affiancarlo furono Cattaneo e Zanetel. Tre vittorie femminili: prima con Lara Peyrot e poi, gli ultimi due anni, con Cristina Paluselli. Una concorrenza  tanto indigesta da indurre anche i nordici a costituire una nazionale apposita per le granfondo copiando la nostra iniziativa. I norvegesi in particolare, che misero in pista campioni non certo decotti e sono arrivati al punto di investire non solo parecchi soldi nel budget ma anche i loro migliori allenatori. Quest’anno Paul Gunnar Mikkelsplass, grande atleta degli anni ’80 che è stato allenatore anche della nazionale maggiore.

In questo ambiente Marco Selle con il suo gruppo ha guadagnato così grandi meriti e credibilità che Paddy Fields, per conto della Federazione britannica, ha pensato bene di invitarlo a Londra per tenere un seminario di 3 giorni per spiegare quella metodologia dell’allenamento che ha fatto del fondo italiano una delle grandi potenze mondiali e che tanti risultati ha ottenuto anche nel circuito internazionale delle grandi maratone. Una trentina i partecipanti: inglesi, ma anche scozzesi e irlandesi, fra i quali pure due commentatori di Eurosport. Uno di loro, che ha 6 Olimpiadi alle spalle, ha colto l’occasione di un  prezioso aggiornamento tecnico che gli verrà indubbiamente  utile alle prossime Olimpiadi. Il seminario ha avuto talmente successo che non è escluso che l’iniziativa venga replicata in Scozia dove sarebbero parecchi i tecnici d’Oltremanica  interessati a questa materia. Tutti militari, in funzione del biathlon più che del fondo, poiché è quello lo sport che “tira” di più. (Foto: SciFondo).

In questo contesto Marco Selle si è mosso con efficacia e bravura sorprendenti. La stessa che dimostra ai corsi allenatori e con Skitime, che è diventato un prezioso punto di riferimento per tutti i fondisti, oltre che negli articoli tecnici per la rivista Scifondo. Conosce bene la lingua ma questo non sempre è sufficiente, specialmente se si tratta di spiegare argomenti di carattere altamente tecnico, come la questione della soglia o la preparazione in quota, la scelta e la preparazione dei materiali, per i quali la conoscenza pratica deve marciare di pari passo con la scienza e trovare la giusta capacità di espressione. L'inglese, va detto, non è certo il massimo per potersi addentrare in certi particolari.  C’è comunque riuscito, con soddisfazione generale, affiancando alla spiegazione pure la visualizzazione su un megaschermo di tabelle e foto che aveva predisposto sul suo portatile e che non necessitano di ulteriori commenti. Teoria al mattino, tecnica al pomeriggio con lavori di simulazione sugli skiroll, in un parco nel quale, in mezzo ai normali frequentatori, scorrazzano tranquillamente daini e cervi a decine. Uno spettacolo non certo usuale dalle nostre parti.

 Una dimostrazione che, implicitamente, ha fatto fare bella figura non solo a chi ne è stato protagonista ma anche al fondo italiano, a differenza di quanto succede in politica con tanti nostri personaggi d’alto lignaggio che,per cercare consensi, suppliscono con le barzellette alla mancanza di idee e sono costretti a portarsi dietro l’interprete anche per questioni di routine perché da soli non sanno disimpegnarsi.  E questo è un ulteriore titolo di merito che gli va accreditato. Lo abbiamo già scritto e lo ribadiamo: è sprecato per l'incarico che gli è stato affidato nell'ambito della Direzione agonistica. E c'è anche chi aveva pensato di giubilarlo, assieme alla squadra che tanto credito ha guadagnato all'estero ma anche fra i confini. Sicuramente la più amata dai "bisonti" che, quando scendono in pista, si sentono tanto ben rappresentati e si esaltano nel tentativo di imitazione.

Per fortuna del granfondo italiano e dell’immagine che si è costruito all’estero e che si riverbera sul nostro paese, è stata accantonata l’intenzione di smantellare la Nazionale Lunghe Distanze, e ci si è limitati a ridurre di qualche migliaio di euro il già ristretto budget. Ha perso Zanetel e Bordiga, che passano nei quadri tecnici della nazionale, ma affronterà la concorrenza straniera, sempre più forte, con l’entusiasmo abituale. Restando sempre in prima linea anche con una squadra obiettivamente inferiore al passato perché uno come Zanetel non lo si rimpiazza facilmente anche se Cattaneo promette bene e Silvio Fauner resta sempre in gioco: ma questo è un altro discorso, sul quale ritorneremo.

Giorgio Brusadelli   
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Aggiornato il 01-06-05.

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