Skiroll.it: Aggiornato il 13-10-06.

Alessio Giancola al Trofeo Sportful: quasi come il ''Grillo''

Stesso fisico, meno potenza ma più stile del mitico Maurilio De Zolt che in questa gara ha trionfato più volte. Una prestazione che può contribuire al lancio dello skiroll nel Centro-Sud

 Un sesto posto che conta quello ottenuto domenica 1 ottobre da Alessio Giancola (nella foto) nel Trofeo Sportful, considerando che davanti a lui c’erano i due campioni olimpici Piller Cottrer e Di Centa, i due migliori giovani di Coppa del Mondo Checchi e Clara, e un azzurro della squadra Lunghe Distanze, Grandelis. Il meglio di quanto possa offrire attualmente il panorama nazionale in una gara di skiroll. Tutti fondisti, tutti atleti di gruppi sportivi militari. Professionisti, dunque, con i quali si è battuto, quasi alla pari, questo abruzzese di Roccaraso che lavora tutto il giorno in una falegnameria e si allena nel tempo libero. Un grosso salto di qualità rispetto alla precedente edizione del Trofeo Sportful nella quale si era piazzato al 25° posto, primo dei “civili”, che questa volta si è lasciato alle spalle mezza nazionale italiana, la nazionale spagnola, l’olimpionico austriaco Botvinov e, naturalmente, tutti i fondisti “in divisa” e tanti giovani di belle speranze.

In sede di pronostico si può dar per scontato che nessuno se la sarebbe sentita di puntare su di lui per una posizione di vertice: sconosciuto ai più, anche a tanti addetti ai lavori. Nello skiroll lo si è visto di raro nelle gare che contano; ancor meno nel fondo. Questione di lontananza, di scarso tempo a disposizione, di impegni con lo sci club di cui è allenatore che godono di priorità anche sulle eventuali soddisfazioni personali. Qualche gara locale, la Marcialonga, alla quale tiene in modo particolare poiché era e resta la granfondo numero 1 non solo in Italia; nell’ultima edizione è arrivato 43°. Non ci voleva quasi andare, tanto è vero che ha fatto un solo allenamento specifico, e in gara ha poi avuto problemi di materiale. Ma è arrivato ugualmente con quelli bravi.

Gli mancano dunque, oltre che titoli specifici di merito, anche quello che si dice il “fisico del ruolo”: è alto infatti un metro e 58 centimetri e il suo peso forma è di 54 kg. Peso mosca o giù di lì se fosse un pugile.Un "pollicino per lo sci di fondo, divenuto ormai patrimonio di atleti grossi come armadi. Agonisticamente “cattivo”, nella vita di tutti i giorni è da considerare un tranquillo, una persona riservata, che non lascia trasparire le proprie emozioni. Non è dunque uno che attira l’attenzione. Semmai grande meraviglia quando lo si vede battersi in prima fila, affatto condizionato da avversari di gran nome. Anzi, esaltato dalla lotta in condizioni disuguali. Come il furetto che non esita ad affrontare animali più grossi di lui. E’ in questi casi che emerge la sua vera personalità.

 Sulla dura salita che da Feltre Pedavena porta al passo croce d’Aune, sulla quale Tullio Campagnolo faticò così tanto in una corsa ciclistica da maturare l’idea di quel cambio di velocità che avrebbe poi fatto la sua fortuna e livellato le rampe per tutti i ciclisti, Alessio Giancola ci ha ricordato il Maurilio De Zolt ad inizio carriera. Non è un paragone dissacrante, come si potrebbe pensare, ma del tutto pertinente, con tutto il rispetto di chi ha trovato la strada giusta per diventare campione olimpico e mondiale contro tutto e contro tutti. Occasione che il buon Giancola, per sua sfortuna, non avrà mai poiché, a tempo debito, non ha incontrato gente disponibile, come Stelio Busin, Dario D’Incal e i Vigili del Fuoco di Belluno, a credere in lui e offrirgli tutte le opportunità che gli avrebbero spianato la strada verso la nazionale. Dove Maurilio, poi, ci avrebbe messo tanto del suo, fino a diventare il simbolo dello sci di fondo. Se non il massimo, certamente quello che tutti ricorderanno anche negli anni a venire per le sue imprese, l’umanità, il carisma e una certa sregolatezza che l’ha reso più grande ancora. E più simpatico.

Grinta e cuore che, oggi come allora, possono sempre fare la differenza. Il “Grillo” sprigionava più potenza, l’abruzzese è dotato di maggior tecnica. Perfetto nello stile, non si scompone neppure nei momenti di sofferenza. Non per niente è maestro e istruttore nazionale oltre che allenatore di fondo. A questa gara ci teneva, voleva entrare nei 15, e per prepararla bene durante l’estate si era ritagliato un po’ di tempo in più nell’intervallo del pranzo, allungando la razione di allenamento il sabato e la domenica. Le 5-6 ore settimanali le ha portate a 10-12. Tre uscite con gli skiroll, un paio di corsa, una ventina in bici da corsa in tutta la stagione. Se la cava bene con la corsa, ma non fa gare per un problema tibiale; gli piacerebbe provare la corsa in montagna, nella quale troverebbe modo di esprimersi bene, ma lo distrarrebbe dal suo principale obbiettivo, e cioè fondo e skiroll.

 Per lui il massimo della gratificazione sono stati i complimenti che Piller Cottrer e Di Centa gli hanno rivolto dopo la gara. Quanto ai premi si dovrà accontentare della promessa che il dott. Giordano Cremonese, titolare della Sportful e organizzatore della corsa, ha promesso di estendere, dalla prossima edizione, anche ai primi 5 “civili” oltre che ai 5 primi classificati in assoluto. Un saggio ripensamento, che trae lo spunto dalla prestazione del concorrente abruzzese ma non solo, perché alle sue spalle, poco distanti, sono finiti il lecchese Luca Bortot (8°) e il trentino Gianni Penasa (44 anni e addirittura 11°, subito dietro a “Zorro”. Skirollisti in crescita anche sul terreno dove emergono i fondisti.

Quanto a potenziamento muscolare soltanto quello che si può ottenere nella vita di lavoro quotidiana; mai palestra: non gli piace e, come detto, non ne troverebbe il tempo. Diete particolari, integratori? Manco pensarci. Mamma Beatrice provvede con i suoi piatti gustosi ma limitati nei grassi, per venire incontro alle esigenze del figlio sportivo. Che è una buona forchetta, perché lavoro e allenamento richiedono una giusta dose di calorie, ma sa trattenersi quando ci sono le gare. C’è il favorevole rapporto peso/potenza da mantenere e privilegiare.

Se guardiamo alle tabelle di allenamento dei “professionisti” c’è solo da dire che, nel suo caso, ci si trova di fronte a dilettantismo puro, amatoriale, nel vero senso decoubertiniano della parola. Ad uno, cioè, che fa sport per il piacere della partecipazione e, tuttavia, ogni volta che si mette alla prova con i più forti, raccoglie ugualmente grosse soddisfazioni. Se non li può battere, perché obiettivamente mancano le condizioni, ci arriva ugualmente a ridosso, ribadendo potenzialità che non ha mai potuto esprimere compiutamente. Il motivo è preso detto: lontananza dagli ambienti che contano, parziale se non totale disinteresse nei riguardi di chi, nel Centro/Sud, non trova situazioni, occasioni e mezzi per praticare lo sport agonistico con le indispensabili agevolazioni. Con lui, che sarà chiamato a far parte della nazionale di skiroll, si potrebbe avviare un'inversione di tendenza, integrando lo sci di fondo con la pratica agonistica dello skiroll, finora trascurata, che potrebbe aiutare la crescita contemporanea di entrambe le discipline. La conferma? Il salto di qualità dell'avv. Remo Di Giacomo, un amatore di speranze purtroppo non più verdi, non soltanto sotto il profilo agonistico ma anche tecnico.

 Abita infatti in una regione, l’Abruzzo, dove i due soli fondisti a raggiungere la nazionale sono stati Alfredo Cocco e Biagio Di Santo perché sono riusciti ad arruolarsi nelle Fiamme Gialle. Che potrebbero fare proseliti considerando che i campionati giovanili svoltisi da queste parti, l’ultimo due anni fa a Barrea, sulla pista di Passo Godi, hanno messo in luce elementi interessanti che non hanno vinto la staffetta, dopo averla dominata per le due prime due frazioni, solamente per ingenuità e quella mancanza di esperienza che deriva dagli scarsi contatti con l’esterno. Qui nevica più tardi che non sulle Alpi, e non ci sono soldi per anticipare la preparazione con qualche allenamento sui ghiacciai come fanno i Comitati del Nord. Un grosso problema per aspiranti e juniores, che quando iniziano le NG si trovano in condizioni di inferiorità. Al di là della preparazione a secco, anche questa con minime possibilità di confronto per il semplice fatto che le gare di skiroll sono quasi tutte al Nord, poche ore di allenamento specifico sugli sci alle spalle. E quando, a fine novembre, la neve arriva in maniera abbondante, mancano i mezzi per preparare le piste in maniera adeguata. Una motoslitta a Barrea, un “gatto” antiquato a Pescocostanzo.

Una mano dagli enti pubblici? Quel tanto che basta per sopravvivere. La Regione, poi, per lo sci di fondo non ha mai avuto un occhio di riguardo pur trattandosi di una specialità che meriterebbe investimenti sul piano promozionale considerando che da queste parti, di solito, la neve si trova anche nelle stagioni anomale, c’è passione per questa disciplina e la possibilità di organizzare raduni e gare in sostituzione di località dove la neve è venuta a mancare. Varrebbe la pena di investire ma si è preferito gettare miliardi delle vecchie lire sulla pista di discesa di Roccaraso per portarvi una gara di Coppa del Mondo femminile. Vicenda scandalosa, un sperpero di pubblico denaro che avrebbe potuto essere impiegato diversamente, dirottandone almeno una parte su quel grosso serbatoio di cui lo sci di fondo dispone in questo territorio, che invece è abbandonato a se stesso.

L’U.S. Pescocostanzo, tanto per citare un esempio, conta su un gruppo di 55 giovani dai giovanissimi agli juniores. Limitati, alla fine, dai condizionamenti cui si è accennato sopra. Alessio Giancola è uno degli allenatori: cura la categoria allievi/ragazzi, quindici elementi, fra i quali più d’uno ha dimostrato qualità che in condizioni ambientali diverse gli potrebbero permettere di emergere. A loro cerca di trasferire, con la tecnica, anche passione e spirito di sacrificio. Con la speranza che qualcuno se ne accorga e abbia il coraggio di investire anche sul materiale umano e su uno sport che, al di là dei risultati che potrebbe produrre, aiuta prima di tutto a crescere sul piano fisico e psicologico. Il senso della fatica, si sa, è salutare e formativo. Ti rende adatto allo sport e ti forma come cittadino. E' un investimento per il futuro.

Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it

Aggiornato il 13-10-06.