MALGRADO LE MEDAGLIE, NON C’E’ PACE PER ALBARELLO

L’oro della staffetta maschile e il bronzo di quella femminile e di Killer Piller non placano polemiche che, da anni, covano sotto la cenere pronte a riesplodere

Pesanti dichiarazioni di Valbusa all’Ansa e a L’Adige; azzurre separate in Casa Fisi

Il CT, che avrebbe rischiato il posto, replicherà solamente a Olimpiadi concluse

L’oro della staffetta maschile e il bronzo di quella femminile e di Piller Killer nel doppio pursuit, se da una parte permettono alla Fisi di vantare un bel bilancio finora mancato dallo sci alpino, dall’altra non ha sopito certe polemiche che si trascinano fin dal momento in cui Marco Albarello ha assunto l’incarico di direttore agonistico del fondo. Ne ha parlato, per esempio, Dario Torromeo sul Corriere dello Sport dopo l,a 15 km, anticipando quello che potrebbe essere il futuro del CT se il bilancio fino a quel momento limitato al bronzo di Pietro Piller Cottrer nel doppio pursuit, non si fosse arricchito del bronzo della staffetta femminile e dell’oro di quello maschile che ribaltano la situazione.

Nel suo articolo, che riprendiamo, Dario Torromeo ricorda che, tornato a casa da Salt Lake City ‘02 con un bottino di sei medaglie, tra cui due ori, Sandro Vanoi scoprì di non essere più il ct della Nazionale italiana. Al suo posto saliva Marco Albarello. Adesso potremmo essere alla vigilia di un nuovo cambio. Nessuno si aspettava grandi cose dalle gare a tecnica classica. Anche se vedere tre atleti su quattro fuori dai 30 nella 15 km (solo Valbusa, 37 anni e ritiro vicino, è stato promosso) e altrettante atlete tra il 34 ° e il 48° posto nella 10 km è stato peggio di qualsiasi previsione. Risultato aggravato dalla prova delle due staffette sprint. I risultati di questi giorni non hanno fatto altro che accrescere i dubbi.

Le voci di dentro del Fondo Azzurro raccontano altre storie. Ad Albarello si rimproverano scelte tecniche sbagliate. Prendiamo, ad esempio, la staffetta sprint maschile. E’ tutta la stagione che Freddy Schwienbacher non riesce a portare a casa risultati positivi. Perchè costringerlo ad una brutta figura?

Tra gli addebiti che vengono fatti ad Albarello c’è anche quello di un calo di immagine della squadra. Il caso Fauner prima e quello Valbusa poi, non hanno regalato riflessi positivi alla Nazionale. E ancora. Il rapporto all’interno della squadra non sembra sia conflittuale. Ma tutti, dicono, pensano molto più a se stessi che al gruppo. In passato le liti si risolvevano con un faccia a faccia, magari violento, ma sicuramente da quel confronto si usciva nuovamente uniti. Ora non è più così.

I maschi hanno un’unica certezza: Piller Cottrer. A sperare in un futuro da podio ci sono Di Centa e Zorzi. Meno brillante la situazione del settore femminile. Chiuso il 2002 con due ori (Belmondo e Paruzzi), un argento e un bronzo (sempre Belmondo) ai Giochi di Salt Lake City, negli ultimi quattro anni le azzurre sono salite sul podio una sola volta. Bronzo nella staffetta ai Mondiali di Oberstdorf con la stessa squadra che schieriamo oggi nella 4x5 km. La dichiarazione alla Stampa da parte di Albarello alla vigilia della gara (« Tra le donne ricominciamo da zero »), non ha certo contribuito a dare una spinta positiva.

A questo punto dei Giochi, dice il giornalista del quotidiano sportivo romano, arrivano le gare in cui possiamo ancora andare a medaglia. La staffetta 4x10 km maschile di domenica e il gran finale con la 50 km di Piller Cottrer e Valbusa potrebbero contribuire a regalare un bilancio decisamene migliore alla spedizione azzurra. Albarello ci conta, anche perchè (così dicono le voci di dentro) in caso contrario rischierebbe di lasciare il posto.

Il nuovo ct potrebbe essere Silvio Fauner, cinque medaglie olimpiche nel suo record (c’è anche un oro) e sette mondiali. Con l’azzurro ha rotto nel 2003 alla vigilia della disastrosa spedizione in Val di Fiemme. Nessun italiano sul podio in quei Mondiali disputati in casa. Di Albarello è stato compagno (assieme a De Zolt e Vanzetta) nella mitica staffetta d’oro di Lillehammer ‘94 ed in quella d’argento (con Valbusa e Maj) a Nagano ‘98.

Ancora due gare di punta (con la speranza di grandi sorprese nella 4x5 km femminile, 30 km e sprint maschile) per garantire all’attuale ct la certezza di un futuro in azzurro.

L’Italia del fondo si trova davanti a un momento critico. Un ricambio generazionale nel settore femminile, con la consapevolezza che almeno fino a Vancouver 2010 non possano esserci novità. Una necessità di maggiore coesione in campo maschile, nella speranza che Piller Cottrer continui la striscia positiva, che Giorgio Di Centa trovi finalmente quel risultato che il suo talento merita e Cristian Zorzi possa avere definitivamente accantonato le brutte avventure degli ultimi tre anni.

Per credere in un futuro migliore c’è bisogno di unità di intenti. Il gruppo deve tornare ad essere tale. Marco Albarello ha otto giorni di continui esami davanti a sé. Dopo, sapremo qualcosa di più sul futuro del fondo azzurro.

Esami comunque superati in modo trionfale, che fanno cadere tutto il discorso. Però, malgrado le splendide prestazioni degli ultimi giorni e in attesa della 30 km femminile e della 50 km maschile con partenza in linea che potrebbero portare altro fieno in cascina, c’è sempre qualcosa che non quadra, del malumore di troppo che si è evidenziato nella festa di lunedì sera a casa Fisi, a San Sicario, Fisi, dove la Val di Fiemme, in corsa per i mondiali di sci nordico del 2011 (dopo aver organizzato quelli del '91 e del 2003), ha chiamato a raccolta stampa e atleti per ribadire la sua fiducia in questa corsa che verrà premiata (se verrà premiata) alla fine di maggio nel corso dell'assemblea generale della Fis in Portogallo. Come scrive nello Morandi su L’Adige, “è stata una serata riuscitissima, anche perché erano presenti al completo le due staffette azzurre del fondo che avevano conquistato uno splendido bronzo con le ragazze e un incredibile oro con i ragazzi. Con loro Marco Albarello, il direttore agonistico, e i tecnici Chenetti e Pizio che, con gli skimen, hanno buona parte del merito di questa affermazione del fondo azzurro.

Spettacolo nello spettacolo la diretta su una tv nazionale dell'intervista a fondisti e fondiste che hanno raccontato le gioie e le emozioni della loro ancora freschissima impresa. Davanti alla telecamera sono sfilati tutti, atleti e tecnici, tranne Gianfranco Pizio, il tecnico delle ragazze, che non si è mai spostato dal tavolo ove aveva preso posto accanto a Gabriella Paruzzi, alle altre staffettiste e a Bubo Valbusa. Una dislocazione casuale? Crediamo di no. Ma questa è un'altra storia e non sarebbe bello rivangarla nel contesto di una serata di festa proposta da una valle che del fondo ha sempre fatto la sua bandiera e un momento di grande aggregazione”.

C’è poi la “questione Valbusa”, che ha aggiunto benzina al fuoco che cova sempre sotto le ceneri.

Il giorno dopo aver vinto la medaglia d'oro in staffetta Bubo ha infatti dichiarato all’Ansa: «E’ scandaloso che Albarello non sia andato a congratularsi con le ragazze che hanno vinto la medaglia di bronzo. Gli dava fastidio. E' un team a parte che si è diviso dalla nazionale maschile per volere della Forestale e dei tecnici. E' una squadra autosufficiente e Albarello non mi pare il suo direttore agonistico. Come può essere direttore delle donne se non è mai andato a trovarle in nessuno dei raduni? L'Italia ha in squadra la campionessa olimpionica e la vincitrice della Coppa del mondo, ma sembra che Albarello non lo sappia. E' ipocrisia assoluta».

Le stesse dichiarazioni le ha ampliate in una lunga intervista rilasciata sempre a Nello Morandi, che è interessante perché Valbusa dà una sua spiegazione a episodi che si sono registrati nelle ultime settimane e che riguardano anche il rapporto che ha con l’allenatore Giuseppe Chenetti:

« Un rapporto di  rispetto. Lo stimo perché è un grande tecnico, preparato e scrupoloso. Ma tutto si ferma lì: il mio allenatore è Carlo Vito Scandola, un mio compaesano che fa l'impiegato comunale, ma che è all'avanguardia nella ricerca dei metodi di preparazione».

Però è con Chenetti che sei andato su tutte le furie quella sera in val di Fiemme, alla vigilia della staffetta di coppa del mondo…
«Quella volta ho sbagliato, perché il mio carattere impulsivo mi porta a dire cose che non penso nemmeno. Però non sono matto e quindi il mio sfogo era legato al fatto che non c'era rispetto nei miei confronti. La cosa è nata però, ancora un paio di settimane prima quando, a tavola, e in funzione di Torino si ipotizzavano degli esperimenti nella formazione della staffetta: per esempio mettere Pietro e Giorgio nelle due frazioni in tecnica libera, Checchi al lancio e Zorro in seconda. Poi mi sono accorto che l'unico esperimento era quello di cambiare Checchi con me in seconda, ma che esperimento è ? Ma non è finita. Nella pursuit di Davos batto Checchi e mi dicono che vale solo per la qualificazione a Oberstdorf perché Checchi era stato negli Usa ed era stanco. Non si è tenuto conto cioè che io sono campione italiano in questa disciplina da quattro anni. Ma non è finita lì: Checchi, come diceva il padre, appariva sicuro del posto, mentre Santus che aveva fatto meglio di lui era ancora in forse…»

Chiacchiere, voci e poca chiarezza.
 «Quella che di solito mi fa andare in bestia. Io preferisco che le cose vengano dette in faccia, che ci si spieghi da uomo a uomo. Come si faceva con Vanoi e come ho fatto con Maurilio De Zolt quando ero ancora un ragazzino: lui mi ha messo in riga e da quel momento è diventato il mio amico e il mio esempio».

 E' un discorso che chiama in causa Albarello.
 «Anche lui ha le sue responsabilità in fatto di chiarezza e poi guarda come si è comportato con le ragazze. Non si è nemmeno complimentato per la medaglia e, secondo me, lo fa apposta perché non accetta che sia stata la Forestale, alla quale appartengono mia sorella e le altre, a volere un gruppo a parte sia di atlete che di tecnici».

In Val di Fiemme avevi attaccato anche Zorzi?
«Con lui mi sono chiarito e, quella sera, io ho usato il suo nome solo per fare un esempio, non certo per insidiargli il posto. Ripeto che bisogna essere chiari e non è certo una bestemmia avere dei dubbi sul suo rendimento. E' arrivato qui, per esempio, dopo un mese che non gareggiava, si sapeva che era in forma ma non che rendimento poteva offrire in altura. Poi alla prova dei fatti è stato non bravo ma un mito, soprattutto perché ha fatto una gara da grandissimo tattico, con la testa. Tanto di cappello, con il cuore».

Hai già pensato al dopo?
«No, ma continuerò ad allenarmi. Se la Forestale me lo consentirà mi piacerebbe, l'anno prossimo, fare la Vasaloppet e la Marcialonga che ho già vinto nel 2000 ma in skating».

Potresti andare con Selle a fare la Fis Marathon Cup…
 «Con tutto il rispetto per tutti io sono un vincente e quindi vorrei chiudere alla grande con una vittoria alla Vasaloppet, una gran fondo che ha fatto la storia di questo sport».

Nessuna replica da Albarello. Parlerà dopo le Olimpiadi

«Nessuna replica». È il commento del direttore tecnico del fondo Marco Albarello alle dichiarazioni di Fulvio Valbusa sulla gestione della squadra italiana di fondo. «Parlerò dopo le Olimpiadi - aggiunge, parlerò a tempo debito. Certo che se si riesce a rovinare una bella cosa così...».

Abbozza ma non parla il CT, che pure aveva avuto un’uscita significativa dopo la staffetta d’oro, così riportata da Paolo Viberti su Tuttosport:

«Finalmente abbiamo messo una bella pietra sulla testa di tanta gente » : Marco Albarello, direttore agonistico del nostro fondo, singhiozza come un bambino e pensa a tutti coloro che hanno criticato il suo operato in questi ultimi mesi. «Ma la polemica finisce qui: adesso è tempo di parlare di questi splendidi ragazzi e di tutto lo staff che sta loro attorno. Dedico questo oro a mia moglie Silvana, che ha avuto tanta pazienza con me in questi mesi. Un giorno mi ha detto di staccare, di concedermi una pausa di riposo, perché andando avanti così mi sarei preso un esaurimento nervoso. Un bacio anche ai miei due figli Jacopo e Giorgia».

Lei era uno dei quattro staffettisti dell’oro di Lillehammer ‘ 94: si può fare un paragone tra le due imprese?
«Questa vale di più: per come è venuta, perché siamo in Italia e perché abbiamo schiantato ogni avversario con una superiorità incredibile».

Ci può dare una definizione di ciascuno dei suoi eroi?
« Valbusa è il faro, Di Centa l’intellettuale, Piller Cottrer il leader e Zorzi il genio. Sono commosso, non dimenticherò mai questa giornata».

 Giorgio Brusadelli         
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