Tutto OK per i probabili olimpici nei test sul nastro trasportatore di Sondalo

Per prima la nazionale femminile di Pizio ha provato il test a skating con gli skiroll. Gabriella Paruzzi in bella evidenza mentre Stefania Belmondo, con la corsa, ha conservato le qualità anaerobiche di 3 anni fa malgrado la lunga inattività dal piano agonistico

La squadra maschile di Chenetti ha invece effettuato il test a tecnica classica. Per Giorgio Di Centa nuovo limite di resistenza, 29 minuti: lo SpiroTiger gli ha risolto i problemi di respirazione

 Procede nel migliore dei modi la marcia di avvicinamento alle Olimpiadi: considerando l’esito della prima seduta di test, che hanno evidenziato un salto di qualità rispetto a quelli effettuati l’anno scorso nello stesso periodo, e i risultati dei Mondiali, che sono tornati a portare medaglie, c’è di che guardare al futuro con buone prospettive tanto per la squadra maschile che per quella femminile nella quale è tornata Stefania Belmondo. Un rientro che non ha il sapore di un patetico revival, come l'ha definito più d'uno anche fra gli addetti ai lavori, ma che ha tutte le carte in regola per vederla nuovamente protagonista, come ai tempi migliori. I test sul nastro trasportatore dell’ospedale di Sondalo sotto questo aspetto sono altamente significativi poiché dimostrano che, malgrado tre anni di inattività agonistica, ha conservato qualità aerobiche assai vicine a quanto espresso anni fa nel periodo estivo. Su questo nastro si corre o si usano gli skiroll: fino a poche settimane fa soltanto a tecnica classica e adesso anche a skating dopo che è stato collaudato e perfezionato il relativo protocollo. La Belmondo e Sabina Valbusa hanno effettuato il test correndo, come un tempo, mentre Gabriella Paruzzi, Antonella Confortola e Arianna Follis hanno affrontato anche quello con gli skiroll, provando per la prima volta lo skating sul nastro trasportatore sul quale l’anno scorso si erano cimentate a passo alternato. Non c'era invece Cristina Kelder, che si allena con la seconda squadra.

La bontà della condizione di Stefania Belmondo è stata confermata dai parametri relativi al VO2 max (il massimo consumo di ossigeno), dalla durata della resistenza allo sforzo, che è solo di un paio di minuti inferiore, e dal lattato. Sotto l’aspetto fisiologico tutto OK, dunque. Malgrado la recente maternità è già sul peso forma di 45 kg e, se proprio di problema si vuol parlare, si può dire che riguarda semplicemente l’adattamento muscolo-tendineo allo sforzo. Che è normale anche per un’atleta dalla cilindrata eccezionale come la sua, che si è sempre tenuta in attività ma certamente non finalizzandola all’agonismo al massimo livello. In fin dei conti non pensava certamente di tornare in pista e, se ha deciso di farlo, è per la consapevolezza di poter recitare ancora una parte di rilievo e non solo per le pressioni di chi voleva che lei, piemontese, tornasse in gara per le Olimpiadi che si effettuano nella sua regione.

 Altrettanto bene Gabriella Paruzzi (nella foto), straordinaria nello skating che le ragazze hanno effettuato per la prima volta sul nastro trasportatore. Il protocollo studiato dal dott. Giulio Rossi e dai suoi collaboratori ha dato infatti i risultati sperati, ed è stato attuato con gli atleti del Comitato Alpi Centrali e con i nazionali del biathlon. Proprio la squadra probabile olimpica femminile è stata la prima a sottoporvisi. Gabriella si è confermata in linea con la solita preparazione, ha guadagnato quattro battiti di frequenza massima e anche il massimo consumo di ossigeno si è confermato all’altezza. Il “motore c’è; e l’anno in più, a quanto pare, non fa sentire il suo peso sulle possibilità di prestazioni. E come lei hanno evidenziato una condizione già ottima le compagne di squadra, per cui l’allenatore Gianfranco Pizio può tranquillamente programmare la stagione. E che la Valbusa stia bene lo ha ribadito la gara di skiroll (8 km in salita) da Levico Terme a Vetriolo: ha battuto di quasi due minuti e mezzo la collega della Forestale Viviana Druidi, attualmente la più forte delle specialiste.

Per quanto riguarda i maschi l’allenatore Giuseppe Chenetti ha optato per il test a tecnica classica per poter avere un raffronto immediato con i risultati dell’anno scorso traendone motivo di soddisfazione dal miglioramento generale. Da parte di Giorgio Di Centa, innanzitutto, poiché ha allungato di 2 minuti il precedente risultato di resistenza allo sforzo, portandolo a 29 minuti, immediatamente seguito da Valerio Checchi che affrontava questo test per la prima volta, e quindi da Pietro Piller Cottrer. Bene anche i giovani Thomas Moriggl e Roland Clara, che come Checchi sono saliti per la prima volta su questo nastro trasportatore. Il Gruppo Torino 2006, del quale facevano parte prima di essere inseriti nella squadra probabile olimpica, effettuava infatti tutt’altro tipo di test che si fa su strada, ha le stesse finalità ma non identiche modalità. Checchi, in coppia con Giovanni Gerbotto, nel raduno di Chiusa Pesio aveva vinto la gara di skiroll del 1° Trofeo “Campioni in Granda” seguito da: 2. Stella Andrea – Faggio Armando; 3. Schwienbacher Freddy – Canavese Gaudenzio; 4. Piller Cottrer Pietro – Gola Mattia; 5. Moriggl Thomas – Giordanetto Erik.

Per Giorgio Di Centa il beneficio dello SpiroTiger

 Quanto a Di Centa (nella foto) il salto di qualità, che si era evidenziato già durante la passata stagione agonistica e che ha ribadito anche in questa occasione, oltre all’allenamento e alla professionalità che lui e tutti gli altri compagni dimostrano nella preparazione, trova una spiegazione anche in quel “sistema di allenamento dei muscoli respiratori “che viene attuato attraverso l’utilizzo dello SpiroTiger, un apparecchio che gli ha risolto i problemi legati all’asma con i quali convive da sempre e che ne limitavano la potenzialità.

Ne aveva già parlato, in occasione dei test events di Pragelato, il 23 gennaio, con il giornalista Paolo Viberti al quale aveva dichiarato che, “con tale accorgimento riesco a ritardare quel senso di affanno che si prova sotto sforzo. Inoltre ho la sensazione di essere più allenato, ho risolto i miei problemi di catarro e mi sento più sicuro dei miei mezzi”. Sensazioni confermate dai risultati ottenuti ai Mondiali e in Coppa del Mondo, e che si riallacciano a quanto detto anche da un campione di tutt'altro sport, Gianluca Genoni, il quale ha stabilito il nuovo primato mondiale di apnea in assetto variabile regolamentato, con una immersione a -133 mt durata 3' 22". Nove mesi di lavoro durissimo per arrivare al record. "Non so se è un fatto psicologico, ma quest'anno ho usato un apparecchio nuovo che mi ha aiutato tanto come elasticità toracica e come sforzo minore durante la ventilazione. Questo apparecchio si chiama SpiroTiger. Lo hanno testato prima sugli asmatici e adesso su vari atleti del calcio e del triathlon. Non serve ad aumentare la capacità polmonare, però aumenta l'elasticità della cassa toracica: usandolo, riesci indubbiamente ad espanderla meglio, riesci a prendere più aria. Io ho notato un beneficio".

Come spiega l’azienda nel suo sito Internet, lo SpiroTiger permette un allenamento intenso e specifico, senza sovraccaricare il sistema cardiovascolare e l'apparato locomotore. L'apparecchio è composto da una manopola portatile munita di sacca per il riciclo di aria e da una valvola magnetica per prevenire l'effetto dell'iperventilazione. Inoltre una base elettronica sorveglia e registra ogni singolo allenamento. Questo sistema permette di allenare i muscoli respiratori ad intensità non raggiungibili o assolutamente vietate dal nostro medico. Inizialmente si riuscirà a usarlo solo per qualche minuto , mentre dopo qualche seduta gli effetti si faranno sentire: la durata aumenterà a 15 e dopo un esercizio regolare si raggiungeranno i 30 minuti continuati di allenamento. Le opinioni di chi si allena con lo SpiroTiger sono unanimi: già dopo poche settimane si riscontrano netti miglioramenti, nessun affanno ed un respiro profondo (nella foto la biathleta Michela Ponza).

Genoni è seguito dal prof. Andrea Vivian, noto preparatore di atleti professionisti di sport acquatici, nonché apneista e Vigile del Fuoco, che così spiega ciò che ha fatto l’apneista da lui seguito. “Genoni sta testando questo strumento per conto della ditta produttrice che lo immetterà sul mercato al termine delle prove sperimentali. Questo strumento si è rivelato molto utile e i risultati si sono visti da subito, durante gli allenamenti estivi di Gianluca in assetto costante." Di Centa è stato il primo fondista a beneficiare di questo apparecchio in quanto SpiroTiger è diventato fornitore ufficiale della Fisi.

Com’è e come funziona il test sul nastro trasportatore di Sondalo

 Quelli del Centro di medicina dello sport dell’ospedale di Sondalo sono test analoghi a ciò che si fa all’estero. Vengono effettuati sulla base del protocollo di Yvaskula modificato dal prof. Mognoni del settore Ricerche Avanzate del CNR di Milano. Il precedente “tappeto ruotante”, sul quale si correva con differenziazione nella progressione del carico per maschi e femmine, si muoveva per i primi ad una velocità da 7,5 a 8 km/h e per le seconde da 7 a 7,5. Avvio in piano e pendenze che aumentavano di 2 gradi ogni 3 minuti, in modo che ad ogni stadio, in corrispondenza del quale viene effettuato un prelievo capillare per la determinazione della cinetica del lattato, ne seguisse uno più intenso per carico di lavoro (nella foto Pietro Piller Cottrer).

L’attuale protocollo per il nastro trasportatore che ha le dimensioni di m. 4,5x5,5, prevede anch’esso stadi di 3 minuti per permettere la stabilità dei parametri cardiorespiratorio e del lattato, e una velocità di 10 km/h a passo alternato per i maschi e di 9,5 per le donne con la pendenza che aumenta di 1 grado ogni 3 minuti. Per quanto riguarda lo skating la velocità è rispettivamente di 12 e 11 km. Si parte dopo un riscaldamento di un quarto d’ora, e il test procede sino all’esaurimento dell’atleta. Ha dunque una durata che può variare fra 23 e 27 minuti ma che i più forti sono in grado di superare; ogni 3 minuti si procede al prelievo del sangue per la misurazione del lattato e contemporaneamente alla registrazione cardiaca. Nella tecnica classica per i primi due stadi si consente il passo spinta, poi si procede con il passo alternato. Il prelievo deve avvenire nell’arco di 10 secondi, con l’atleta che continua il suo passo appoggiando la mano su una sbarra per consentire all’infermiera di effettuare la puntura di un dito e raccogliere il minimo di sangue necessario alla misurazione del lattato.

Come funziona il meccanismo

 Si parte con un’andatura veloce, con l'uso di bastoncini appropriati, con un puntale che fa presa senza danneggiare il fondo di gomma, e si aumenta la pendenza finché l'atleta è in grado di reggere lo sforzo che viene misurato dagli strumenti cui è collegato: lo pneumotacografo, il boccaglio attraverso il quale respira e che raccoglie i flussi dell'espirazione, l’analizzatore dei gas, e le apparecchiature che registrano la progressione della frequenza cardiaca e dei parametri ventilatori, evidenziabili in un grafico dal quale si evince il lavoro aerobico, il raggiungimento della soglia anaerobica ventilatoria e il lavoro anaerobico lattacido. In pratica vengono tenuti sotto controllo e misurati la frequenza cardiaca, il consumo di ossigeno globale, la ventilazione polmonare e la produzione di anidride carbonica.

Alla fine del test si analizzano le determinazioni di acido lattico, costruendone la curva di accumulo. La soglia anaerobica metabolica è fissata convenzionalmente a 4 millimoli, consapevoli che tale misurazione va comunque individualizzata, per cui è importante conoscere gli atleti. Ed è proprio per questo che le squadre nazionali effettuano questi test da una ventina d'anni a Sondalo, a seguito di una convenzione stipulata con la FISI. Al centro di Sondalo fanno riferimento anche i Comitati delle Alpi Centrali e del Friuli, oltre che società sportive convenzionate e atleti privati che vogliono essere seguiti durante la loro preparazione.

A cosa sono finalizzati questi test


Obiettivo di questi test a inizio stagione è controllare che il consumo di ossigeno massimo (VO2 max), esprima valori buoni per le discipline di resistenza. Con l'allenamento mirato sui risultati del test di laboratorio, bisogna cercare di incrementare lo stesso VO2max, la frequenza ed il consumo di ossigeno di soglia anaerobica, per ritardare il più possibile l'innesco del meccanismo lattacido, con evidenti vantaggi nelle prove di lunga durata. In parole povere, il medico controlla lo stato fisiologico degli atleti e dà agli allenatori indicazioni che li mettano in condizione di programmare la preparazione e di intervenire con le opportune correzioni nei settori dove si registrano carenze o potenzialità di ulteriori miglioramenti. Di qui l'importanza del rapporto con gli allenatori e preparatori, che è sempre stato ottimo.

 Giorgio Brusadelli         
www.fondoitalia.it           

Aggiornato il 06-07-05.

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