MARATONA DELL'ENGADINA PER GLI AZZURRI DI MARCO SELLE

La Fis Marathon Cup, alla penultima tappa,  è ormai monopolio  della squadra italiana che guida, ormai irraggiungibile, la classifica maschile e femminile

Polemica svedese, smentita poi da un filmato, dopo il trionfo di Cristina Paluselli nella Vasaloppet. L'allenatore, che ha corso al suo fianco, mentre era dietro di lei in discesa, l'ha toccata col bastoncino per evitare di finire sulle code dei suoi sci

Archiviata la Vasaloppet con il successo di Cristina Paluselli, la nazionale Lunghe Distanze prende adesso la strada della Svizzera dove domenica 12 marzo l’attende la Maratona dell’Engadina, penultima tappa della Fis Marathon Cup che, da come si è messo il punteggio, è  diventata ormai questione tutta italiana. Tre azzurri ai primi posti: Marco Cattaneo 314 punti (e due vittorie nella  Jizerská padesátka nella Repubblica Ceca (nelle foto) e nella Americam Birkebeiner negli USA), Tullio Grandelis 282, Pierluigi Costantin 273;  appaiati al quarto posto Jorgen Aukland e Roberto De Zolt Ponte. Silvio Fauner ha 204 punti e i diretti avversari stranieri sono lontani e ormai fuori concorso: 149 Rezac, deludente quest’anno,  116 Tynell, il vincitore della Vasa, 110 Olle. In programma restano la maratona elvetica a skating, aperta ad ogni pronostico, e la Birkebeiner norvegese a tecnica classica, dove emergono gli specialisti ma dove i nostri se la sono cavata sempre bene. Due anni fa Zanetel ha addirittura battuto Hjelmeset in volata.

Tutto facile, si direbbe. Quest’anno sì, ma non per demerito degli avversari. Piuttosto per l’avvedutezza con la quale l’allenatore Marco Selle ha gestito la squadra pur nelle ristrettezze di budget che hanno caratterizzato i settori che non rientrassero nella preparazione olimpica. Se da una parte ha avuto la fortuna di trovare Stanislav Rezac in sottotono rispetto al recente passato e proprio nell’anno in cui il campione della Repubblica Ceca ha trovato sponsor che lo hanno messo in condizioni ideali per gareggiare, dotandolo di uno staff e dei migliori supporti, dall’altra non ha sbagliato una mossa. Ha perso Zanetel ma ha rilanciato Cattaneo (che ha vinto anche la gara di Coppa Europa a Dobbiaco (foto sotto) ed era stato selezionato per le Olimpiadi),  Costantin e Grandelis; De Zolt ha perso per caduta la Sgambeda ma si è rifatto con la Transjurassienne e il secondo posto nella Birkebeiner americana.

Una squadra, insomma, che quando non ha vinto ha comunque monopolizzato sempre le prime posizioni, Vasaloppet esclusa, che però rientrava nel circuito di Coppa del Mondo e non portava punti per la Fis Marathon Cup. Ma quella è una gara da specialisti, che sono fuori dalla portata dei nostri poiché  si allenano esclusivamente in funzione di questo traguardo, che però quest’anno è stato centrato da Cristina Paluselli. Prima di lei una sola italiana, la grandissima Maria Canins. La Paluselli guida anche la classica generale con 440 punti, seguita da Anna Santer 390, Lara Peyrot 390, la svedese Lind 275 e la norvegese Vigaernas 180. Successo finale incerto, ma comunque ristretto aesclusivamente alle tre azzurre.

Marco Selle, allenatore delle Fiamme Oro, è dunque riuscito a far gruppo e ottenere risultati con atleti di gruppi sportivi militari diversi: i suoi poliziotti Cattaneo, Costantin e Peyrot, il finanziere De Zolt, le forestali Paluselli e Santer. Ci hanno tentato anche altre nazioni straniere, quella norvegese in particolare, ma è andata buca pur avendo grossi budget e disponendo di atleti di classe Sono mancati l’assieme e la continuità, hanno ottenuto unicamente  il successo parziale della Marcialonga e saltuari piazzamenti perché, sapendosi battuti nelle gare a skating, hanno puntato su quelle in classico che quest’anno da 5 sono scese a 4 pareggiando quelle a tecnica classica che li vedono favoriti. Una difficoltà in più che li ha fatti rinunciare alle trasferte più ostiche, come quelle americana e francese. Un trionfo per lo sci italiano, che dovrebbe essere valutato per quello che vale in termini di immagine, ed è tantissimo, e che viene invece avversato in certi ambienti della Fisi. C’è addirittura chi, per risparmiare poche migliaia di euro, avrebbe addirittura voluto eliminare questa squadra, ma la decisione è fortunatamente rientrata dopo la presa di posizione di centina di granfondisti che hanno inondato di mail di protesta la federazione.

Successo di immagine sicuramente quello di Cristina Paluselli che è finito sulle Tv e sui giornali di tutto il mondo ma più per le polemiche che non per l’effettiva impresa di cui è stata protagonista la trentina che, dopo il terzo posto ottenuto nella passata edizione, quest’anno ha puntato alla vittoria con una preparazione specifica che la mettesse in condizione di tenere per tutti i 90 km senza cedere nel finale come è avvenuto l’anno scorso, e con l’appoggio dello stesso Marco Selle (nella foto mentre è impegnato con il portatile). Da allenatore è tornato a fare l’atleta preparandosi con i suoi ragazzi per tutta la stagione, partecipando a qualche granfondo e schierandosi infine nella Vasaloppet. Con lo stesso ruolo di appoggio interpretato due anni fa dallo skiman Ivano Zambelli quando ha corso con Gabriella Paruzzi contribuendo alla sua vittoria nella Marcialonga allora valida per la Coppa del Mondo. Un’assistenza più che altro psicologica, senza altro appoggio che quello di consigliarle il ritmo giusto e di farla alimentare nei momenti più appropriati.

Zambelli, che era venuto in Svezia con Aldo Fauner e il pulmino con i materiali della squadra azzurra impegnata in Coppa del Mondo, ha addirittura partecipato alla gara, pur essendo reduce da un infortunio calcistico che l’estate scorsa gli è costato l’asportazione della milza. Della Vasa è un veterano; nei suoi momenti migliori è addirittura arrivato ottavo. In questa occasione ha potuto beneficiare di uno dei pettorali degli atleti di Coppa del Mondo ed è arrivato al traguardo con Selle e Paluselli, dando un buon contributo poiché ha tirato la sua parte. Al di là del solito casino della partenza, che li ha momentaneamente separati, il terzetto è rimasto unito per tre quarti di gara nel gruppo dei battistrada finché la corsa, da tattica, non è esplosa in bagarre.  Fenomenale come sempre, l'Ivano, anche se non è più quello che fiancheggiava Maurilio De Zolt, si è piazzato immediatamente prima di loro. Attorno al 150° posto, quindi. Un’impresa che si aggiunge a quella di Cristina, osannata da tutti ma messa sotto accusa dal clan della sua principale avversaria, la svedese Sofia Lind, da lei staccata di ben 4 minuti. Un esposto, poi respinto dalla giuria, che ha dato però lo spunto ad un giornale di imbastire la polemica, sposata anche da un troppo zelante giornalista della "rosea", e al collega trentino Nello Morandi di replicare sulle colonne de L’Adige  con gli articoli che riprendiamo.

 La replica trentina alle insinuazioni di un giornale svedese

 Ieri abbiamo scoperto che non saper perdere non è solo una prerogativa di noi italiani, che si esalta quando a... svilupparla sono i protagonisti - a tutti i livelli - del mondo del calcio. Il Mancini che spiega la sconfitta della propria squadra con un... avversario cascatore, ha molti emuli anche al nord ed anche in altri sport. Domenica Cristina Paluselli (la vediamo all'arrivo con Marco Selle)  , al terzo tentativo, ha vinto (alla grande) la Vasaloppet e, poco dopo l'arrivo della teserana sul vialone di Mora, dove è piazzato l'arrivo della più blasonata (lunga e faticosa) delle gran fondo, ecco che la sua gioia è stata offuscata da un reclamo (il sito ufficiale della «Vasa» non specifica di chi) che ne chiedeva la squalifica perché aiutata nel suo sforzo dal tecnico (Marco Selle) il quale l'aveva seguita sugli sci per sostenerla, soprattutto nel morale. La Giuria, però, dopo aver sentito sia Selle che la Paluselli, ed aver visionato i filmati, ha respinto il reclamo poiché non aveva trovato nessuna scorrettezza nell'atteggiamento dell'allenatore della fondista fiemmese, visto che si era limitato a precederla o a seguirla cercando di darle quel ritmo che è necessario in una gara di 90 chilometri.

Una cosa assolutamente lecita per il regolamento internazionale, visto che, come avviene nelle maratone podistiche, anche Gabriella Paruzzi aveva fatto ricorso ad un «pilota» nella Marcialonga del 2004, valida per la Coppa del Mondo, che la friulana vinse alla grande mettendo preziosi punti in cascina per conquistare l'ambito trofeo. L'angelo custode di Gabri si chiamava Ivano Zambelli, quello di Cristina Marco Selle. Cambiano i nomi, ma non le finalità di questa presenza che serve, evidentemente, solo se chi viene aiutato ha mezzi e capacità per recitare in pieno la sua parte. Come fece la Paruzzi alla Marcialonga, come ha fatto domenica la Paluselli.

Tutto finito, dunque? Niente affatto. Il quotidiano svedese Aftonbladet, nel suo inserto sportivo del lunedì, apre con una enorme foto nella quale si vede Cristina Paluselli precedere in una discesa Marco Selle. Tutto normale se i due non fossero «collegati» da un bastoncino il che potrebbe adombrare l'ipotesi di un traino vietato. Sotto la foto un titolo, a caratteri cubitali, piuttosto esplicito: «La vincitrice della Vasaloppet ha imbrogliato». L'iniziale sbigottimento passa subito quando, nel sito dello stesso giornale, si può trovare un filmato relativo alla scena incriminata. Filmato che chiarisce inequivocabilmente come Selle, per un tratto non superiore ai cinque metri, abbia appoggiato il proprio bastoncino sinistro al corpo di Cristina per rallentare lka velocità e non salirle sulle code. Cosa che si fa abitualmente in discesa, quianmdo la velocità di chi seguie è superiore a quella di chi precvede. Se l'avesse voluta aiutare, insomma, non l'avrebbe fatto né in quella maniera, né in un tratto di discesa.

 I colleghi svedesi, insomma, si sono fatti il più clamoroso degli autogol in quanto il loro stesso filmato smentisce il fotogramma che loro avevano estrapolato e utilizzato per smascherare l'«imbroglio». Tutto il mondo è paese, insomma. E anche Cristina, che ha sempre sciato più per passione che per mestiere, è rimasta molto scossa dal tentativo maldestro di voler inquinare con i sospetti la sua grande vittoria. «Finalmente ho raggiunto il mio sogno, ma è un po' difficile essere contenti in questa situazione» ha dichiarato, dopo la gara, ai colleghi svedesi che, evidentemente, non volevano accettare che una del «sud» avesse dato la paga alle loro specialiste. (nemo)

La protesta di Cristina Paluselli

 «Non riesco a dormire, perché sono troppo stanca, però per il resto sto bene. Gli svedesi sono riusciti a rovinarmi due giorni, che potevano essere tra i più belli della mia carriera, ma ora tutto è passato». Cristina Paluselli ha fatto rientro a Tesero, dopo la vittoriosa trasferta in Svezia, dove è finalmente riuscita a conquistare il primo posto nella Vasaloppet, la più prestigiosa delle gran fondo, che era il suo chiodo ed anche il suo sogno. Un sogno che, per poco, la poca sportività degli svedesi stava per mandare in frantumi. «Io ho capito subito che c'era qualcosa - racconta - perché appena tagliato il traguardo ho visto che i giudici hanno convocato Marco (Selle, ndr). Io non riuscivo a capire cosa volessero ed anche lui, quando è tornato, è stato evasivo, sicuramente per non turbarmi. Poi ho capito: hanno fatto ricorso perché, secondo loro, ero stata illecitamente aiutata dal mio allenatore. Il ricorso è stato subito respinto, però la cosa mi ha offesa. Non riuscivo a capacitarmi che ci fosse della gente in grado di insinuare che io ero venuta fin quassù per imbrogliare, invece che per fare dello sport». E' stato lo sci club Asarna Ik, per i colori del quale gareggia Sofia Lind, a presentarlo.

 Ma lei cosa ti ha detto in conferenza stampa?
«Che non ne sapeva nulla, però ha aggiunto che a lei non sarebbe piaciuto vincere con l'aiuto dell'allenatore. Io le ho spiegato che Marco mi ha solo accompagnata, cercando di darmi ritmo, tanto che a volte lo dovevo chiamare perché andava troppo forte. Nient'altro. Però non ti so dire se abbia capito. Poi, il giorno dopo, ho visto i titoli sui giornali e la festa me l'hanno rovinata del tutto: ho capito che tutta questa vicenda era stata montata sulla cattiveria e la malafede. Così come la foto nella quale Marco si appoggiava a me con il "bacheto" (il bastoncino, ndr). E' stato un attimo, per non finirmi sulle code come era già successo ed invece hanno creato una storia che non esiste, mi hanno trattato come una ladra. Chi sa di fondo si mette e ridere, perché eravamo in discesa, chi non è esperto però potrebbe avere dei dubbi. E questo mi secca».

Anche gli svedesi non sanno dunque perdere...
 «A questo punto non c'è altra conclusione. Lo scorso anno, per esempio, l'ho fatta in compagnia del cugino di Marco e, siccome sono arrivata terza, nessuno ha detto niente. Il casino è scoppiato ora che ho vinto.... Una delusione, guarda, anche a fronte di una grande soddisfazione sportiva. Ho cominciato a riprendermi solo in aereo, quando ho trovato altri italiani che mi hanno convinta a non dar retta a queste cose. Sono stati davvero carini. Un toscano, che fa la «Vasa» da anni, mi ha detto addirittura di aver visto la Lind gareggiare con due uomini, uno davanti e uno dietro. E allora, cosa vogliono? E poi è chiaro che Marco mi è stato utile, però se non ci fosse stato avrei potuto comunque sfruttare la scia di qualche uomo come succede in tutte le gare di fondo. Mi ha confortato anche la telefonata di un amico norvegese di mio marito che è disposto a testimoniare, avendomi seguita per tutta la gara, che tutto si è svolto nella più assoluta regolarità. Tutte queste cose mi fanno stare meglio, ora spero solo di riuscire a dormire perché domenica ho la Fis Marathon Cup in Engadina». (nemo)

Giorgio Brusadelli     
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