Skiroll.it: Aggiornato il 14-01-06.

GLAUCO PIZZUTTO, TRICOLORE NELLO SPRINT, SPECIALITA' DA INCENTIVARE  - di Giorgio Brusadelli

Star mondiale dello skiroll giovanile, questo cittadino di Bovisio Masciago che vive lontano dalla neve ha dimostrato con il titolo aspiranti che il settore velocita' puo' essere innovato. Tra l'altro con l'impiego e l'aiuto determinante degli skiroll.

Puntare sui giovanissimi, specializzandoli, piuttosto che riciclare nella velocità  atleti ormai fisicamente sviluppati e cresciuti con l'abitudine alle prove di distanza

Glauco Pizzutto (nella foto all'arrivo), campione italiano sprint categoria aspiranti, è un ragazzone di 17 anni che abbina studio (liceo scientifico) e sport (sci e skiroll) con ottimi risultati. Addirittura insperabili nello sci, se si considera che abita a Bovisio Masciago, in Brianza, dove per trovare la neve devi sorbirti quantomeno un’ora e mezza d’auto.  Un cittadino costretto a battersi con i valligiani, inserito nella squadra del Comitato Alpi Centrali per meriti acquisiti. Se per lo skiroll non ci sono mai stati problemi, visto che lo si può praticare su qualunque nastro d’asfalto e ha quindi trovato la strada aperta per raggiungere i vertici mondiali, per lo sci, quello di fondo, ha invece dovuto sottoporsi a sacrifici non indifferenti. Di tempo da parte sua, per mettere insieme studio e allenamento, di denaro per quanto riguarda la famiglia che, fortunatamente, è appassionata di sport e ha fatto di tutto per agevolare lui e il fratello minore Folco. Glauco la madre lo porta un paio di volte la settimana ad allenarsi con lo sci club di Leffe, affidandolo alle cure di Ermanno Carrara, l’allenatore con il quale ha stabilito un  feeling particolare. Folco questo problema di trasferte non ce l’ha poiché studia allo ski college di Bormio ed è tesserato per lo sci club Alta Valtellina, specialità biathlon.

A Paluzza ha vinto alla grande un titolo, quello della sprint, che nella categoria aspiranti, è stata questione limitata alle Alpi Centrali (nella foto il podio: da sinistra  Fabrizio Clementi 3°, Pizzutto e Richard Tiraboschi 2°): il Comitato si è assicurato tutti e quattro i posti della finale che  Glauco si è assicurata con facilità quasi disarmante. “Grande gara la mia. Va ad aggiungersi alle soddisfazioni raccolte con lo skiroll” la sua dichiarazione rilasciata subito dopo l’arrivo al giornalista Renato Angonese (foto in basso)  che con Delfino Sartori (autore delle foto) curava l’ufficio stampa della manifestazione tricolore organizzata dall’US Aldo Moro.

Nello skiroll, iniziato con Sergio Montagner e continuato con Marco Ripamonti del Lissone, è infatti diventato una delle colonne della squadra nazionale che, con l’avv. Pierluigi papa come CT, da  tre anni a questa parte sbanca letteralmente Coppa del Mondo e Mondiali. Italia nazione leader sia in campo maschile che femminile, fra i seniores e gli juniores. Anche se, a fine agosto, ai Mondiali di la Tremblade in terra di Francia, gli juniores hanno trovato sulla loro strada una nazionale svedese che ha dirottato verso lo skiroll alcuni dei suoi migliori fondisti. Pura questione di motore quello che ha contribuito a fare la differenza. Segno della sempre maggior credibilità di cui nei paesi scandinavi gode lo sci a rotelle in tema di allenamento prima ancora che sul piano agonistico.

Da noi, tranne rare eccezioni, i fondisti snobbano lo skiroll. Per costrizione più che per convinzione. Non i campioni come Piller Cottrer e Zorzi che si cimentano non solo in qualche prestigiosa gara in salita ma anche nei campionati italiani in piano e di staffetta, ma i giovani che pure dovrebbero essere indirizzati verso questa disciplina che, fra l’altro, aiuta a togliere di mezzo quella paura della velocità che, in particolare, condiziona le ragazze pure nel fondo. Salvo rarissime eccezioni, non mollano gli sci ma frenano, oppure si rialzano per diminuire la velocità,  anche in discese non particolarmente difficili. Sono gli allenatori di fondo a dissuadere i giovani da questa specialità non tanto perché le fatiche della stagione agonistica da primavera ad autunno condotta in maniera indiscriminata potrebbero pregiudicare poi quella invernale dello sci, ma piuttosto per idee personali che non hanno motivo di esistere e che la scuola allenatori farebbe bene a fugare.

Un’ostilità preconcetta che altri allenatori di ben diversa apertura mentale non condividono. Tanto è vero che Sepp Chenetti, allenatore della Nazionale di Coppa del Mondo, è il primo assertore dell’utilità dell’impiego degli skiroll anche da parte dei fondisti. Addirittura per  curare la tecnica specifica del fondo attraverso allenamenti mirati con gli sci a rotelle. Quando ha assunto l’incarico e ha cominciato a mettere in atto le sue idee, ha incontrato perplessità e anche malumori, ma è bastato introdurre lo studio del gesto tecnico attraverso le riprese effettuate con una telecamera in maniera artigianale, poi proiettate e commentate davanti a tutta la squadra, per convincere anche i più ostinati detrattori all’interno della stessa nazionale. Più di un atleta, Di Centa in primo luogo, proprio nel gesto tecnico ha fatto quel salto di qualità che, abbinato ad una preparazione quasi maniacale, l’hanno proiettato ai vertici mondiali non  solo nel passo classico ma anche a skating.

Glauco Pizzutto, dunque, è la dimostrazione che la convivenza fra skiroll e sci di fondo è possibile e vantaggiosa. Ha battuto, sul loro terreno, fondisti che abitano in montagna e, quindi, con la neve hanno maggior confidenza e facilità di approccio. Era già arrivato quarto due anni fa in questa stessa specialità, è uscito di squadra ed è stato ripescato quest’anno. Il titolo tricolore nello sprint, specialità ingiustamente sottovalutata ma che comporta medaglie che, sul piano statistico, hanno lo stesso valore di quelle ottenute sulle distanze, potrebbe aprirgli la strada della nazionale juniores ai Mondiali di categoria. Sarà poi il futuro a dire se, anche come fondista, potrà togliersi le stesse soddisfazioni che ha ottenuto nello skiroll.

Di certo c’è che altri fondisti potrebbero e dovrebbero seguire la sua strada per migliorare fisico, tecnica e prestazioni. Maschi e femmine. Fra queste ultime Ilenia Casali (nelle foto: sopra l'arrivo con Cicolini appena davanti a Casali e a fianco  il podio aspiranti: da sinistra Laura Morandini, terza arrivata, Irene Cicolini prima  e la Casali seconda), che fa parte anche lei della categoria aspiranti e nella sprint tricolore, come già in tecnica classica alla NG di Pragelato o alla Coppa Italia di Santa Caterina aperta ai giovani, ha trovato strada sbarrata da parte della trentina Irene Cicolini. Una di Rabbi, che era e resta uno dei santuari del fondo dal vivaio inesauribile. Un secondo di distacco a Pragelato, poco di più in Valfurva, qualche centimetro a Paluzza di fronte ad una coetanea che a skating non ha avversarie e sa vedersela anche con le juniores.

Considerata, Ilenia,  più che una promessa, tanto che è già stata inserita nella nazionale juniores, in grado di fare il salto di qualità se al motore di cui dispone affiancasse una tecnica altrettanto valida. Corre di forza, tutta ingobbita, un po’ sbilenca, e manca quindi di quella fluidità che invece Chenetti è riuscito a creare in più di un azzurro proprio con l’aiuto degli skiroll. Ma Ilenia con  gli skiroll si allena semplicemente e solo in salita, terreno dove la tecnica non è del tutto determinante rispetto alla potenza come avviene invece sul piano. Ma papà Maurizio, che l’ha messa sugli sci ed è in pratica il suo primo allenatore, da quell’orecchio non ci sente. E’ un peccato e sarebbe bene che qualcuno riuscisse a farlo ricredere.

Ci è mancato poco, però sapevo che la corsa al titolo non era facile” è stato  il commento della ragazza di Prato Carnico, un’atleta che predilige le distanze più lunghe, ma che anche in questa occasione, sostenuta da un nutritissimo gruppo di compaesani capeggiati dal sindaco Gino Rinaldi, ha dimostrato tutto il suo valore inchinandosi solo al fotofinish all’avversaria. In questi anni ha suscitato tanto entusiasmo che il sindaco ha puntato sulla giovanissima compaesana per lanciare il Centro Fondo Pian di Casa di Pradibosco. Ora Ilenia è il simbolo sportivo della Val Pesarina, è già stata premiata in municipio e si ritrova in sostanza con un fan club tutto per lei. "Questo affetto mi fa molto piacere, non posso negarlo", sorride.

Un’altra su cui varrà la pena di investire per il futuro femminile che per il rilancio ha bisogno di puntare sulle giovanissime mandando qualche osservatore alle loro gare e aiutando gli sci club  a farle maturare attraverso aiuti concreti non solo in termini economici e tantomeno con le promesse regolarmente inevase da anni.

E già che abbiamo parlato di sprint e della loro importanza nel medagliere, sarebbe opportuno che questa gara venisse introdotta non soltanto dalla  categoria aspiranti in avanti ma fin dall’inizio dell’attività giovanile poiché è sicuramente meno monotona e noiosa delle partenze a cronometro,  più avvincente sul piano agonistico e certamente di aiuto nella padronanza degli sci quando ci si trova in mischia. Che sia staffetta o mass start, resta il fatto indiscutibile che le gare che piacciono maggiormente sono queste proprio per la loro spettacolarità, che è poi l’elemento che caratterizzerà sempre di più lo sci del futuro sempre più televisivo e sempre meno individualista.

Ma c’è qualcuno che abbia le idee chiare in questo settore? Diremmo proprio di no visto che, mentre all’estero hanno saputo creare specialisti, noi finora abbiamo giocato di rimessa, indirizzando verso lo sprint atleti che faticavano ad esprimersi sulle distanze piuttosto che costruirli cominciando dalla base. La strada invece è un'altra. Si deve guardare prima al fisico e alle possibilità di sviluppo organico e formazione psicologica, considerando che lo sprinter deve essere come un armadio e forte di braccia, cattivo e con il pelo sullo stomaco, per privilegiare in seguito la tecnica che nella sprint è del tutto diversa, specialmente da quando, con la qualificazione a 30, le batterie dei quarti sono passate da 4 a 6 concorrenti. Si va più di braccia che di gambe, senza sciolina anche nelle gare in classico, e questo ha sballato tutto, scompaginando i tradizionali valori in campo per il semplice fatto che sono cambiate le condizioni di gara e la preparazione di chi vuol esserne protagonista.

E’ venuto meno quel minimo di rispetto reciproco ancora esistente, c’è più casino, la bagarre è all’ordine del giorno, spesso si gioca sporco. E’ dunque nata una situazione che, quando si incarognisce, va affrontata con la prontezza di intuizione sul possibile sviluppo della corsa, una certa impudenza nei confronti degli avversari, che non guardano tanto il sottile se c’è buttarti fuori pista o addosso alle transenne, oppure bloccarti uno sci o romperti un bastoncino finché si continuerà ad usare quelli di carbonio, leggerissimi ma purtroppo fragili.  E non è certo un caso che anche i nostri migliori specialisti, Zorzi e Pasini, ormai raramente arrivino in semifinale anche quando le gare sono a skating. E la finale? Sta diventando un miraggio. Speriamo che le cose cambino alle Olimpiadi.

 Giorgio Brusadelli         
www.fondoitalia.it           

Le classifiche:

Le foto della gara  (Foto: Delfino Sartori)

Classifiche complete su www.montagnaedintorni.it

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