AI TEDESCHI BIATHLON E COMBINATA; OGGI SCATTA IL FONDO

Piller Cottrer, Di Centa, Checchi e Santus in caccia dei favoriti Vittoz e Angerer

Nel biathlon grandi anche gli azzurri: per De Lorenzi 7° posto , Pallhuber 9°

Bronzo per Enrico Fabris: è la prima medaglia olimpica per il pattinaggio velocità

Mario Pescante ha perso la corsa: vicepresidenza CIO al al tedesco Thomas Bach

Ai tedeschi le prime due medaglie d’oro:  a Cesana S. Sicario Michael Greis nella gara di biathlon 20 km individuale maschile, davanti ai norvegesi Ole Einear Bjoerndalen (argento) e Halvard Hanevold (bronzo), mentre a Pragelato  Georg Hettich (nella foto), già primo nella prova di salto, trionfa nella combinata nordica. Nel biathlon bella prestazione degli azzurri: Christian De Lorenzi, settimo a 1’41”, e Willfried Pallhuber, nono a 1’45”4, entrambi con un solo errore al tiro. E René Laurent Vuillermoz avrebbe potuto fare addirittura meglio se non avesse commesso tre errori nell'ultima serie dopo avere messo a segno un quindici su quindici nelle prime tre serie.

 "Non so cosa dire, è stata una giornata incredibile - ha spiegato De Lorenzi al traguardo -. Sono partito per fare esperienza, invece mi sono ritrovato strada facendo a lottare con i migliori. E' una grande emozione correre davanti ai nostri tifosi, spero che questo risultato serva ad avvicinare il maggior numero di tifosi alla nostra disciplina". Erano vent'anni (Innsbruck 1976) che l'Italia non piazzava due atleti nei primi nove posti.  

 Per quanto riguarda la combinata nordica Hettich ha battuto l'austriaco Felix Gottwald, e il norvegese Magnus Moan. Primo degli italiani Giuseppe Michielli (nella foto), quattordicesimo,  un piazzamento insperato, che conferma le potenzialità di questo ragazzo del quale abbiamo avuto modo di scrivere tempo addietro.          

Altra medaglia d’oro alla Germania. Non poteva di certo iniziare in modo migliore l’avventura olimpica dei tedeschi che, dopo il primo posto conquistato nella 20km di biathlon con Greis, vedono Georg Hettich salire sul primo gradino del podio della Gundersen individuale di combinata nordica. A Pragelato, Hettich si è aggiudicato la gara dopo aver avuto la meglio nella 15 km di fondo. Medaglia d’argento all’austriaco Felix Gottwald, bronzo al norvegese Magnus Moan. Il migliore degli italiani è stato l'ottimo Giuseppe Michielli, che ha concluso al quattordicesimo posto.

 La classifica della combinata:

 1. Görg Hettich (Germania) 39'44"6 2. Felix Gottwald (Austria) 39'54"4; 3. Magnus Moan (Norvegia) 40'00"8; 4. Petter Tande (Norvegia) 40'00"9; 5. Jaakko Tallus (Finlandia) 40'01"9; 6. Sebastian Haseney (Germania) 40'35"7; 7. Björn Kircheisen (Germania) 40'55"1; 8. Todd Lodwick (Usa) 40'56"6; 9. Hannu Manninen (Finlandia) 41'20"2; 10. Sergej Maslennikov (Russia) 41'30"2

14. Giuseppe Michielli (Italia) 42'05"5; 34. Jochen Strobl (Italia) 44'42"3; 39. Daniele Munari (Ita) 45'06"3; 46. Alessandro Pittin (Italia) 48'50"2

 COMPLEANNO CON DEBUTTO PER ALESSANDRO PITTIN

Oggi Alessandro Pittin (nella foto) ha compiuto 16 anni e ha festeggiato la ricorrenza gareggiando a Pragelato nella  prova olimpica di combinata nordica. Dopo il duplice infortunio di Marco Beltrame e Stefano Chiapolino in un allenamento di salto a Predazzo, che ha ridotto il numero degli atleti nelle discipline nordiche, il ct Fabio Morandini ha così potuto disporre di un elemento in più nella combinata. Pittin, udinese di Tolmezzo, appena 151 cm di altezza per 48 kg di peso, ha partecipato quest'anno alla coppa del mondo B di combinata nordica raccogliendo un quarantesimo posto a Oberstdorf, in Germania, nella sprint. In questa occasione si è piazzato ultimo nel salto ma nell’inseguimento ha recuperato tre posizioni.

COLLOREDO E MORASSI QUALIFICATI PER LA FINALE DI SALTO

Sebastian Colloredo e Adrea Morassi si sono qualificati per la finale a 50 nella prova di salto speciale dal trampolino Norman Hill di Pragelato. Il diciottenne di Tarvisio ha realizzato il ventesimo punteggio con 97 metri totali, mentre il diciassettenne di Ravascletto è arrivato a 92 metri per il quarantunesimo posto.

BRONZO PER ENRICO FABRIS: PRIMA MEDAGLIA OLIMPICA PER IL PATTINAGGIO VELOCITA’

 “Oggi è una giornata storica per tutto lo sport italiano e per il pattinaggio di velocità”. E’ lo stesso Enrico Fabris (nelle foto) a consegnarsi alla storia con queste parole subito dopo la conquista del bronzo nei 5000 metri in pista lunga. Sua è la prima medaglia azzurra di questi XX Giochi olimpici invernali, primo podio italiano nella specialità. Con un palpitante finale il 24enne veneto ha recuperato lo svantaggio che aveva accumulato nella prima parte della gara aggrappandosi al podio in extremis dietro i due dominatori: lo statunitense Chad Hedrick (oro) e l’olandese Sven Kramer (argento).

“Non ho parole per spiegare quello che ho provato quando ho realizzato di aver vinto il bronzo”, ha detto alla fine Fabris, che così ricostruisce la sua gara: “Sapevo di essere in ritardo, ho guardato il tabellone e ho capito quello che dovevo fare per conquistare il terzo posto. Gli altri due erano difficili da raggiungere. Io ho dato tutto quello che avevo”. Strategia o partenza lenta dovuta alla tensione? Fabris spiega: “Non sono partito forte come hanno fatto altri miei rivali ed alla fine avevo più energie e sono passato dalla settima alla terza posizione”. Una gara con brivido finale nell’ultima curva. “E’ stata un terno al lotto: o vincevo una medaglia o rischiavo di cadere, perché le gambe cominciavano a non reggermi più”.

Buone notizie anche dallo slittino. Armin Zoeggeler ha concluso al primo posto le prime due manche, confermandosi il grande favorito per la vittoria finale. Dopo la seconda discesa il vantaggio dell’azzurro sul russo Albert Demtschenko è di 158 millesimi. Terzo posto per lo statunitense Tony Benshoof (233/100). Solo quinto a 307/100 il tre volte olimpionico Georg Hackl. Soddisfatto Zoeggeler: “Sono sceso bene, ho fatto due manche regolari. La pista è molto veloce e molto tecnica.”. Domani le due manche conclusive (la seconda alle 17.30).

NEL DOPPIO PURSUIT LE PRIME MEDAGLIE DEL FONDO

Sarà il doppio pursuit ad assegnare le prime medaglie del fondo: Antonella Confortola, Arianna Follis, Gabriella Paruzzi, Sabina Valbusa saranno impegnate nella 15 km 7,5 TC+7,5 TL alle ore 10, mentre Pietro Piller Cottrer, Valerio Checchi, Giorgio Di Centa, Fabio Santus scenderanno in pista  alle 13.45 nella 30 km (15 TC +15 TL). Grandi favorite in campo femminile Bjoergen, Tchepalova, Neumannova e Scott,; fra i maschi Vittoz e Angerer, che dovranno comunque vedersela con i nostri Piller Cottrer e Di Centa.

LA VIGILIA DI GIORGIO DI CENTA……     

Eccomi immerso in pieno nel clima olimpico! E’ un’atmosfera unica, speciale, irripetibile. In questi giorni sono un po’ raffreddato, costipato, con tosse e naso chiuso. Sto facendo aerosol e fumenti per cercare di guarire da questo inconveniente. Purtroppo credo sia uno strascico della gara di Davos, dove freddo e fatica mi hanno lasciato questo souvenir. Comunque tutto sommato mi sento bene, ma come sempre sarà la pista ad avere l’ultima parola; come sempre e anche di più ci metterò tutta la mia anima perché una medaglia olimpica, specie se individuale, è il sogno di ogni atleta ed io voglio provarci fino in fondo! Sto guardando la cerimonia d’apertura dei Giochi, davvero bellissima, emozionante! Bravissimi i figuranti e tutti coloro che in vario modo partecipano a rendere lo spettacolo indimenticabile. Purtroppo come nelle altre edizioni non mi è possibile godermela dal vivo, pazienza, adesso il mio primo pensiero è per le competizioni; con il passare degli anni chissà…Un mandi olimpico a tutti!!! Giorgio.

…E DI PIETRO PILLER COTTRER

Niente cerimonia di apertura per me, ma anche per molti dei miei compagni. Prendervi parte sarebbe stata sicuramente una gran bella cosa, ma visto che corro domenica pomeriggio e che provare la pista e la neve allo stesso orario è una cosa importantissima, proprio non ce la faccio. Solo la "bandiera" avrebbe potuto scavalcare ogni tipo di difficoltà. Peccato perchè presenziare da attore protagonista alla cerimonia di apertura nel mio paese non è una cosa che ricapiterà più.....

RESPINTO DAL TAS L’APPELLO TEDESCO PER EVI SACHENBACHER

Il Tribunale arbitrale dello sport ha respinto l'appello presentato dalla squadra olimpica tedesca contro la sospensione di Evi Sachenbacher-Stehle, sciatrice di fondo interdetta dalla gara a inseguimento, in programma domani per i Giochi di Torino 2006, per il tasso di emoglobina troppo alto. Il Tas spiegherà i motivi della sua decisione domani. La Sachenbacher-Stehle è tra i 12 atleti fermati per un tasso eccessivo di emoglobina. La sua sospensione terminerà lunedì.

PESCANTE NON SARA’ VICEPRESIDENTE DEL CIO

Mario Pescante non ce l’ha fatta. Il supervisore dei Giochi di Torino e già membro del Cio dal dodici anni si è dovuto arrendere al tedesco Thomas Bach nella corsa alla vice presidenza del Cio Abbastanza netta la superiorità del campione olimpico della scherma a Montreal ‘ 76 che ha avuto la meglio sull’italiano con un margine di 23 voti (57 contro 34). Per Pescante, che è anche alla guida dei comitati olimpici nazionali d’Europa, si tratta però di una mezza sconfitta in quanto è stato eletto nell’Esecutivo Cio con ben 47 preferenze e a spese dello statunitense James Easton. Nell’Esecutivo entra anche il sudafricano Sam Ramsamy. La new entry azzurra nel governo del Comitato Olimpico Internazionale è comunque un successo di tutto lo sport italiano perché va ad aggiungersi a Ottavio Cinquanta, presidente della potente Isu (la federazione internazionale del ghiaccio).« Anche se mi devo accontentare del premio di consolazione - ha commentato Pescante - il nostro Paese è tornato a contare a livello mondiale. Adesso l'importante è che i Giochi vadano per il meglio. La mia gioia più grande è che sto scoprendo una città formidabile e questa sarà la carta vincente di questa Olimpiade. La gente di Torino ha fatto sentire che vuole questa Olimpiadi, e i contestatori non sono esistiti ».

Pescante ha pagato la grinta di un avversario che è assai coinvolto nell’organizzazione dei prossimi Mondiali di calcio tedeschi. Il successo di Bach è un po’ però anche una sconfitta per Rogge che, seppure con circospezione, aveva sostenuto la candidatura dell’italiano. Evidentemente l’accoppiata Rogge-Pescante è stato interpretata da molti come uno sbilanciamento eccessivo dei fragili equilibri di forza al vertice del Cio. L'Italia comunque rafforza ulteriormente la sua presenza in seno al Cio con il nuovo ingresso nella famiglia olimpica di Francesco Ricci Bitti, presidente della federazione internazionale di tennis. La sua nomina porta a cinque i rappresentanti italiani. Ricci Bitti va infatti ad aggiungersi a Pescante, Ottavio Cinquanta, Franco Carraro e Manuela Di Centa. Uno schieramento che sicuramente potrà tornare utile già dal prossimo anno, quando la corsa per aggiudicarsi l’organizzazione dell’Olimpiade 2016 entrerà nel vivo e l’Italia sarà in gara con Roma (o Milano).

Ecco come, sul “Corriere”, Gianantonio Stella ha commentato la mancata nomina di Pescante 

 Non sarà lui il vicepresidente del Comitato Olimpico Internazionale

Pescante, la scalata fallita. All’ultimo scalino

Il commissario dei Giochi è stato battuto dal tedesco Bach per la vicepresidenza del Cio

 Il campione olimpionico da scrivania Mario Pescante, come lo battezzò un giorno il Foglio ironizzando sulla carriera da maratoneta dirigenziale iniziata nel mesozoico, non ce l’ha fatta. E proprio il giorno dell’apertura delle Olimpiadi di Torino è stato falciato nella sua corsa alla vicepresidenza del Cio. Passista di fiato lungo, ha fatto buon viso a cattivo gioco.

«Sono il quarto nella storia d’Italia ad entrare nell’esecutivo», ha detto. Evviva. La sconfitta, però, gli secca. Il supervisore dei Giochi invernali, infatti, non è tipo da gara nelle retrovie. Uomo ambizioso, si è via via dotato di un linguaggio proporzionato agli obiettivi. Dove tutto è bellissimo, grandissimo, fortissimo. Se parla di Vittorio Sgarbi lo omaggia come «l’incontenibile e irrefrenabile ». Se discetta di Gianni Letta, del quale condivide i natali ad Avezzano ma evidentemente non il barbiere, visto il capello lunghetto e riccioluto da night club, lo ossequia come «l’impagabile e irrefrenabile».

Perfino se è chiamato a dir la sua su chi l’ha battuto ieri, il tedesco Thomas Bach, si lancia in lodi sperticate: «Ho trovato l’avversario più forte». Va da sé che di se stesso ha un’opinione, per usare un superlativo pescantineo, non meno buonissima. Basta rileggere un’intervista data un paio di mesi fa a Giancarlo Perna del Giornale. Dove, dopo aver distribuito le pagelle dei bravi e dei cattivi e rivendicato il merito di aver salvato l’Olimpiade di Torino («Il fallimento era alle porte... Supponenza, provincialismo... Ho azzerato i vertici...Ho messo ordine...»), preannunciava trionfante: «Strabilieremo il mondo».

Laureato in giurisprudenza, docente all’Isef, alla Sapienza e infine alla Luiss, discreto mezzofondista in gioventù, esordì nel mondo olimpico come accompagnatore all’Olimpiade del Messico nel 1968. Dove finì diritto in mezzo agli scontri della Plaza de las Tres Culturas. Racconta il grande Eddy Ottoz: «Una sera con Pescante decidiamo di uscire. Per caso finiamo intrappolati in una manifestazione. Vedo un elicottero che spara un razzo verde. Poi comincia a far fuoco l’esercito. Ad altezza uomo. Un massacro. Ci nascondiamo sotto un tunnel. Essere atleti serve, eccome. Nel pericolo hai più lucidità. Quel giorno fu ferita Oriana Fallaci».

Salito di gradino in gradino fino alla segreteria generale e infine alla presidenza del Coni nel 1993, è da sempre convinto assertore di quanto pratica l’amico Letta nella scia della raccomandazione nel Convivio di Dante Alighieri: «Se bene si mira, da la prudenza vegnono li buoni consigli». «Figlio» putativo del potentissimo Giulio Onesti e cresciuto nell’ombra di Franco Carraro, Pescante ha sempre seguito la teoria del doppio forno. O se volete della doppia volée, giocando a tennis con tutti quelli che contavano qualcosa, compresi i deputati comunisti come Ignazio Pirastu.

Concavo o convesso a seconda della situazione e degli interlocutori (in ufficio ha una sua foto con Arafat che toglie o affigge, confida candidamente, a seconda di chi va a trovarlo) passava un tempo per essere un tiepido simpatizzante del centro- sinistra. O almeno, mettiamola così, non si diede molto da fare negli anni ulivisti per smentire questa etichetta. Al punto di bacchettare Berlusconi per aver chiamato i suoi discepoli «azzurri» rubando il termine agli atleti nazionali e di difendere l’allora sindaco di Roma, Francesco Rutelli, e l’allora vicepremier Walter Veltroni dalle critiche seguite alla sconfitta della candidatura di Roma all’Olimpiade del 2004: «Mi spiacerebbe se la politica italiana si rivoltasse contro Veltroni e Rutelli. Sono stati ottimi compagni di viaggio. Vorrei fare un invito: non aprite processi politici». Ringraziava i leader ulivisti per «l’ennesima disponibilità manifestata», rendeva merito all’«autorevole riferimento istituzionale », lodava tutti per come seguivano lo sport «con competenza, tempestività e direi anche con affetto».

Costretto a dimettersi nel 1998 in seguito allo scandalo dei laboratori antidoping e al sospetto d’aver sottovalutato se non imboscato il «dossier Donati» sul mondo del ciclismo, riemerse un paio di anni dopo (lasciandosi alle spalle anche le disavventure giudiziarie che gli avevano «ammazzato l’immagine») di azzurro vestito. Azzurro, stavolta, in senso forzista. Additato come un voltagabbana, avrebbe spiegato di non essere mai stato di sinistra, di aver sempre votato Pri e di esser sempre stato di centro perché «lo sport è contro gli estremisti»: «L’anticomunismo viscerale me l’hanno indotto i dirigenti Pci che tornavano dall’Urss dicendone meraviglie. Imbevuti e in malafede».

Candidato da Forza Italia nel Lazio, eletto deputato e fatto sottosegretario allo Sport, dice oggi di Berlusconi ciò che diceva di Veltroni ma con devozione decuplicata: «Appartengo alla schiera degli ammiratori. Non so come faccia a fare discorsi di ore senza uno straccio di appunto. Ha in testa un laboratorio che strabilia. Un fuoriclasse. Inoltre ha un’umanità insolita in un politico e unica in un riccone». Slap! Scrisse un giorno Candidò Cannavò che «la sua velocità nel ravvedersi (oltre che nel fustigarsi) è degna di Carl Lewis». Non è detto perciò, dice chi lo conosce, che di qui a qualche tempo, fatto un giro di pista a sinistra e poi un altro a destra, non si ritrovi di nuovo su una corsia di sinistra.

Veloce lo è senz’altro. Anche in auto. Qualche tempo fa, mentre correva verso le spiagge del Circeo, gli ritirarono la patente per eccesso di velocità. Finì con una pubblica denuncia dell’Unione sindacale di polizia, che rivelò di essere stata costretta a scrivere «al ministro dell’Interno e al capo della polizia » per arginare «le decine e decine » di telefonate fatte per farsi restituire la patente. Lui si ribellò: «Querelo tutti! È una laida, sporca provocazione politica!».

Gian Antonio Stella