Skiroll.it: Aggiornato il 24-01-07.

Nuove leve per lo skiroll: è nato Federico Sironi

Lungo, piedi grandi e voracissimo, stesso fisico di papà Matteo, tecnico e allenatore della squadra nazionale. Tutte le premesse per farne un atleta: il suo destino sembra già segnato

Fiocco azzurro in casa Sironi. Da qualche giorno al centro dell’attenzione c’è Federico che già dalla nascita ha preso tutto dal padre Matteo del quale pare destinato a seguire orme e carriera sportiva: 3 chili e 400 grammi di peso, 51 centimetri di lunghezza,  piedoni in proporzione, un appetito non indifferente. Non smette mai di poppare, e lo fa con voracità. Inconsciamente, si predispone il fisico di un futuro fondista. Di quelli “nordici” alti e dinoccolati.

Tutto papà, insomma. Ancora esaltato dell’esperienza di aver vissuto il parto restando accanto alla moglie, non è riuscito a imporsi nella scelta del nome. Ha dovuto arrendersi. Lo voleva collegato alla propria passione, ma gli è andata buca. Da patito delle lunghe distanze,  puntava infatti su Gustav, nel ricordo del re svedese cui è stata intitolata la Vasaloppet  nella quale Matteo si è ripetutamente cimentato. Invece, approfittando di quel momento di debolezza e giusto per far vedere chi dirige la casa e la vita familiare, l’ha spuntata mamma Roberta, che ha optato per Federico. Le piaceva di più, e il volere muliebre si è imposto.

 Dimentico, forse, del gravame che il pupo potrebbe portarsi dietro per tutta la vita se del padre, oltre alla statura, dovesse ereditare, con la passione per lo sport, pure la barba che contraddistingue l’allenatore/preparatore della nazionale di skiroll. In tal caso l’accostamento con la figura e la storia del  Barbarossa sarebbe immediato. Un nome impegnativo, dunque, che lo pone già da adesso in posizione dominante all’interno della famiglia, almeno fin quando non arriverà una sorellina. Sul cui nome, comunque, non ci saranno opzioni né motivi di discussione: si chiamerà Alice. Papà e mamma su questo hanno già trovato l’accordo.

 Per tornare a Federico, semmai potrebbe esserci qualche divergenza sul piano dello sport cui indirizzarlo perché di certo non  dovrebbe avere un carattere da sedentario. Come mamma, nuotatrice, potrebbe indirizzarsi a qualche sport d'acqua visto che il nuoto l’ha già provato durante la gestazione. Immergersi in piscina e fare qualche vasca è stato infatti il modo migliore che ha trovato per acquietare il nascituro quando si mostrava particolarmente irrequieto scalciando nel pancione. E, quindi, non è certo un caso che oggi  basti aprire un rubinetto e far scorrere l’acqua per farlo smettere di strillare quando, da neonato che si rispetti, ha qualche ragione da fare valere e non trova altro modo per esprimersi.

Crescendo dovrà assuefarsi ad una vita che tenga conto della professione oltre che della passione sportiva dei genitori: lei insegnante di lettere e storia dell’arte, laureata con una tesi sui Baschenis, quei pittori girovaghi, di origine bergamasca, che per oltre 200 anni, a partire dalla metà del Quattrocento, dopo aver abbellito di affreschi tante chiese della loro terra, trasferirono la loro arte fin nelle più remote valli del Trentino. Tematiche sacre, non disdegnando di spaziare nel profano, che mamma ha studiato per un paio d’anni in preparazione della tesi, regolarmente accompagnata da Matteo in queste sue trasferte.

Che per lui, diplomato Isef e poi laureato in scienze motorie ma di professione assicuratore, non avevano però la stessa finalità: costituivano l’occasione migliore per portarsi dietro sci e scioline e allenarsi sulle piste di fondo che da quelle parti rientrano nell’offerta sportiva comune a tutti i paesi, oppure per lunghe camminate in montagna.

Per entrambi, insomma, l’unione dell’utile al dilettevole esplicatosi per lei nella tesi, per lui in proficui allenamenti per Vasaloppet, Marcialonga, campionati mondiali master o cittadini, trekking estremi e quant’altro lo vede impegnato fin da giovane e che continua in età più matura. Non solo sci di fondo, ma anche podismo, visto che le leve da “lungagnone” si rivelano redditizie non solo nel passo alternato, la tecnica che predilige, ma pure per lo skiroll e le maratone. L’apertura del compasso diventa determinante se commisurata sulle frequenze altrui. A parità di sforzo, sono spanne guadagnate.

Se oltre alle qualità fisiche e organiche già palesi dimostrerà pure forza di carattere, Federico non dovrebbe aver problemi nella pratica agonistica dello sport che sceglierà. Lì papà risulterà il consigliere più prezioso, trasferendo nel figlio la pratica agonistica personale e tutta  l’esperienza maturata. Da studente nei suoi studi di biomeccanica e fisiologia e poi come tecnico della squadra nazionale di skiroll e allenatore di atleti che in questa specialità hanno vinto Coppe del Mondo e Campionati mondiali, nonché di atleti che hanno fatto incetta di medaglie nei Mondiali cittadini e Master di fondo.

Può dunque crescere con tutte le premesse di riuscire a far bene, nella certezza di trovarsi ai piedi, non appena riuscirà a stare sulle gambe, attrezzi come sci o skiroll che allargheranno i suoi orizzonti di mobilità. Papà Matteo ci sta già pensando. E  mamma Roberta che ne pensa? Non sappiano quanto sarà d’accordo, visto che il figlioletto rischia di sfuggirle di mano come già fa il marito. Sarà una bella lotta se nel frattempo non sarà arrivata Alice a indirizzare altrove la necessità di cure e attenzioni. Auguri comunque ad entrambi da tutta la famiglia del fondo e dello skiroll.

Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it

Aggiornato il 24-01-07.