BELMONDO ULTIMO TEDOFORO: LE OLIMPIADI SONO INIZIATE

Era in ballottaggio con Tomba, ma alla fine è stato premiato il fondo e un'atleta "pulita". La designazione di Stefania top secret solo fino al tardo pomeriggio

Manu Di Centa fra le 8 donne-simbolo che hanno portato la bandiera nello stadio

12 atleti, fra cui Evi Sachenbacher, sospesi per tasso troppo elevato di emoglobina

Non c’è stata la sorpresa finale, poiché il top secret mantenuto a lungo è caduto già nel tardo pomeriggio. Stefania Belmondo ultimo tedoforo: riconoscimento meritato all’atleta, per di più di casa in quanto piemontese, che ha ottenuto il maggior numero di medaglie negli sport invernali (10, di cui due d’oro) e che fino a pochi mesi fa era ancora in corsa per partecipare, come concorrente, alla sua sesta Olimpiade. Degno coronamento di una grandissima carriera, simbolo “pulito” di uno sport di fatica. Come dovrebbe essere sempre lo sport, e lo ha ricordato Giorgio Rocca, lo slalomista punta di diamante della delegazione azzurra, quando ha letto il giuramento dell'atleta: "Parteciperemo a questi giochi rispettando le regole impegnandoci per uno sport senza doping e senza droghe per la gloria dello sport".

Ci saranno inevitabilmente polemiche, come ci sono state per Caroline Kostner quando è stata indicata dal CONI come portabandiera, in quanto la maggioranza propendeva per Tomba. Che comunque è stato un protagonista dell’ultima fase della cerimonia di apertura portando la fiamma all’interno dello stadio dando l’avvio  ad una meravigliosa staffetta dentro la storia dello sport azzurro: la fiaccola, dopo un viaggio di 60 giorni, è infatti passata dalle mani del campione bolognese a quelle del quartetto azzurro Albarello, De Zolt, Vanzetta, Fauner (olimpionici a Lillehammer), da Piero Gros a Deborah Compagnoni fino a un’emozionata Stefania Belmondo, che ha acceso il braciere olimpico. Dopo di che lo stadio si è trasformato in un teatro lirico con Luciano Pavarotti che ha intonato "Nessun dorma". I fuochi d’artificio hanno infine chiuso la cerimonia. Spettacolare, suggestiva, significativa in ognuno dei tanti momenti che l’hanno caratterizzata e che ha presentato parecchie sorprese: da Yoko Ono, la vedova di John Lennon, che ha letto un messaggio in favore della pace, alle 8 donne-simbolo che hanno portato la bandiera olimpica nello stadio. La prima volta che in una cerimonia olimpica la bandiera viene portata solo da donne sfilando sulle note della Marcxia Trionfale dell’Aida. Otto donne, differenti per origine, cultura, attivitá professionale e impegno civile. Otto donne a rappresentare tutte le donne del mondo come simbolo di pace, tolleranza, dialogo tra i popoli. E che donne: Sophia Loren, ambasciatrice dell'Unhcr, al suo fianco la scrittrice cilena Isabel Allende, l'atleta marocchina Nawal el-Moutawakel, prima donna africana e musulmana ad aggiudicarsi un oro olimpico nei 400 metri ad ostacoli a Los Angeles nell'84, Susan Saradon attrice e ambasciatore Unicef, il premio Nobel per la pace 2004 la keniota Wangari Maathai, Manuela Di Centa vincitrice di sette medaglie olimpiche e prima donna italiana a scalare l'Everest, Maria Mutola prima donna del Mozambico vincitrice di un oro olimpico a Sidney 2000, la cambogiana Somaly Mam, attivista per i diritti umani.

Adesso la parola passa agli atleti (nelle foto la nazionale italiana) che seguiremo giorno per giorno limitatamente allo sci nordico che è materia di questo sito: fondo in prevalenza, ma anche combinata, che assegnerà la prima medaglia con Manninen uomo da battere, e salto.

 

EVI SACHENBACHER E ALTRI 7 FERMATI PER EMOGLOBINA TROPPO ALTA

La notizia del giorno è che campionessa olimpica tedesca Evi Sachenbacher-Stehle (nella foto, piangente) e altri sette atleti sono stati sospesi per cinque giorni per motivi di salute e non potranno prender parte alle prove olimpiche di cross-country maschile e femminile in programma domenica. Lo ha deciso la Federazione Internazionale (Fis) come conseguenza dell'elevato tasso di emoglobina, oltre il valore massimo consentito contenuto nel sangue degli atleti, sottoposti a un controllo ematico nella giornata di mercoledì. Gli atleti sospesi sono, oltre a Sachenbacher-Stehle, Kikkan Randall e Leif Zimmerman, (Stati Uniti), Sean Crooks (Canada), Sergey Dolidovich e Aleksandr Lasutkin ( Bielorussia), Jean Marc Gaillard (Francia), e Natalia Matveeva (Russia). Gli atleti verranno di nuovo testati lunedì prossimo e potranno tornare alle gare se i loro valori saranno tornati ai livelli consentiti. Altri quattro atleti sono stati sospesi venerdì, sempre per cinque giorni: Alen Abramovic (Croazia), Pavel Korosteljev e Nikolai Pankratov (Russia), Robel Teklemariam (Etiopia). Questi quattro saranno di nuovo testati martedì. Le analisi a sorpresa hanno riguardato 224 atleti in due giorni.

GERMANIA MINACCIA AZIONI LEGALI - La Germania minaccia azioni legali contro la decisione della Fis (Federazione internazionale sci) di sospendere la Sachenbacher. Il medico della squadra tedesca, Erns Jakob, ha detto che la sospensione della fondista non è necessaria, in quanto il suo livello di emoglobina è normalmente alto e non rappresenta un pericolo per la sua salute. Jakob ha poi rivelato di aver comunicato la particolare situazione alla Fis già ad agosto, ottenendo l’approvazione dalla Federazione.

Le analisi a sorpresa sono state ordinate dalla Fis e hanno riguardato 224 atleti in due giorni. L'alto tasso di emoglobina non è, comunque, sinonimo di doping. Gli atleti verranno di nuovo testati lunedì prossimo e potranno eventualmente tornare a competere nelle altre gare se i loro valori saranno tornati ai livelli consentiti.

L’annuncio di questo caso è stato dato nella conferenza stampa pre-cerimonia augurale dallo presidente del Cio Jacques Rogge il quale ha chiarito che "gli otto fondisti fermati ieri non sono positivi, non sono stati sottoposti a controlli antidoping ma fermati per tutelare la propria salute, per proteggerli. Adesso si attenderà che i loro parametri tornano sotto la soglia del pericolo".

E tuttavia, ha sottolineato Rogge, verso il doping è prevista "tolleranza zero": i controlli sono già iniziati, anche con l'uso di qualche trucchetto. L’unico modo per avvicinare gli atleti senza metterli in sospetto:  infatti alcun di loro hanno raccontato di essere stati contattati da ispettori che si erano presentati come tifosi o giornalisti.

 L'ORO ITALIANO VALE 130.000 EURO! PAGA IL CONI

Tutto da guadagnare. Gli atleti italiani che vinceranno un oro alle prossime Olimpiadi di Torino metteranno al collo allo stesso tempo una medaglia che vale ben 130.000 euro! Quattro anni fa un oro al collo di un atleta italiano valeva ancora nei giochi invernali di Salt Lake City 38.400 euro. Mai l'oro olimpico è stato così pregiato come durante queste Olimpiadi invernali. L'argento al collo italiano varrà 65.000 euro (Salt Lake City: 20.500), 40.000 euro (10.200) per la medaglia di bronzo. Lo ha deciso il Coni che pagherà i premi che saranno assegnati a ogni singolo atleta, anche nelle vittorie ottenute in squadra.

In questa singolare classifica siamo certamente in testa.  Infatti gli atleti tedeschi che vinceranno un oro a Torino incasseranno dalla "Stiftung Deutsche Sporthilfe (DSH)" 15.000 euro, 10.000 per l'argento, 7.500 per il bronzo. Gli atleti russi possono contare su una medaglia d'oro che varrà 41.600 euro. 75.000 euro invece per gli spagnoli (40.000 l'argento, 24.000 euro per la medaglia di bronzo). I francesi 40.000 - 20.000 - 13.000 euro. 12.000 euro per l'oro austriaco, 20.800 euro per quello americano. Nessun cent invece da parte del comitato olimpico norvegese per i sui atleti.

 ANGELO VERGANI RECORD: 14 OLIMPIADI

Angelo Vergani, 73 anni, ex segretario generale della Fisi dal '68 all'89 e tuttora consulente federale, è arrivato alla 14/a partecipazione olimpica consecutiva. Il suo esordio "a cinque cerchi" risale all'altra Olimpiade invernale italiana, quella di Cortina nel 1956. Poi, per Vergani, una lunga sequenza di presenze sul campo: Squaw Valley '60, Innsbruck '64, Grenoble '68, Sapporo '72, Innsbruck '76, Mosca '80, Sarajevo '84, Calgary '88, Albertville '92, Lillehammer '94, Nagano '98, Salt Lake City 2002 e ora Torino. Si tratta verosimilmente di un record mondiale (anche se è oggettivamente difficile avere un riscontro). Quello che è certo è che "il ragioniere", come viene affettuosamente chiamato negli ambienti federali, è stato e rimane una delle colonne portanti delle squadre azzurre degli ultimi 50 anni. Da oggi comincia per Vergani la 14/a Olimpiade e tutto il mondo dello sport non può che rivolgergli il più caloroso in bocca al lupo.

 CRISTINA PALUSELLI IN PISTA A PRAGELATO

Sarà in pista anche lei a Pragelato. Non se lo sarebbe mai aspettato, Cristina Paluselli, di vestire l'azzurro alle Olimpiadi nella 10 km a tecnica classica di giovedì prossimo. Ma il destino ci ha messo lo zampino. Il destino, sì: meglio non parlare di fortuna, per delicatezza di chi invece è stata vittima della sfortuna. La sorte infatti, per sorridere a Cristina ha dovuto essere crudele più che mai con un'altra atleta, l'altoatesina Stephanie Santer: la frattura scomposta del perone sinistro patita a Davos l'ha risvegliata dal sogno olimpico a meno di una settimana dal via di Torino 2006. Chi dello sport ha fatto la propria professione sa che una cosa del genere può capitare, anche se non lo si augurerebbe al peggior nemico. E così Cristina ha ricevuto l'ennesima gioia della sua stagione, dopo il bis alla Marcialonga e la leadership indiscussa di Marathon Cup. E così ha dovuto andare a Roma, per le visite preolimpiche. Visite che lei, la trentatreenne di Tesero, non si sarebbe mai immaginata di dover andare a fare: «Non auguri mai a nessuno un infortunio - spiega sincera - e soprattutto mai più ti aspetti che succeda qualcosa a un'atleta proprio alla vigilia di un'Olimpiade. La convocazione proprio per questo è arrivata a sorpresa, non pensavo proprio di ritrovarmi in partenza per Torino». Una sorpresa gradita, inutile dirlo. «Anche se - ripeto - non posso essere felice dei mali degli altri, la convocazione mi ha fatto piacere, inutile nasconderlo». Sei una specialista delle lunghe distanze e correrai la 10 km. Che ti aspetti dalla gara? «Bisogna essere realisti. Non punto certo a fare chissà quale risultato, mi basterà riuscire a fare meglio che potrò. Anche perché conosco quelle che saranno le avversarie, tutte ragazze forti. Spero soltanto di riuscire a vivere quella giornata tranquillamente, nei limiti di quella che è la mia agitazione naturale...» Umiltà insomma, ma sempre con voglia di battersi fino in fondo. «Certo, ripeto: bisogna essere realisti, è anche un po' che sono fuori dal giro, e poi mi hanno chiamata a poco più di una settimana dal via. In questi mesi non mi sono certo preparata per la 10 km, insomma. Quindi non mi aspetto chissà che cosa, ma sono comunque fiduciosa. Partire battuti quello mai: sono consapevole del rapporto che c'è tra me e le avversarie, ma la voglia di fare c'è sempre, provarci fino in fondo e fare al meglio delle proprie possibilità».

 TRE VALIGIE E UNO ZAINO I BAGAGLI DI GIORGIO DI CENTA

Lo ha scritto sul suo sito: “Valigie pronte! Tre belle grosse grandi valigie ed uno zaino. Cosa ci ho messo? Tante cose…un po’ di vestiti, scarpe, abbigliamento tecnico, accessori vari, alcuni alimenti, insomma, il necessario per “sopravvivere” ad una Olimpiade ( per me la terza ). Solo questo? No…molto di più. Ci ho messo tanto impegno, sacrificio e sudore, fatica, gioia, speranza e ottimismo, tanta fede e un pizzico di scaramanzia! Tutte queste cose rendono le mie valigie pesanti, ma è un peso che porto con passione, anzi, spero tanto che al ritorno pesino molto, molto di più…Ci vediamo all’Olimpiade! Mandi! Giorgio”.

 PIETRO PILLER COTTRER : SONO TRANQUILLO, HO LAVORATO BENE

Il commento dal suo sito: “Finalmente è arrivato il momento tanto atteso. Dopo anni di lavoro in funzione di questo grande evento, sono qui a Pragelato. L'Olimpiade è già di per se un evento importantissimo per la carriera di uno sportivo, se in più si aggiunge che noi la correremo in casa... Io ci arrivo con la giusta maturità (spero) e la tranquillità di avere fatto tutto al meglio delle mie possibilità. Inoltre ho alle spalle una marea di tifosi che mi danno un sostegno incredibile, e che voglio ringraziare si da adesso, perchè so che saranno con me in qualsiasi circostanza. Ciao Pietro”.

 PITTIN E UN COMBINATISTA IN SOSTITUZIONE DI BELTRAME E CHIAPOLINO

 La squadra azzurra non perderà alcuna gara del salto con gli sci a queste Olimpiadi, schierando un atleta della combinata nordica a fianco degli unici due saltatori rimasti, dopo che i due loro compagni di squadra sono finiti in ospedale in seguito ad una caduta in una sessione di allenamento. La soluzione, trovata in extremis dai vertici sportivi italiani, permetterà agli azzurri di essere presenti nella gara a squadre di salto (il 20 febbraio), che richiede quattro atleti. Il Coni ha inoltre annunciato che il team azzurro potrà contare su un altro sciatore, Alessandro Pittin, che non si era classificato per le Olimpiadi. Pittin (nella foto) è al suo debutto olimpico e nel primo giorno di gare, l'11 febbraio, compirà 16 anni e sarà il primo a saltare dal trampolino. I due saltatori Marco Beltrame e Stefano Chiapolino sono stati messi fuori combattimento dopo essere caduti durante un allenamento lunedi sera a Predazzo. I due azzurri sono stati ricoverati negli ospedali di Belluno e Cavalese. L'eliminazione dei due atleti aveva portato il totale degli azzurri in gara a 183, ma con l'eventuale ammissione di Pittin salirannno a quota 184. Un numero comunque largamente superiore ai 111 atleti azzurri di Salt Lake City, nel 2002. L'Italia, che partecipa in tutte le discipline previste dal programma olimpico, non avrà atleti in gara solo nell'inseguimento di velocità su ghiaccio donne, nel pattinaggio artistico prova a coppie e nelle prove di salto del freestyle (uomini e donne). Sebbene i giovani non manchino, due atleti rappresenteranno per la sesta volta l'Italia ai Giochi olimpici invernali: Wilfried Huber (slittino) e Gerda Weissensteiner (Bob). I premi saranno assegnati a ogni singolo atleta, anche nelle vittorie ottenute in squadra, ha spiegato Pagnozzi.

 Giorgio Brusadelli         
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