IL CONI, A PAROLE, FINORA SALVA COPPI. GROS LO ATTACCA

Petrucci difende l'operato del presidente della Fisi: “Quello che è successo con Rocca e lo sci alpino sarà oggetto di una attenta valutazione che faremo con dirigenti e tecnici. Ma una cosa deve essere chiara, non faremo alcun processo"

Restano comunque pesanti le interconnessioni fra politica e sport. Con la cerimonia di chiusura è calato il sipario sulle Olimpiadi con fischi a Berlusconi e la  contestazione di due giovani: uno spagnolo e una polacca che si è denudata.

Le Olimpiadi hanno dimostrato l’importanza delle interconnessioni fra politica e sport. Che sono essenziali, ma a patto che la prima non condizioni il secondo come purtroppo sta avvenendo da una dozzina d’anni a questa parte: la riforma Melandri a suo tempo, le indebite intromissioni del governo Berlusconi in seguito, che hanno pressoché paralizzato l’autonomia del Coni dal punto di vista economico. Con la conseguenza immediata che per svolgere la sua funzione istituzionale lo stesso Coni, privato dell’apporto dell’entrate del totocalcio e di giochi vari, ha dovuto tendere la mano al governo. Risultato? Un budget annuale che è più o meno equiparabile alla disponibilità precedente ma condizionabile in ogni momento dagli umori del presidente del consiglio o del ministro di turno. Da autonomi, insomma, si è diventati sudditi, tanto è vero che ci si è fatti scippare buona parte dei fondi del Credito sportivo con scarse  o nessuna possibilità non solo di rientrarne in possesso, ma neppure di recriminare più di tutto.

L’intervento del governo, questa volta risolutivo  si è esplicitato anche in occasione delle Olimpiadi quando, a seguito delle beghe fra Toroc, Comune e Provincia di Torino e Regione Piemonte,  si è dovuto inviare il sottosegretario Pescante in veste di supervisore. Il che non è sicuramente piaciuto ai piemontesi, colpiti nel loro orgoglio, ma l’iniezione di altri 150 milioni a coprire il rosso di un’amministrazione piuttosto allegra ha comunque permesso lo svolgimento dei Giochi che, sul piano sportivo, sono stati un successo del quale, al di là di qualche problema di logistica e di trasporti nei siti di montagna ci è stato dato atto da chi è venuto dall’estero.

Ma intanto, come ha scritto Repubblica.it,  ci si gode il momento. E il sindaco di Torino Sergio Chiamparino - che ha ricevuto dal presidente del Cio Jacques Rogge la Coppa d'oro olimpica per l'ottima organizzazione - non esita a lanciare un'accusa: "Alcuni ministri ci hanno aiutato,il sottosegretario Letta è stato prezioso in più di una circostanza, così come Pisanu per la sicurezza. C'è stato il ruolo importante di Pescante. Da parte di alcuni ministri del governo, però, non dico ci siano stati dispetti ma sicuramente c'è stata una sottovalutazione dell'evento. Anche la Rai ha scoperto l'evento quando era già esploso".

Sui motivi di questa sottovalutazione, Chiamparino aggiunge: "Forse è stato perchè da troppi anni non si organizzava un'Olimpiade e allora alcuni hanno sottovalutato quello spirito olimpico, che, può sembrare retorica ma che, invece, c'è proprio nelle Olimpiadi". Riguardo, infine, ai fischi all'indirizzo del premier Berlusconi in occasione della cerimonia di chiusura, Chiamparino ha osservato: "Se non ci fossero stati sarebbe stato meglio. Detto questo, quando si va in un posto dove ci sono quarantamila persone ci possono stare anche alcuni fischi".  c’erano stati, però, alla cerimonia di apertura, quando è intervenuto il presidente della Repubblica.

Evidentemente Ciampi è più amato di Berlusconi. Non ci vuol molto, ma la cosa è indicativa dello stato d’animo del Paese. Magnanimo il giudizio di Chiamparino su questa contestazione: più che qualcuno, i fischi sono arrivati a sventagliate, all’interno e all’esterno dello stadio, e che il premier l’abbia presa male lo dimostra il viso corrucciato che si evidenzia nella foto. Come le altre foto testimoniano due altri episodi altrettanto significativi, che stanno a dimostrare come le tanto decantate maglie della sicurezza fossero piuttosto allentate:  per un giovane di Badalona (Spagna) arrivato fin sul palco, e per u a polacca che ha improvvisato uno spogliarello che, per la grazia mezza in mostra, ha indubbiamente suscitato più consensi che riprovazione.

 Lo spagnolo,  di 29 anni, in quello che è stato definito un momento di follia, si è tolto una maglia rossa dei volontari (sotto la quale aveva una maglia nera con la scritta goldenpalace.com) ed è salito sul palco mentre parlava il presidente del Toroc Valentino Castellani. Ha solo urlato «The passion» per salutare l' Italia come ha raccontato successivamente alla polizia: poi è stato bloccato dalla sicurezza ed è stato portato in Questura.

 Anche la giovane polacca di 20 anni, di nome Justine, ha cercato di infiltrarsi in tribuna d' onore con uno striscione con la scritta «mi consenta», ma anche qui la sicurezza è intervenuta. Così come lo ha fatto fuori quando la giovane si è spogliata (vedi foto) . Macchie minuscole in un apparato gigantesco per capi di stato e di governo. Nel capoluogo piemontese, dove c' erano oltre 1.300 persone a vegliare sullo spettacolo (immancabili i tiratori scelti sul tetto dello stadio, oltre ad un nutrito gruppo di funzionari di tutti i paesi partecipanti infiltrati tra la folla), tutto è quindi sostanzialmente filato liscio. Più ancora nei siti di montagna, dove erano attesi no global e no Tav, che non si sono fatti vedere. Forse perché c’era troppo da camminare …..

Intanto si stanno tirando i primi bilanci sia sul piano puramente sportivo con la valutazione dei risultati,  che su quello della politica sportiva. Ci stanno provvedendo, per la rispettiva competenza, Coni e Fisi. . Il presidente del Coni Gianni Petrucci è soddisfatto dei successi azzurri: “Quando una nazione si classifica tra le prime dieci al mondo anche sul ghiaccio e sulla neve allora vuol dire che il sistema sport funziona in Italia”. E’ stato infatti raggiunto e superato il fatidico numero di medaglie a due cifre, traguardo minimo indicato nelle previsioni. Con 5 ori facciamo addirittura meglio dell’ultima edizione 2002, anche se rispetto a Salt Lake City il totale delle medaglie (5-0-6) scende da 13 a 11. Rispetto a quattro anni fa, va meglio però il numero dei piazzamenti tra i primi 8: da 20 sono schizzati a 28. Anche se l’Italia è salita sul podio in 5 diverse discipline contro le 6 del 2002. E’ vero, giocavamo in casa, ma è pur sempre un bilancio da leggere in positivo. Bene i numeri, ma sul rendimento della squadra pesa come un macigno lo zero assoluto raccolto dallo sci alpino, la prima volta da 26 anni a questa parte.

“Quello che è successo con Rocca e tutto lo sci alpino sarà oggetto di una attenta valutazione che faremo con dirigenti e tecnici - sottolinea Petrucci. Ma una cosa deve essere chiara, non faremo alcun processo. Il Coni difende l’operato del presidente Coppi e dice mille volte grazie a Rocca. Perché non si è campioni solo quando si vince, ma è più difficile dimostrarlo nella sconfitta. Così come diciamo grazie a Carolina Kostner. Che nessuno però venga a dire che è tutta colpa della mancanza di fondi”.

Che il Coni lo voglia o meno, Coppi è indubbiamente sotto processo. Sicuramente sul piano mediatico, visto che non c’è un solo commento a suo favore. Lo esprime bene su Tuttosport Paolo Viberti, del quale riprendiamo due punti delle sue considerazioni.

LO SCI alpino torna ai livelli di Lake Placid 1980: zero podi olimpici, pur disponendo di dieci gare fra uomini e donne, quattro in più rispetto a 26 anni fa. Parlare di amara fatalità può anche essere comprensibile, ma di certo non aiuta a capire il fenomeno. E’ senz’altro vero che la Fisi (Sport Invernali) è stata capace di portare 2 podi dallo slittino e 4 dal fondo, ma immaginare il futuro senza l’apporto del settore trainante dei Giochi è quantomeno inquietante.

SCUSANTI. Il presidente Coppi ha indubbiamente qualche scusante: ha dovuto darsi da fare per allestire nazionali almeno “guardabili” in discipline che non sarebbero neppure state considerate in caso di Olimpiadi al di fuori dei patri confini (combinata nordica, freestyle, in parte biathlon, forse skeleton). La quantità dell’impegno è sicuramente andata a discapito della qualità. Ora Coppi afferma di voler restare sino a Vancouver 2010, ma ci risulta che assai presto potrebbero accadere fatti che mettono in serio dubbio la sua riconferma. Il nostro è anche un avvertimento.

Sempre su Tuttosport, Piero Gros, che è stato medaglia d’oro in slalom,  nella rubrica "Parole d'oro", sotto il titolo Roda: o uomini o donne I ragazzi sono trascurati, va giù con mano pesante,  e afferma testualmente: “Finita la splendida avventura dei Giochi è davvero tempo di bilanci e di analisi. Inutile dire che all’Italia degli sport invernali sono mancate le medaglie dello sci alpino. E’ andato tutto male e adesso bisogna correre ai ripari.

Ho partecipato domenica scorsa alla conferenza stampa del presidente del Coni, Petrucci, ho sentito la sua difesa nei confronti di Coppi, Rocca e la Federsci. Io sono invece convinto che dopo un’Olimpiade si debba ricominciare da zero, ridiscutere tutto.

Quando era stato eletto Gaetano Coppi gli avevo dato una grossa mano e lui lo sa. Avevo anche dato al presidente federale la mia disponibilità a entrare a far parte dello staff tecnico. Ma non mi ha mai interpellato nessuno. Non è un problema. Però adesso è tempo di cambiare. Innanzitutto trovo non sia giusto disporre di un solo direttore agonistico per uomini e donne, come è accaduto con Flavio Roda. Si tratta di due realtà diverse e ti manca pure il tempo materiale per seguire con profitto uomini e donne. Non capisco perchè abbiano tolto le ragazze a Tino Pietrogiovanna, che aveva lavorato così bene.

Poi, altra cosa molto importante, gli allenatori più bravi li utilizzerei per far crescere i giovani, allargando la rosa, mettendo in concorrenza i ragazzini. E’ determinante la crescita dei giovani. Oggi, a parte i fuoriclasse, che non bisogna mai prendere come esempio, non si è ancora pronti a 21 o 22 anni. Dunque è necessario farli crescere con grande cura, con somma attenzione.

Nei giorni scorsi avevamo già parlato degli errori che a mio giudizio erano stati commessi. Giorgio Rocca non ha avuto fortuna, però non avrebbe dovuto, secondo me, dedicarsi alla velocità nei giorni olimpici. La sua gara era lo slalom, non la combinata. Così come ho trovato assurdo che Blardone corresse il superG due giorni prima del gigante.

Ripeto comunque che dopo un ciclo olimpico io cambierei parecchie cose. E a tal proposito in questi giorni mi è stato chiesto se sarei disponibile a ricoprire qualche incarico. Io ribadisco, come all’inizio del ciclo di Coppi, che sono pronto a dare la mia disponibilità. Anche come allenatore, se necessario, se pensano che possa essere utile a risollevare le sorti dello sci alpino. Credo di aver maturato esperienze importanti, prima da atleta, poi anche come genitore di sciatori e commentatore tivù dello sci per 14 anni. E infine nell’organizzazione olimpica. Ma non per questo voglio porre una candidatura. Tocca ad altre persone decidere.

Garantisco però che le idee non mi mancano. Per rilanciare lo sci alpino occorrono innanzitutto tanti quattrini, ma è la montagna che deve darli, perchè il mondo della montagna ha interesse che lo sci agonistico vada bene. E allora un’idea sarebbe quella di tassare i giornalieri di venti centesimi l’uno. E di far tessere da sostenitore in Federsci. Innovare, insomma, portare idee ed entusiasmo. Senza perdere tempo, perchè quattro anni fanno in fretta a passare".

Parole chiare, incontrovertibili. E in Fisi come le hanno prese? Lo sapremo fra una dozzina di giorni, dopo la riunione del Consiglio federale. Prima di allora, comunque, avremo modo di valutare la situazione e darne conto in una prossima puntata.  Naturalmente con diretto riferimento allo sci di fondo, che è quello che maggiormente ci interessa.

 Giorgio Brusadelli         
www.fondoitalia.it