Le interviste

Sfilano anche gli sponsor sulla passerella di Skipass

Intervista all'ing. Roberto Il Grande,   fondatore di Daliform s.r.l, l'azienda pordenonese che per prima ha creduto nello skiroll.

Skiroll in passerella a Modena, in occasione di Skipass, il salone degli sport della neve e del turismo invernale. Un’occasione per presentare gli atleti della nazionale, che sono stati tutti convocati dal CT Pierluigi Papa alla stampa specializzata, già presente per l’annuale conferenza stampa nella quale il presidente della Fisi, Gaetano Coppi, presenterà le squadre nazionali e i programmi della stagione agonistica 2003-2004. Su questa stessa falsariga si muoverà anche il CT dello skiroll, affiancato dagli sponsor, tecnici e non, il cui contributo è determinante per l’attività dell’associazione e della nazionale. Fra gli sponsor non tecnici c’è l’ing. Roberto Il Grande, amministratore della Daliform s.r.l., l'azienda pordenonese produttrice di elementi modulari in plastica riciclata per l’edilizia, entrata in scena nel mondo dello sci a rotelle nell’agosto 2002, in occasione dei Mondiali della Valle d’Aosta. Un intervento, il suo, che permise alla squadra di risolvere qualche problema di carattere economico. L'ing. Roberto Il Grande risiede a Sacile in provincia di Pordenone ed è stato, insieme all'altro ingegnere sacilese Carlo Dal Mas, l'inventore del sistema Iglu' e fondatore di Daliform s.r.l.. Prima di interessarsi allo skiroll, Daliform per alcuni anni ha sponsorizzato il forte triathleta romano Marco Salamon, più volte campione italiano nelle varie distanze della specialità.
La domanda che poniamo all’imprenditore in questo caso è d’obbligo:

Ma che interesse poteva avere la Daliform ad affiancare una specialità sportiva che svolge un’attività misconosciuta dai media e, quindi, dalla massa degli sportivi che non siano "addetti ai lavori"?
«Nessun interesse pratico. La pubblicità ce la facciamo con il nostro lavoro e i nostri prodotti, non  attraverso lo sport. Il contributo finanziario che ho dato è stato il modo più semplice e immediato di rispondere alla proposta dell'amico Roberto Tonussi, con il quale ho anche rapporti di collaborazione da una ventina d’anni. E‘ lui, tra l’altro, che ha realizzato nel 1997 il primo sito Internet della mia azienda. E’ da tanto che è coinvolto nel giro dello skiroll, più di 15 anni. Roberto è un appassionato che partecipa alle gare non per agonismo ma per il piacere di farlo, e per promuovere questa specialità ha dato vita al sito Internet skiroll.it, diventato il riferimento a livello internazionale per gli appassionati della disciplina. Così, quando mi ha chiesto se potevo dare una mano alla squadra nazionale impegnata a mondiali di Cervinia, non mi sono certo tirato indietro. Una specie di senso di solidarietà fra sportivi».

E’ dunque uno sportivo anche lei …..
«Per modo di dire, non certo sul piano agonistico. Una volta nuotavo e sciavo, ma giusto per divertirmi. Adesso, che ho 57 anni e qualche chilo di troppo, non ho più la possibilità di farlo, sono troppo preso dall’azienda e il poco tempo che mi resta cerco di passarlo in famiglia. Ho tre figli ed è giusto che mi occupi di loro. Quando proprio riesco, un giretto in bicicletta. Da Sacile a Pordenone, 13 km in mezzo alla campagna. Ne approfitto per andare a trovare i miei genitori, che sono anziani».

Trovandosi coinvolto nello skiroll, seppur indirettamente, che ne pensa di questa specialità?
«E’ stato Roberto Tonussi a farmi capire come funzionava. Qualcosa ne sapevo già, perché ho degli altri amici che praticavano lo skiroll, e poi in uno dei miei giri di lavoro in Norvegia mi sono imbattuto in un gruppo di ragazzotti che si allenavano sulla strada. Uno spettacolo!. Là c’è meno traffico e, probabilmente, anche più rispetto da parte degli automobilisti. Sicuramente non ci sono i rischi di qui. Che sia uno sport affascinante anche dal lato agonistico me ne sono reso conto in seguito, quando Roberto mi ha fatto vedere dei filmati dei Mondiali di Cervinia».

Cosa ha trovato di particolare nello skiroll?
«L’ambiente prima di tutto. Senti parlare di sport dove c’è di tutto, sport addirittura diseducativo, come a volte il calcio, dove si esprimono comportamenti che sono tutto fuorché sportivi. Qui, invece, velleità del genere non ce ne sono. Giovani entusiasti, che gareggiano a proprie spese, che si affrontano rispettando le regole e, quel che più conta, anche divertendosi. Quando ho saputo che la federazione non era in grado di aiutarli più di tanto, l'ho fatto io, e continuerò a farlo anche in futuro».

Anche per questo ha messo a disposizione premi per la Coppa del Mondo …..
«Mi sembrava giusto un riconoscimento per l’impegno che hanno profuso per prepararsi adeguatamente a questo impegno internazionale, dove hanno ottenuto risultati eccezionali. Il primo posto di Mateja Paulina nella categoria juniores lo sta a dimostrare. E altrettanto di valore sono il secondo posto di Simone Butti e il terzo di Alberto Pertile. Li consegnerò personalmente a Modena, quando premieremo gli altri atleti che hanno onorato la maglia della nazionale».

Ed è proprio uno dei suoi prodotti che spicca sul body da gara ….
«Sì, l’Iglù, con il quale si realizzano intercapedini per evitare la risalita dell’umidità dal terreno. I vespai, per dirla in parole povere. Invece di farli con muretti a tavelloni, con uno spazio vuoto o riempiti di ciottoli, si usano questi elementi modulari a forma di sgabello, prodotti con polipropilene riciclato, che creano un "vuoto sanitario" collegato all’esterno mediante bocche di areazione. Oltre che per evitare l’umidità che filtra dal terreno, servono per smaltire quei gas radioattivi emanati da particolari tipi di terreno. Qui da noi, nella zona di Pordenone, si trova in particolare il gas radon, che attraverso l’intercapedine formata dagli iglù accostati l’uno all’altro fino a fare una struttura continua, viene eliminato attraverso le bocche di areazione».

Una soluzione interessante, dunque …
«Direi piuttosto pratica e funzionale. Costa meno dei vespai tradizionali, rende di più ed è facile da montare. Tra l’altro con minor tempo. Ha avuto un grosso successo e anche imitazioni. Si è visto subito che era una soluzione appetibile. Solo la nostra azienda ne produce un milione e 500 mila metri quadrati all’anno. Con i vari tipi di Iglù, al quale si accosta l’U-boot beton, il nostro ultimo prodotto, diamo lavoro ad una decina di dipendenti, a 5 ditte esterne che confezionano il prodotto e a tre stampisti che producono stampi in continuazione».   

    

U-boot come i sommergibili dell’ultima guerra mondiale?
«Una denominazione appropriata, che deriva dalla caratteristica del prodotto, fatto anch’esso di plastica riciclata, che viene immerso come un sommergibile e inglobato nel calcestruzzo. Crea un vuoto all’interno delle solette; serve dunque per alleggerire strutture in cemento armato,al posto dei laterizi che si impiegano abitualmente.   E’ in commercio da un anno e con questo materiale sono state fatte anche due piazze, a Bolzano e a Merano, dove il traffico è incessante. Sono soggette a carichi notevoli e non è stata registrata nessuna disfunzione. E’ la soluzione ideale per aumentare le distanze fra i pilastri. Di solito fra un pilastro e l’altro c’è una luce di 4-5 metri; se la si aumentasse, non reggerebbe al carico. L’alleggerimento diventa dunque fondamentale. Così, inserendo l’U-boot, la soletta risulta assai meno pesante, e quindi si può aumentare la distanza fra un pilastro e l’altro. Una soluzione pratica e razionale, che ha destato molto interesse nel campo dell’edilizia».

 Giorgio Brusadelli         
www.fondoitalia.it           


Aggiornato il 21-10-03.

www.skiroll.it