Alla caccia dell’oro della 50 km, che De Zolt vinse nel 1987

L’impresa di Albarello nella 15 km di allora ha trovato emulazione in Pietro Piller Cottrer e Fulvio Valbusa: adesso è venuto il momento per Di Centa, Santus, Saracco e Moriggl

 La 50 km, come di tradizione, chiude i Mondiali. Con la staffetta, è la gara più attesa, quella che garantisce il tutto esaurito allo stadio del fondo. Non trovi un biglietto a pagarlo a peso d’oro. E’ stato così 18 anni fa, e la situazione si ripete adesso. Di diverso c’è solo la partecipazione popolare, più ridotta non essendoci un personaggio capace di attirare la folla come faceva De Zolt. In pullman o in auto venne mezzo Cadore. Una fiumana di tifosi che prese letteralmente d’assalto Oberstdorf quando ancora era buio e i bar avevano le serrande abbassate. I primi a presentarsi alle entrate, per assieparsi nei punti più critici del percorso, un anello di km 16.700, che doveva essere ripetuto tre volte. C’era parecchio da scarpinare per spostarsi. Fu una giornata memorabile perché l’inaspettata vittoria di Albarello nella 15 km aveva gasato squadra e tifosi, e si era convinti che De Zolt aveva tutte le carte in regola per salire sul podio. Si trattava solo di vedere su che gradino. L’avversario più pericoloso, e favorito per questa gara, era lo svedese Wassberg, il campionissimo del momento: oro nella 30 km e nella staffetta, secondo dietro Albarello nella 15 km. Vinse De Zolt, del quale ricordo l’impresa riprendendo quanto scritto per l’occasione in un libro su quei Mondiali.

Come è stato il caso della 15 km di Albarello che ho ricordato augurandomi che qualche azzurro lo potesse imitare, e Pietro Piller Cottrer lo ha fatto con Bubo Valbusa alle sue spalle, ripeto l’auspicio per questa 50 km. Il De Zolt di allora può essere il Di Centa d’oggi , che in questa sfida sarà affiancato da Santus, Saracco e Moriggl. Maurilio seguirà la corsa in TV, riposandosi della sfaticata della “Sellaronda Skimarathon” che venerdì alle ore 18 lo vedrà al via da Arabba (BL). Una massacrante gara di sci alpinismo in notturna, di 42 km e 2.700 metri di dislivello, con le pelli di foca sotto gli sci che affronta i passi dolomitici Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo attraverso le valli ladine di Fassa, Gardena, Badia e Livinallongo.

Più di 300 coppie al via, fra le quali l’ex campione mondiale di ciclismo Maurizio Fondriest con Mirko Valentini. Lo sci alpinismo è l’ultima passione di Maurilio. Tutto preso dal lavoro nel suo laboratorio di occhialeria, non ha più tempo per fare fondo, perché in paese non ci sono piste, mentre può allenarsi per lo sci alpinismo andando per prati e boschi innevati. Un’ora, un’ora e mezza di sci, coinvolto in questa esperienza dal figlio Marco, che ha 30 anni e non lo ha seguito sulla strada di fondista. Con queste gare notturne ha scoperto un altro mondo, quello di un sano agonismo che si conclude sempre in qualche baita con gli amici, a tirare l’alba, con qualche bottiglia di prosecco.  

 21 febbraio 1987: tutti aspettano Wassberg e a vincere la 50 km è invece De Zolt

La medaglia d’oro di Maurilio de Zolt nella 50 km chiude, in maniera favolosa per la squadra italiana, i campionati mondiali. E’ la gara più attesa, perché le maratone hanno sempre un fascino speciale e perché il pronostico stavolta vede sullo stresso piano nordici, sovietici e “continentali”. Con Gunde Svan in  netto calo di forma e che rinuncia addirittura alla corsa, ci sono parecchi atleti con pari possibilità, Wassbergt prima di tutti, perché è stato il più regolare di questi Mondiali, ma anche De Zolt, la medaglia d’argento di Seefeld. E con il pompiere più veloce del mondo, come lo ha battezzato lo speaker, c’è anche uno svizzero che può vincere, Andi Gruenenfelder. Grande specialista del pattinaggio, ha rinunciato alle altre gare per riservarsi, integro di forze, per questo appuntamento. Nella staffetta, con la sua squadra subito tagliata fuori, si è impegnato solo per onor di firma. C’è addirittura chi, come De Zolt, lo considera il gran favorito. Lui e Wassberg.

Eccoci ad assistere a questo scontro di titani delle lunghe distanze; si sono mossi a migliaia dall’Italia e dalla Svizzera. Per De Zolt sono state formate carovane di pullman e di auto: s’è svuotato mezzo Cadore e il Comelico per incitare il “grillo” che, dalle sue parti, è più popolare di un asso del calcio. Auto e pullman carichi di soppressa e di prosecco che hanno contribuito a tener caldo lo spirito nelle lunghe ore di attesa (al mattino presto v’era già ressa ai punti strategici del percorso) e ad alleviare la tensione della gara. Per Andi s’è invece mossa la Svizzera tedesca, che è a quattro passi da OIberstdorf. E proprio per attirare il maggior numero di spettatori possibile è stata “cancellata” la diretta televisiva nella regione. Chi ha voluto vedere la 50 km al caldo della sua abitazione ha dovuto attendere la “differita” del pomeriggio. Record di spettatori, quindi, perché si è superata quota 40.000 del giorno della staffetta.

E la gara, in tutto il suo sviluppo, ha meritato questo interesse, poiché è stata un  susseguirsi di emozioni dal principio alla fine, con gli italiani a menar la danza la danza per la prima metà, e la rimonta degli svedesi nella parte conclusiva. Lo scontro fra due diverse tattiche di gara: quella che impone di accumulare un certo vantaggio iniziale, per cercare poi di vivere di rendita, amministrando con prudenza le forze, e quella del cauto rodaggio, con sparata finale. De Zolt, com’è nel suo carattere, ha scelto la prima strada. Si sa che Wassberg è pericoloso in progressione, per cui lo ha anticipato giocandosi tutto nell’avvio velocissimo.

Al primo controllo, al km 5,600, è già nettamente primo, con il tempo di un quarto d’ora esatto. Lo segue a 24” Albert Walder e a 26” Gruenenfelder. L’elvetico, che partiva mezzo minuto dopo Wassberg, a questo punto è già alle spalle dello svedese, che transita in sedicesima posizione a 52” da De Zolt. Quarto è il cecoslovacco Svanda a 30”, quinto l’altro sorprendente elvetico Faehndrich a 31, seguito da Mogren, Ulvang e Guidon nello spazio di 3”. Ci sono poi i sovietici Sachnov, Deviatiarov e Prokurorov, il “redivivo” norvegese Braa, il canadese Harvey e il finlandese Ristanen separati da pochi decimi. Patrizio Deola è 15°, Giorgio Vanzetta 17°. Il distacco da De Zolt è di 53”: un piccolo abisso visto che è maturato in così pochi chilometri, ma significativo di quello che sarebbe potuto diventare in seguito, con tutta la strada che c’era ancora da percorrere.

Tre giri di km 16,700 e già al primo passaggio si delineano quelle che, salvo alcuni clamorosi crolli, saranno le posizioni conclusive. Sempre De Zolt in testa con il tempo di 43’07”: eccezionale se si pensa alla durezza del tracciato che ha un dislivello complessivo di 1.543 metri, alla neve che, con la temperatura di 0°C, non è certo delle più veloci. Ma questo non è un problema per De Zolt: Longoborghini e Manfredini, i due allenatori addetti alla preparazione del materiale, gli hanno apprestato degli sci velocissimi. Un lavoro dell’ultimissimo minuto quando gli altri allenatori scaglionati sul percorso hanno potuto accertare il rendimento degli sci di Walder, Deola e Vanzetta che partivano molto prima di De Zolt, ultimo ad avviarsi con il pettorale n. 68.

Il bellunese  battistrada, dunque, con Walder ancora buon secondo a 26”; al terzo posto si è portato Gruienenfelder a 36”, che marcia sulla scia di Wassberg. A 51” Mogren, a 1’03 Guidon, a 1’05” Wassberg, a 1’06” Deola, momentaneamente in rimonta, seguito da Faehndfrich. Sachnov è a 1’25”, Ristanen a 1’27”, Vanzetta a 1’32”. Gli altri sono ormai fuori corsa.

Al secondo passaggio la marcia di De Zolt continua sugli stessi ritmi: un’ora e 27 minuti esatti. A 45” la coppia Wassberg-Gruenenfelder, a 1’10” Mogren, a 1’38” Walder che sta pagando la partenza troppo veloce e non ha sci altrettanto scorrevoli. Sachnov si è portato in sesta posizione ma è già a 2’09”, seguito a ridosso da Guidon; Ulvang e Deola procedono insieme a 2’17”, Ristanen è a 2’32”. Braa a 2’57”, Vanzetta a 3’10”.

E’ a questo punto che Wassberg inizia quella progressione che, secondo i i suoi calcoli, gli dovrebbe permettere di riprendere De Zolt. Sulla salita del Burgstall stacca Gruenenfelder e si mette in caccia del battistrada. Uno spettacolo nello spettacolo, che manda in delirio la folla e, in particolare, quelli che conoscono tutte le sfumature del fondo. Davanti il “piccolo grande uomo”, con il motore di Formula 1 racchiuso in una carrozzeria d’utilitaria, che procede a scatti e saltelli (di qui il soprannome di “grillo”), dietro il possente svedese.

Wassberg guadagna qualcosa all’ultimo controllo, quello del km 46,700: si è portato a 35”. Ma non è De Zolt a calare, è lui che sta dando tutto perché sa che il finale è in discesa e, ad eccezione dell’ultimo chilometro in dolce salita, con due strapettini, non c’è possibilità di superare chi ha su di lui, oltre che il vantaggio cronometrico, anche quello di conoscere, metro per metro, i tempi dell’avversario partito sette minuti prima. Tenta il tutto per tutto, affronta la discesa che porta allo stadio alla massima velocità consentita. Ma De Zolt resiste tranquillamente: perde ancora qualche secondo, poiché scende lungo i tornanti nel bosco calcolando i rischi. Si limita a sprintare sul rettilineo d’arrivo, più per accontentare la folla che per necessità.

E’ stanco perché 50 km in 2h11’27”2 non sono stati certo una passeggiata ma costituiscono il primato dei Mondiali, ha ancora energia e fiato da spendere per rispondere a quanti gli si stringono addosso senza neppure lasciargli il tempo di togliere gli sci e levarli al cielo, giusta soddisfazione concessa all’azienda che gli fornisce il materiale. Wassberg, che ha perso di 22”, è il primo a congratularsi con lui. E’ la seconda volta che in questi Mondiali deve cedere il passo ad un italiano: gli era già capitato nella 15 km con Albarello. Con due medaglie d’oro (30 km e staffetta) e due d’argento resta comunque l’atleta più completo, il vincitore morale di questi campionati che avrebbero invece dovuto consacrare il suo connazionale e acerrimo rivale Gunde Svan. La medaglia di bronzo, a 1’23”, va all’altro svedese Mogren; quarto è Gruenenfdelder a 1’59”, che paga il suo folle avvio.  Ristanen, a 3’43”, conclude al 5° posto una corsa in continua rimonta; sesto è Sachnov a 3’52, settimo Ulvang, che ha staccato Deola, a 4’03”. Buon ottavo Walder, che per metà corsa si era meritato un gradino del podio ma ha finito per pagare un tributo troppo pesante a sci che, su questa neve, si sono rivelati meno veloci di quelli di De Zolt. Un’implicita conferma dell’importanza del materiale nelle gare a passo di pattinaggio, in cui sono determinanti la costruzione e la soletta dello sci. La neve molle ha poi reso un pessimo servizio a questo atleta che, con il suo passo lungo, patisce condizioni del genere.

 Al 9° posto Svanda, a 5’53”, ha un eccellente ritorno dopo essere sceso in tredicesima posizione nei due precedenti passaggi. Decimo è lo svedese Ottosson, a 6’22”. Vanzetta è 14°, a 7’01”, e questo ritardo ribadisce la sua scarsa adattabilità alle lunghe distanze e dà ragione a quei compagni di squadra (Polvara e Runggaldier) che avevano avuto parole di critica nei confronti dell’allenatore Punkkinen quando lo ha inserito anche in questa gara dopo aver già fatto le tre precedenti.

Patrizio Deola ha concluso al 22° posto questo suo primo Mondiale: a due terzi di gara una paurosa crisi lo ha messo in ginocchio, ed è arrivato solo per una questione di orgoglio, a più di nove minuti da De  Zolt. Nel finale di gara sono crollati anche gli svizzeri Guidon e Faehndrich, che si sono piazzati 13° e 15° dopo aver mantenuto a lungo posizioni d’avanguardia che avevano fatto ben sperare i loro sostenitori.  Un’ulteriore conferma che, a questi livelli, non  si può improvvisare la condotta di gara: quando la crisi arriva, non c’è possibilità di recupero. E per prevenire la crisi non c’è che un solo mezzo: non superare i propri limiti. Cosa che hanno invece fatto, con i due elvetici e gli italiani Vanzetta e Deola, anche i sovietici ad eccezione del solo Sachnov.

Tutti questi problemi De Zolt non li ha certo avuti: è riuscito a vincere pur non trovandosi in condizioni ottimali. Alla vigilia, infatti, gli si era bloccato qualcosa nello stomaco provocandogli conati di vomito, ma il pronto intervento del medico della squadra, dott. Tavana, aveva posto rimedio alla situazione. In corsa, poi, è venuto fuori tutto il suo carattere e la presenza dei suoi tifosi lo ha fatto volare sulle ali dell’entusiasmo. Al punto di affermare, per prima cosa, che ha già cominciato a pensare alla 50 km delle Olimpiadi di Calgary. “Quest’anno ho fatto 10.000 km di allenamento; per le Olimpiadi salirò a 13 mila e mi preparerò solo per il pattinaggio. Niente gare brevi: non sono fatte per un “vecchietto” che l’anno prossimo avrà 37 anni”.

Non poteva certo immaginare, in quel momento, che avrebbe vinto la medaglia d’oro olimpica della staffetta addirittura 7 anni dopo a Lillehammer …. Un record anche questo.

 Giorgio Brusadelli         
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