Fisi senza soldi, salterà la Nazionale Lunghe Distanze?

E’ un rischio più che fondato. Di fronte al bilancio in rosso, il CONI ha infatti imposto alla Federazione un drastico ridimensionamento delle spese per poter affrontare adeguatamente la preparazione per le Olimpiadi.

Il ridimensionamento delle squadre e dei relativi organici comporterà sicuramente dei tagli: ma perché cominciare proprio dalla squadra che ha il budget minore (35.000 euro), ottiene risultati prestigiosi e non crea problemi? Che intanto si schiera alla Vasaloppet con grandi speranze.

 C’è il rischio, più che fondato, che l’anno prossimo la Nazionale Lunghe Distanze sia costretta ad abdicare a quel ruolo di promozione del fondo italiano che dal 2002 interpreta come meglio non si sarebbe potuto, diventando, da originaria formazione delle Fiamme Oro indirizzata alle granfondo, squadra federale  a tutti gli effetti con un  proprio budget. Modestissimo, ma sufficiente ad affrontare le trasferte che il circuito della Fis Marathon Cup comporta grazie alla gestione oculata di Marco Selle, l’allenatore factotum. Trasferte in pulmino sul continente, in aereo soltanto quando si tratta di recarsi negli USA o al Nord (Vasaloppet in Svezia  e Birkebeiner Rennet in Norvegia), alloggiando in case d’affitto, facendo spesa al supermercato e cucinando in proprio. Budget che nella corrente stagione ammontava a 35 mila euro e che ora la Fisi, su indicazioni del CONI, vorrebbe tagliare per destinare tutte le risorse alla preparazione olimpica nella quale questi maratoneti dello sci non rientrano.

 Eppure, all’estero, dove le grandi maratone dello sci vedono schierati al via 13-14 mila concorrenti, i granfondisti di Selle sono l’immagine del fondo italiano. La miglior propaganda per la Fila che fornisce le tute, considerando che le riprese TV vedono sempre in primo piano le tute biancorosse della nostra nazionale, come è avvenuto per 2 ore abbondanti alla Marcialonga, e come si ripeterà per le 4 ore di diretta che la TV svedese ha programmato per la Vasa. I nostri, infatti, presa coscienza della forza di squadra oltre che individuale, si sono ormai abituati a imporre il proprio ritmo piuttosto che subire quello degli avversari. Corsa di testa e non di retroguardia. Come hanno fatto domenica scorsa nella Subaru American Birkebeiner  di 52 km. Era a skating e gli specialisti del passo alternato l’hanno disertata. Sono rimasti a casa anche Silvio Fauner, impegnato con la Rai come telecronista ai Mondiali, e Gianantonio Zanetel, che hanno saltato la trasferta negli USA per una preparazione mirata alla Vasa.

Assenze importanti, quella dei nordici e del ceco Rezac, che naturalmente hanno favorito la pattuglia azzurra che comunque godeva ugualmente dei favori del pronostico. Qui e in Canada hanno sempre vinto gli italiani, che in questa occasione hanno conquistato i primi tre gradini del podio nella gara maschile ed i primi due in quella femminile. E´ stato il varesotto Marco Cattaneo, stavolta, a mettere i suoi sci davanti a tutti, cogliendo addirittura con un minuto di vantaggio quella vittoria che era «matura» dopo una stagione brillante ed una serie di piazzamenti di prestigio. Ha preceduto Pierluigi Costantin e Ivan Margaroli e, con i 100 punti conquistati, si è portato in testa alla classifica generale provvisoria scavalcando proprio il ceco Rezac. La sua foto a colori è andata su milioni di copie di giornali statunitensi. “Speriamo che il pettorale rosso di leader - ha commentato Marco Selle - gli dia la carica giusta per fare qualcosa di importante alla Vasaloppet dove vogliamo lasciare il segno”.

Tra le ragazze si è invertito invece il trend che aveva caratterizzato le precedenti tre prove: dopo l´iniziale vittoria nella Sgambeda, infatti, Lara Peyrot era rimasta a secco, ed è tornata al successo vincendo il braccio di ferro con Cristina Paluselli reduce da un filotto di vittorie alla «Jizerska Padesatka», alla «Marcialonga» e alla «König Ludwig Lauf», tre gare in tecnica classica. Il successo della piemontese, da tempo trasferitasi in Val di Fiemme, è stato nettissimo, in quanto ha preceduto l´amica-rivale di Tesero di ben sei minuti. Paluselli non ha ancora digerito la sconfitta patita lo scorso anno ad opera di Sofia Lind, un’avversaria dalla quale non aveva mai perso. Per lei (e anche per Lara Peyrot) si tratterà di ammortizzare la fatica (ed il fuso), anche perché giovedì è già fissata la partenza per la Svezia. Marco Selle per questa trasferta ha selezionato Gianantonio Zanetel, Marco Cattaneo, Pierluigi Costantin, Silvio Fauner, Ivan Margaroli, Cristina Paluselli e Lara Peyrot. Con loro gli skimen Giuseppe Smaniotto e Angelino Carrara, ai quali per l’occasione tornerà ad affiancarsi Aldo Fauner. Una pattuglia ridotta all’osso, come si vede.

La classifica generale attuale, a tre gare dalla fine  del circuito (Vasaloppet, TC, Engadin Skimarathon TL e Birkebeiner Rennet TC),vede il netto predominio dei nostri portacolori.  MASCHILE: 1) Marco Cattaneo (Ita) punti 284; 2) Stanislav Rezac (Rep. Ceca) 265; 3) Gianantonio Zanetel (Ita) 240; 4) Pierluigi Costantin (Ita) 210; 5) Oskar Svard (Sve) 186; 6) Ivan Margaroli (Ita) 162; 7) Silvio Fauner (Ita) 158; 8) Gunnar Skjonsfjell (Nor) 131; 9) Anders Hallingstad (Sve) 108. FEMMINILE: 1) Cristina Paluselli (Ita) punti 460; 2) Lara Peyrot (Ita) 340; 3) Sofia Lind (Sve) 220.

Sembra dunque impossibile che fra i tanti rami secchi da tagliare e le spese da ridimensionare, si sia pensato invece di eliminare la squadra che, nel rapporto costi/risultati, ha dato di più alla Fisi. Da quando è stata istituita la Fis Marathon Cup, questi ragazzi l’hanno vinta 4 volte su 5. Per metterci in difficoltà si è arrivati a rivoluzionare il calendario che delle 8 gare in programma ne prevedeva 4 a tecnica classica, nelle quali gli azzurri incontrano ancora qualche problema se si arriva in volata poiché gli altri sono più forti nella spinta di braccia, e 4 a tecnica libera che erano regolarmente appannaggio dei nostri. Che si sono tanto specializzati da riuscire a imporsi anche nel passo alternato, quando la gara è dura perché presenta salite e non basta spingere, umiliando i norvegesi proprio a casa loro. L’anno scorso, a Lillehammer, proprio nel decennale dello sprint vincente di Silvio Fauner su Daehlie nella staffetta olimpica, Gianantonio Zanetel si è preso lo sfizio di battere in volata, e vincere la Fis Maratohon Cup, nientemeno che Hjelmeset. Che è poi la medaglia di bronzo della 50 km che domenica ha chiuso i Mondiali di Oberstdorf.

E non si può certo dire che le altre nazioni sottovalutino la Fis Marathon Cup. Neppure i nordici. Sicuramente hanno snobbato questo circuito di gare nelle prime due edizioni, ma  da tre anni a questa parte Svezia e Norvegia vi hanno indirizzato atleti che hanno contribuito a fare la storia della Coppa del Mondo allestendo squadre altamente competitive con un’organizzazione a livello professionistico contro la quale è costretta a battersi l’autarchia nostrana. Alla prima apparizione alla Vasaloppet ci avevano accolto come gli interpreti del  classico stereotipo di italiani spaghetti o maccheroni, neppure fossimo straccioni che venivano a imparare il mestiere del fondista dove lo sci di fondo è tradizione e cultura, ma da allora di passi in avanti ne sono stati fatti. Giganteschi, impensabili.

Adesso, quando si presenta in conferenza stampa, Zanetel, è accolto come il “faro” della corsa; Cattaneo, con il 5° posto dell’ultima edizione, ha ottenuto in tecnica classica il miglior piazzamento italiano alla Vasa che pure, al via, in altri tempi ha visto campioni del calibro di Nones e di Manfroi. Solo Del Zolt ha fatto meglio, 4°, ma quando si correva ancora a skating. Dell’ultima generazione di fondisti azzurri, che pure hanno vinto medaglie olimpiche e mondiali oltre che gare di Coppa, solo Pietro Piller Cottrer godeva di altrettanta considerazione prima di diventare campione del mondo: ma solo perché ha vinto la prestigiosa 50 km di Holmenkollen togliendo a Daehlie l’unico traguardo che manca nel suo palmares.

Obiettivamente non si può immaginare cosa si sarebbe potuto fare di più e di meglio. Pur nella comprensibile decisione della Fisi di tagliare le spese, non ci si può trovare d’accordo sulla scelta di potare proprio il ramo che costa meno, dà grosse soddisfazioni e, quel che più conta, non crea fastidi. Se proprio si deve raschiare il fondo del barile per venire incontro alle pressioni del CONI, il ridimensionamento delle squadre nazionali dovrebbe puntare verso altri obbiettivi. Cominciando magari a ridurre organici sovradimensionati tenendo conto dei risultati fin qui ottenuti, e del breve termine che prevede la costituzione di una ulteriore squadra, la Under 23 per i Mondiali di categoria. Si vedrà allora che si portano in giro atleti che chiudono le classifiche e tecnici sicuramente in esubero e che c’è dunque da porre mano su queste discrepanze che fanno a pugni con la buona amministrazione.  Proprio nel 18° anniversario della medaglia d’oro di Albarello a Oberstsdord nel 1987, pubblicando la cronaca di quella 15 km, si poteva riscontrare che, allora, a preparare gli sci della nazionale c’erano due soli skimen: Longoborghini e Manfredini. E i risultati venivano lo stesso. In questo Mondiale, come del resto in altre trasferte di Coppa, un intero plotone: in tempi di vacche magre e con 4 atleti per gara, erano proprio tutti strettamente necessari?

 Giorgio Brusadelli         
www.fondoitalia.it          

Foto: www.skinnyski.com

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